In Etiopia arriva Feltman “il destabilizzatore”

In Etiopia arriva Feltman “il destabilizzatore”

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“L'Etiopia è minacciata dal caos a causa della politica sbagliata degli Stati Uniti e di un inviato che parla sprezzantemente.” Neamin Zeleke, intellettuale e politico etiopico

 

di Daniel Wedi Korbaria*

 

Premessa

Dopo la telefonata di felicitazioni di Papa Francesco a Joe Biden che si diceva impegnato a lavorare con il pontefice per “accogliere e integrare immigrati e rifugiati nelle nostre comunità[1] mi sono soffermato perplesso.

Da quando nel 2018 era stata firmata la pace tra Etiopia ed Eritrea gli sbarchi dal Corno d’Africa si erano visibilmente ridotti come indicano i dati del Ministero degli Interni[2]. Nel 2021 l’Eritrea, con 436 sbarchi, risulta all’ottavo posto in classifica. Invece nel 2017, prima dell’accordo di pace, gli sbarchi erano stati 6.953. Con queste premesse dunque, se le cose dovessero andare come dovrebbero andare, nel futuro prossimo ci saranno ancora meno “rifugiati eritrei” a fare quella maledetta traversata.

       Cosa intendeva dunque il neo-presidente eletto con “lavoreremo sull’immigrazione”?

       Voleva forse riaprire quel flusso dal Corno d’Africa?

       Mi sono risuonate in testa le parole del presidente Obama al Clinton Global Initiative: “Recentemente ho rinnovato le sanzioni su alcuni dei paesi più tirannici tra cui Corea del Nord ed Eritrea, abbiamo partnership con i gruppi che aiutano le donne e i bambini a scappare dalle mani dei loro aguzzini, stiamo aiutando altri paesi ad intensificare i loro sforzi e vediamo già dei risultati.[3]

Era il 2012 e da allora e fino al 2017 (anno finale del suo mandato) quel flusso ininterrotto ha fatto sbarcare in Italia 680.880 persone. (Fonte[4] Ministero dell'Interno e Ismu)

All’epoca il suo vice Biden sicuramente ne condivideva la metodologia.

Che voglia ripeterla?

Questo discorso merita di essere sviscerato raccontando la nuova situazione nel Corno d’Africa creatasi con l’arrivo di Joe Biden alla Casa Bianca.

 

La situazione nel Tigray

Nonostante le continue minacce di ribellione al Governo Federale etiopico, i dirigenti del Tplf hanno avuto l’opportunità di vivere in santa pace. Più volte il Primo Ministro Abiy Ahmed ha cercato un dialogo inviando nel Tigray numerosi mediatori anche religiosi.

Ma a nulla sono valsi tutti i suoi tentativi.

I Tplf volevano impedire a tutti i costi la pace tra Etiopia ed Eritrea ostacolandola con attentati, così come effettivamente hanno provato a fare prima della chiusura dei confini.

Il 3 novembre 2020, con l’idea di tornare al governo di Addis Abeba e far cadere Abiy, i Tplf hanno attaccato a tradimento il Semien Iz, il Commando Nord dell’esercito Federale, per neutralizzarlo e per impossessarsi delle sue armi. Nel Tigray c’era il 70% degli armamenti dell’Etiopia, compresi i razzi a lunga gittata che saranno usati per bombardare Asmara.

L’intenzione dei Tplf , una volta conquistata Addis Abeba, era quella di marciare fino ad Asmara per rovesciare il governo di Isaias Afewerki. Il tutto in una guerra lampo di soli dieci giorni.

Invece, come dimostrano i fatti, il Commando Nord si ricompose, anche grazie all’assistenza dell’Eritrea e poi città dopo città, villaggio dopo villaggio riuscì a far ritirare i Tplf e i loro miliziani confinandoli in una zona montagnosa ma comunque circondata.

