Il governo del cedimento

Il governo del cedimento

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di Giorgio Cremaschi
 

Il governo si è incamminato verso il cedimento  completo  alla UE. Per questo la Borsa  sta festeggiando da giorni e la finanza che manovra sullo spread ha preso atto della svolta  e ha cominciato ad stringere la corda. 


Salvini e Di Maio sono e si sono incastrati sullo spread: dopo la sua discesa, a seguito della loro disponibilità a trattare con la UE, non potranno certo farlo risalire con frasi né tantomeno con comportamenti di rottura. D’altra parte anche la  Commissione UE ha tutto l’interesse all’accordo,  perché questo confermerebbe la sovranità  limitata  degli stati del sud Europa, ridarebbe forza a trattati feroci come il Fiscal Compact,  che in realtà nessuno stato sta rispettando e può rispettare. Ed inoltre consoliderebbe la sempre più chiara alleanza tra la nuova Europa dei governi reazionari di Kurtz e Orban e quella dei vecchi governi liberisti di Macron e Merkel. Salvini e Di Maio hanno preso una cantonata devastante quando si sono illusi che i partiti ed i governi che li hanno sostenuti quando chiudevano i porti, li avrebbero appoggiati anche sulle pensioni e sul reddito. Non hanno capito che i reazionari del nord ed est Europa odiano i migranti, così come disprezzano gli italiani e tutti i popoli meridionali fannulloni e spendaccioni. E neppure hanno capito che i fascisti del sud, come il partito neofranchista Vox che è appena entrato nel parlamento regionale dell’Andalusia in Spagna, sono tanto reazionari quanto europeisti. 


Salvini e Di Maio hanno subìto dai mercati, dal grande padronato, dalla UE, una pressione ben più leggera di quanto toccò alla Grecia di Tsipras nel 2014. Ma é bastato solo alludere alla stessa medicina somministrata allora dalla Troika, lo ha fatto anche Monti che ne possiede adeguate conoscenze,  ed i due fieri sovranisti si sono piegati come fuscelli. Dopo la tragedia greca la farsa italiana.  


Oramai la trattativa governo UE ha un solo vero scopo: permettere di salvare la faccia ai gialloverdi, almeno fino alle elezioni europee. 


Il deficit infatti sarà ridotto dal 2,4 al 2 o anche più in basso. Questo vuol dire che, rispetto alla sua stessa manovra,  il governo dovrà tagliare dai 7 ai 9 miliardi le misure che intende fare, o altre spese su altre voci. Complessivamente la manovra si configurerà come quella più liberista e austera dai tempi di Monti. Verrà stretto ancora il cappio che da più di venti anni strangola l'economia del paese, quello dell’attivo  primario di bilancio. Cioè lo Stato, alla fine di tutte le partite di giro, ancora una volta restituirà ai cittadini molto meno di quello che riscuoterà in tasse e contributi. Tria ha inoltre promesso 18 miliardi di privatizzazioni all’anno per abbassare il debito. Non c’è male per chi aveva commentato la  strage del Ponte Morandi riproponendo la necessità delle privatizzazioni. Ma con la disinvoltura che lo distingue è stato proprio Di Maio a propagandare la nuova grande privatizzazione. Aggiungendo che non riguarderà aziende, ma solo edifici e terreni. Se fosse vero, considerato che dopo averla regalata alla UE questa svendita di beni pubblici sarà sottoposta a obblighi brutali, saremmo alla più grande dismissione di suolo pubblico ai privati da cento anni in qua. Nel paese dei disastri idrogeologici questa sarebbe davvero una scelta criminale.


