Fulvio Scaglione: "Merkel e Macron sfidano Trump e la Nato con l'esercito europeo. E l'Italia sovranista che fa?"

Fulvio Scaglione: "Merkel e Macron sfidano Trump e la Nato con l'esercito europeo. E l'Italia sovranista che fa?"

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di Fulvio Scaglione* - Linkiesta


Non è che ci voglia poi molto a far arrabbiare Donald Trump. Per capirlo, se avessimo dimenticato i tweet feroci e le scenate alla Casa Bianca e in giro per il mondo, basterebbe rivedere l’esilarante video del re del Marocco abbioccato a Parigi durante il discorso di Emmannuel Macron e lo sguardo con cui Trump lo incenerisce. Questa volta, però, The Donald ha ottime ragioni per sbroccare, e qui provo a spiegare perché. Succede infatti che due leader europei che hanno spesso mostrato d’intendersela, ovvero Macron e Angela Merkel, a distanza di pochi giorni affrontino lo stesso, per gli americani spinosissimo, argomento: la costituzione di un vero esercito europeo.


Macron, per parlarne, aspetta di avere a Parigi una sequela infinita di leader di tutto il mondo. La Merkel, invece, lo fa intervenendo a una plenaria del Parlamento europeo. Voi avete così tanta fede nelle stelle da pensare che sia tutto un caso? Che quei due volponi tirino fuori l’argomento praticamente insieme e nelle due occasioni che potevano dare al tema il massimo risalto? Io no. Credo, invece, che qualche telefonata sull’asse Parigi-Berlino ci sia stata. Per preparare la volata verso le elezioni europee del maggio prossimo. E intanto fare a Trump, che è pur sempre quello dei dazi contro le importazioni di acciaio e alluminio dalla Germania e dalla Francia, quello che non vuole il gasdotto North Stream tra Russia e Germania, quello che fustiga gli europei perché non mettono abbastanza soldi nella Nato e tante altre belle cose, il massimo dispetto possibile. Vladimir Putin, infatti, quando ne ha sentito parlare ha subito detto: «Un’ottima idea!». E ha rimpianto di non avere i baffi per riderci sotto.


Il discorso dell’esercito europeo, in effetti, è davvero esplosivo. Avere un esercito Ue vorrebbe dire anche avere una politica estera Ue. E quindi giocare un ruolo nel mondo un po’ meno patetico di quello attuale. Mica male. Però…


Prima difficoltà: chi ci sta? C’è un sacco di Paesi, nella Ue, che prendono i soldi a Bruxelles e gli ordini a Washington e che si metterebbero comunque di traverso. I tre Baltici, la Polonia e la Romania dov’è installato il sistema missilistico americano, la Repubblica Ceca, con ogni probabilità anche qualche nordico come la Finlandia. E l’Italia, naturalmente, che ha già detto “no” all’Initiative Europèenne d’Intervention lanciata dal solito Macron. Metteteci qualcuno dei piccolissimi che non contano nulla dal punto di vista militare e il rischio è di avere una “cosa” tutta o quasi franco-tedesca, quindi non europea.


 

Macron e Merkel, poi, quando parlano di esercito europeo, aggiungono sempre: europeo sì, ma complementare alla Nato. C’è da capirli, un po’ di prudenza non guasta. Ma “complementare alla Nato” resta un puro nonsense. Qualcuno ha l’impressione che la Nato scarseggi di uomini, mezzi e competenze e abbia bisogno di una mano? Macron dice che noi europei abbiamo bisogno di un esercito nostro perché i pericoli sono ormai ai confini (leggi: Russia), ma la Nato ha appena fatto la sua esercitazione più grande dal dopoguerra (Trident Junction 2018, nei mari della Norvegia e nei cieli di Finlandia e Islanda) proprio per mostrare che è pronta a proteggere i nostro confini (leggi: Russia).
 

Oppure pensiamo che il mondo abbia bisogno sia della Nato sia di un esercito europeo, forse per dare l’assalto alla galassia e neutralizzare la Morte Nera? E se le due armate complementari non si trovassero d’accordo (Andiamo qui o andiamo là? Sparo io o spari tu?) se la giocherebbero ai dadi?

Sono proprio queste osservazioni, però, a farci capire perché Trump trovi “insultante” la sola idea di un esercito europeo. Perché è chiaro a lui come a tutti, per primi Macron e Merkel, che di esercito europeo si può parlare solo all’interno di una prospettiva rigorosamente europeista sovranista. Ovvero, di una prospettiva che, tra mille cautele, comunque preveda in fondo alla strada l’uscita dalla Nato e, con quella, l’affrancamento dalla sudditanza nei confronti degli Usa.
 

Senza il ricatto della sicurezza (state buoni che siamo qui noi americani a proteggervi) a che ci servirebbero tutte ‘ste basi? Perché noi italiani dovremmo tenerci decine di bombe atomiche americane in casa? E forse anche una profonda revisione della struttura della Ue, che si è già sgravata del Regno Unito e potrebbe forse alleggerirsi ancora un po’, non senza profitto. Per questo Trump si arrabbia, per questo Putin ride sotto i baffi che non ha.
 

Per carità, difficile che ci si arrivi. Difficile persino che si apra un serio dibattito in proposito. Fuori da quella prospettiva, però, resta poco. Andare in pellegrinaggio a Washington, farsi dettare il verbo, partecipare alle guerre e alle missioni quando ce lo chiedono, scoprire di colpo che la Tap è strategica, fare il canale tra il porto di Livorno e la base di Camp Darby per far passare le munizioni, e così via. Come facciamo noi italiani e come fanno molti altri in Europa. Sovranisti con tutto e tutti, tranne con ciò che davvero conta.

*Pubblichiamo su gentile concessione dell'Autore 

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