In soli 17 giorni, come dichiarato dallo stesso Abiy, l’Esercito federale disintegrerà la forza bellica dei Tplf  (70 mila veterani e 250 mila miliziani di cui molti giovanissimi).

Quella proseguita per 6 mesi era la seconda fase, una vera e propria caccia ai responsabili dell’attacco alla Divisione Nord ancora latitanti che impegnò anche l’Esercito eritreo.

Il coinvolgimento dell’Esercito eritreo (fu lo stesso Abiy a dichiararlo in Parlamento) avvenne a seguito dei numerosi razzi lanciati dai Tplf su Asmara e, poiché l’Esercito federale non poteva garantire sicurezza, l’Eritrea dovette sconfinare per neutralizzare tutte le postazioni militari da cui i Tplf sparavano indisturbati.

Difatti, successivamente le bombe su Asmara smisero di cadere.

All’inizio della guerra nessun Paese occidentale, a cominciare dagli Usa di Trump o dalla stessa Unione Europea, condannò la risposta militare di Abiy volta a mantenere ordine e legge nel Tigray. Sembra, infatti, che avessero scommesso sulla vittoria del Tplf che avrebbe fatto cadere, assieme ad Abiy, anche l’indesiderato “dittatore eritreo”. Però appena si resero conto della sconfitta del Tplf e della crescita popolare di Abiy non solo in Etiopia ma anche in tutto il Corno d’Africa, sono iniziate le pressioni di Biden e di Blinken proseguite dall’Unione Europea e seguite a ruota dalle minacce di sanzioni e di blocco degli aiuti umanitari già precedentemente stanziati[5].

Ma perché dunque, in un attimo, si è passati dal messaggio dell’ex Segretario di Stato Mike Pompeo: “Condanniamo fermamente l'attacco del Fronte di liberazione popolare del Tigray contro l'Eritrea” a quello del suo successore Tony Blinken: “L’esercito dell’Eritrea deve uscire dal Tigray”.

Cosa si nasconde veramente dietro a questa differenza di vedute delle due amministrazioni Usa?

La sensazione di etiopici ed eritrei è che Biden, e di conseguenza l’UE, vogliano salvare a tutti i costi i resti del Tplf .

 

 

La demonizzazione di Abiy Ahmed

Quando la consapevolezza della vittoria di Abiy Ahmed si fece generale, si mise in moto la macchina demolitrice della propaganda atlantista contro il Primo Ministro etiopico.

Si scatenò una vera campagna di propaganda sui gravi abusi e violazioni dei diritti umani, sul genocidio su base etnica, sui crimini di guerra e contro l’umanità commessi dal suo esercito federale in collaborazione con le truppe dell’esercito eritreo.

A denunciare queste atrocità sono stati Amnesty International e Human Right Watch, due Ong dei diritti umani che non sono presenti in Etiopia ma che dalla loro sede di Nairobi stilano due report in cui raccontano di un massacro di 800 civili durante la festa di Nostra Signora di Sion nella città simbolo di Axum.[6] Le loro testimonianze sono basate su fonti anonime sentite per telefono. Ma a smentirle categoricamente sono le immagini di una troupe televisiva che, durante la celebrazione, aveva intervistato molti fedeli pellegrini. Un’altra gigantesca bufala costruita ad arte.

Gli analisti etiopici sono tutti concordi affinché si stabilisca la verità, ne andrà della credibilità di un Primo Ministro o delle Ong dei diritti umani. Se c’è stato un Gulag non si potrà nascondere per sempre, basterà scavare e si dovranno pur trovare i resti di 800 persone nei luoghi indicati dalle testimonianze anonime. Finora non si è trovato nemmeno un cellulare che abbia scattato una sola fotografia del presunto massacro.

Ad una settimana dalla pubblicazione del report Amnesty e Human Right Watch scrivono al neoeletto Ambasciatore USA alle Nazioni Unite[7] per esortarlo durante la presidenza americana del Consiglio di sicurezza a dare la priorità alla crisi nel Tigray: “Ciò invierebbe un messaggio più chiaro al Primo Ministro Abiy Ahmed che gli atroci crimini e le continue violazioni dei diritti umani e la continua insicurezza nel Tigray non saranno ignorati”.