Il governo Salvini Di Maio era  partito come il contestatore delle regole UE e ne diventerà uno dei più ligi esecutori, privatizzazioni ed austerità  saranno la sua vera politica, il resto propaganda.    È vero dunque che la finanziaria che concorderanno Conte e Moscovici aggraverà la crisi economica, visto che l’Italia, assieme alla Germania e ad altri paesi di Europa, sta entrando in recessione. Gli industriali se ne sono accorti e, come hanno sempre fatto quando i guadagni calavano, dopo aver appoggiato il governo hanno iniziati a criticarlo. Con il solo scopo di rafforzare le posizioni liberiste di Salvini e di portarlo alla fine a guidare da solo  il paese. 


Ma cosa resterà allora della manovra del popolo festeggiata dal balcone, tra tagli, privatizzazioni, rinvii di spesa? Ben poco. Le due operazioni bandiera, il reddito di cittadinanza e l’abolizione della legge Fornero si sgonfieranno e si ridurranno a poche misure di facciata, dello stesso segno e dimensione degli 80 euro e delle varie  mance elettorali del governo Renzi. 


Il reddito di cittadinanza da tempo non è più tale, ma è diventato una social card come quella di Tremonti, che si aggiunge al reddito di inclusione del  governo Gentiloni.


Sì darà qualche soldo  in più, da spendere subito e bene col bancomat di stato,  ad una ristretta platea di poveri, ma soprattutto si finanzieranno con danaro pubblico le paghe di fame di chi lavora.  Se il padrone dà 400 euro al mese, lo stato contribuirà per arrivare a 780, ammesso che questa cifra finale resti. Quindi il reddito di cittadinanza diventerà  il mezzo per introdurre in Italia il sottolavoro finanziato  dallo stato, come ha fatto la famigerata legge HartzIV, che in Germania ha prodotto milioni di lavori sottopagati. Le aziende saranno incentivate ad assunzioni precarie con salari vergognosi, perché  lo stato ci metterà una parte della paga. Come ha preteso la lega alla fine il reddito di cittadinanza diventerà soprattutto un finanziamento alle imprese.


Per quanto riguarda la legge Fornero, Salvini e Di Maio dovranno sottoscrivere con la UE la rinuncia ad ogni sua reale abolizione. Era questa infatti la misura che più preoccupava i governi europei, tutti intenzionati ad innalzare l’età della pensione. Nessun governo farebbe invece vere obiezioni di fronte a prepensionamenti temporanei, perché questi avvengono in ogni paese.


Quindi il governo dovrà giurare alla UE che i 67 anni, a crescere, dell’eta della pensione per tutte e tutti non verranno toccati. Poi potrà contrattare, ovviamente coprendo i costi con altri tagli, per quanti si allargheranno le maglie della gabbia. Le ultime proposte cancellano definitivamente quota 100 come diritto valido per sempre e promettono il pensionamento anticipato, naturalmente con le penalizzazioni di legge, solo a chi avrà maturato il requisito negli ultimi due o tre anni. Per chi ci arriva dopo ciccia. Centomila prepensionamenti da spendere in campagna elettorale e poi chi s’è visto s’è visto. Questo è il tradimento più sfacciato delle promesse elettorali  di Salvini e Di Maio. 


Tuttavia nulla cambierà fino a che l’opposizione ufficiale al governo sarà rappresentata dai residui del centrosinistra e del centrodestra e fino a che Salvini riuscirà, grazie anche ai mass media, a distrarre l’opinione pubblica con la caccia ai migranti e con la libertà di sparare. Il governo del cambiamento  diventerà il governò del cedimento,  ma continuerà a servire i potenti e a  spadroneggiare coi più deboli,   fino a che avrà di fronte chi ha fatto le stesse politiche liberiste  e ora lo accusa di non farle altrettanto bene. 


Per questo bisogna costruire ed estendere una opposizione sociale e politica diversa, che lotti sia contro gli imbrogli e la resa di Salvini e Di Maio, sia contro l’austerità, le regole liberiste e i diktat della   UE. 


La Francia, in rivolta contro quel Macron che aveva votato quasi al settanta per cento, conferma che le glorie politiche oggi sono molto effimere e che le politiche di austerità divorano chi  le fa, ma anche chi finge di combatterle. 

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