Allora in Italia, qualsiasi giornale o telegiornale iniziò a parlare della guerra nel “Tigrè” invece del Tigray. (La parola “Tigrè” rappresenta un’etnia tra le nove dell’Eritrea e comprende anche la loro lingua. I Tigrè parlano il Tigrè e non c’entrano nulla con il Tigray, regione etiopica.)

E alla notizia data dai report sul massacro di Axum anche Avvenire dirà: “Noi lo riportavamo da mesi”.

Proprio quel Paolo Lambruschi che da oltre un decennio scrive articoli anti Eritrea e che quando nel 2017, ai tempi di “#Oromo Protest”, invitai con un twitt a sconfinare dall’Eritrea in Etiopia per raccontare la protesta degli Oromo e le violenze dei Tplf, allora ancora al potere, mi rispose “Asap” acronimo di As soon as possible. Sfortunatamente, però, trascorse un anno e mezzo e durante quelle proteste sempre più violente morirono migliaia di giovani Oromo senza che lui se ne curasse affatto.

Invece da quando è scoppiata la guerra, e i Tplf la stavano perdendo, Lambruschi e il quotidiano della CEI se ne occuperanno quotidianamente raccontando la guerra nel “Tigrè”. E, come se fossero presenti, citano anche loro fonti anonime, telefonate e interviste. Fino ad aprile 2021 hanno scritto ben 17 articoli, con titoli che dimostrano inequivocabilmente da che parte siano schierati: “La guerra non più oscurata del Nobel errato”.

Cito da quei pochi articoli apparsi sulle pagine di Avvenire che parlavano di Abiy prima della guerra ai Tplf: “Ebbene questo giovane premier si sta rivelando un vero e proprio statista e un grande riformatore. (…) Abiy è certamente una figura carismatica ed è visto come latore di speranza (…) L’Unione Africana ha estremo bisogno di nuovi leader del calibro di Abiy, capaci di fare sistema (…) Il Premier ha avviato importanti riforme che danno a molti cittadini speranza per una vita migliore ed un futuro più radioso”.

Allora che cosa è cambiato in meno di un anno nella redazione di Avvenire?

Addirittura il Corriere della Sera[8] va oltre e chiede che venga tolto il Premio Nobel al Primo Ministro Abiy Ahmed. E perché mai? Perché legittimamente sta riportando all’ordine una regione del suo Paese presa in ostaggio dai Tplf armati fino ai denti?

È quantomeno strano che il Corriere della Sera non abbia fatto la stessa richiesta per togliere il Premio Nobel per la Pace a Barack Obama che invece in sei anni ha bombardato ben sette Nazioni sovrane (Afghanistan, Yemen, Iraq, Pakistan, Somalia, Libya e Siria).

Cito il Corriere della Sera: “…il premier Abiy Ahmed ha perso la sua credibilità. Un giorno gli strapperanno il Nobel per la pace, così come un chirurgo di Macallè ha strappato il braccio destro in cancrena ad una ragazza diciottenne. Monna Lisa si chiama: un omaggio all’Italia di Leonardo, che fabbrica armi per il governo etiopico. Un soldato un giorno è entrato nella sua casa. Ha intimato al nonno della ragazza di fare sesso con lei. Il rifiuto, la resistenza, gli spari. Monna Lisa è rimasta con sette ferite e un braccio maciullato.”

Quello che il giornalista del Corriere della Sera non sapeva però, o che forse ha volutamente omesso di raccontare, è che la povera Monna Lisa fosse una miliziana del Tplf , ferita durante i combattimenti contro l’Esercito federale. A rivelarlo è stato suo padre, intervistato da una televisione  locale.

Così nei media mainstream italiani “La promessa dell’Africa” o “Il giovane Mandela” è diventato simile per efferatezza a Pol Pot e, prevedibilmente, questa campagna di demonizzazione del Primo Ministro etiopico sarà funzionale a convincere l’opinione pubblica al grido di: “Poveretti scappano dall’aguzzino! Dobbiamo accoglierli!”

Così anche i giovani etiopici diventeranno profughi “prima facie” da accogliere nelle strutture della Caritas o di Auxilium già sponsor di Avvenire.

 

La propaganda del morente Tplf

Fonti etiopiche dicono che i Tplf abbiano speso ben 40 milioni di dollari in un anno per fare lobbying e propaganda favorevole alla loro lotta. In Occidente si profila una regia dietro alla campagna #TigrayGenocide (Genocidio nel Tigray) in cui pare siano coinvolti sia i Digital Weyane tigrini, affiliati al Tplf, arrivati con documenti falsi in Usa, Canada, Norvegia, Germania e Italia attraverso il programma del Resettlemente di Unhcr e dei Corridoi umanitari della Comunità di Sant’Egidio che per legge dovevano essere riservati ai soli “rifugiati eritrei” come ben documentato da Fausto Biloslavo[9]. Oggi i falsi eritrei, che sventolano la bandiera dei Tplf ,stanno promuovendo numerose manifestazioni e flashmob urlando Tigray Genocide e Tigray Prevail, genocidio nel Tigray e Tigray prevarrà, quantomeno due contraddizioni in termini.

Sono convinti di star vincendo la guerra a sentire le urla e gli slogan amplificati dai loro media, come Tigray Media House (Tv satellitare da Washington) e altri canali televisivi e radiofonici in Europa e negli Stati Uniti, con la collaborazione di media internazionali come la BBC Tigrigna, Voice of America VOA, e diverse testate, blog, social media occidentali che si spacciano per “analisti esperti di geopolitica”, come Martin Plaut, Kjetil Tronvoll, Alex De Waal, William Davidson, Rene Lefort, Nenneth Roth, Micael Wrong, Mirjam Van Reisen, Cara Anna, Fulvio Beltrami, Massimo Alberizzi, Cornelia Toelgyes, Laetitia Bader e così via. Gli stessi etiopici li hanno soprannominati “Nech Weyane, Tplf bianchi”. Questi occidentali che continuano a scrivere raccontando la versione dei Tplf contro Abiy Ahmed risiedono a Londra, Roma e Milano ma anche a Nairobi in Kenya. Proprio il leader di questo Paese africano ha avuto il privilegio di essere stato il primo ad essere contattato telefonicamente da Biden[10]. Una coincidenza?

C’è da chiedersi anche se la stampa italiana e quella vaticana siano esenti dall’aver beneficiato dei 40 milioni messi in palio dal Tplf per la propaganda anti Abiy.

Ma chi più di tutti sta facendo lobbying è il Dottor Tedros Adhanom Gebreyesus, il Direttore di OMS (Organizzazione mondiale della Sanità) nonché l’ultimo pesce grosso dei Tplf ancora a piede libero che, oltre ad affrontare la pandemia planetaria Covid-19, sta tentando di salvare i suoi amici sopravvissuti. Non per niente lui era il Ministro della Salute e Ministro degli Affari Esteri del Tplf.

Secondo il Prof. Alemayehu G. Mariam[11], Tedros Adhanom Gebreyesus  ha incontrato Susan Rice[12] (famosa per esser stata amica del defunto leader Tplf Melles Zenawi e per i suoi buoni rapporti con i dirigenti del Tplf) per pianificare di far fallire le elezioni politiche etiopiche in programma per il prossimo 5 giugno.

Elezioni che vedono favorito Abiy Ahmed e a cui il Tplf si è rifiutato di partecipare promuovendo invece le elezioni nel Tigray nonostante la pandemia Covid-19. Elezioni che il Governo federale aveva dichiarato illegali e senza alcun valore. Stavolta sono i superstiti del Tplf a voler bloccare le elezioni di giugno.

Non vi sono dubbi circa la schiacciante vittoria di Abiy Ahmed e del Partito della Prosperità perché gli etiopici, senza distinzione di etnia e religione, amano Abiy Ahmed. Il suo consenso è riconosciuto anche fuori dai confini nazionali. Tutti sono convinti che sia capace di tenere unito un paese frammentato da 27 anni di politica del dividi et impera dei Tplf, che avevano ridisegnato le regioni su base etnica causando infiniti disordini ovunque.

Per impedire che Abiy vinca le elezioni del prossimo 5 giugno l’amministrazione Biden, a cominciare da Blinken, da Susan Rice e da diversi senatori democratici, sta minacciando sin da ora di non riconoscere il regolare svolgimento delle elezioni etiopiche e, allo stesso tempo, di non mandare osservatori per poterlo poi accusare di brogli elettorali. Nelle varie dichiarazioni che seguono, uno dopo l’altro consigliano addirittura di fermare le elezioni. Vogliono che Abiy si metta a tavolino per discutere alla pari con i latitanti.

Probabilmente l’avvio di un negoziato di pace servirebbe per far tirare una boccata di ossigeno al morente Tplf in modo che si possa riorganizzare militarmente.

La solita politica dei due pesi e due misure. Tutti gli etiopici con sdegno si ricordano la visita ad Addis Abeba del Presidente Obama nel luglio del 2015, due mesi prima delle elezioni vinte dal partito dei Tplf con il 100% dei seggi in parlamento. E, nonostante nel Paese ci fossero le rivolte degli Oromo, aveva definito più volte quelle elezioni “Governo democraticamente eletto[13] facendo storcere la bocca a 94 milioni su 100 milioni di etiopici.

Eppure la diaspora etiopica in America si era schierata a favore di Joe Biden e si era molto spesa per farlo eleggere, non solo votandolo ma anche facendo una massiccia campagna elettorale attraverso i media etiopici. Tutto ciò in risposta all’infelice uscita video[14] in cui Trump ad una settimana dalle elezioni aveva commentato la disputa tra Etiopia, Sudan ed Egitto sulla diga[15]Ethiopian Renaissance Dam. Trump riferendosi all’Egitto aveva detto: "L'ho detto e lo dico forte e chiaro, faranno saltare in aria quella diga. E devono fare qualcosa."

Questo commento, oltre alle reazioni dei politici etiopici, gli costerà il trasferimento di decine di migliaia di voti a Joe Biden. La risposta del Primo Ministro etiopico Abiy Ahmed non si fece attendere e dichiarava che l’Etiopia non avrebbe ceduto ad aggressioni di alcun tipo e, riferendosi a Trump, aveva aggiunto: “Queste sono minacce fuorvianti, improduttive e in palese violazioni del diritto internazionale e un affronto alla sovranità d’Etiopia”.

La diaspora Eritrea in America invece, sospettando che una vittoria di Biden volesse dire il ritorno di Susan Rice, scelse di non votarlo. L’Amministrazione Obama, infatti, inventando bugie mai dimostrate, aveva sanzionato per ben due volte l’Eritrea (2009/2011), sanzioni che dopo 9 anni era stato Trump a cancellare nel 2017/18.

E come da copione, Susan Rice is back! per la gioia degli ultimi Tplf.

 

Feltman “il destabilizzatore”

“Oggi annuncio che Jeffrey Feltman servirà come inviato speciale degli Stati Uniti per il Corno d'Africa. Questa nomina sottolinea l'impegno dell'Amministrazione a guidare uno sforzo diplomatico internazionale per affrontare le interconnesse crisi politiche, di sicurezza e umanitarie nel Corno d'Africa.”[16] A dichiararlo è il Segretario di Stato Tony Blinken.

Per Foreign Policy[17] l’Inviato Speciale per il Corno d’Africa Feltman sarebbe “il principale responsabile della risoluzione dei problemi diplomatici del presidente degli Stati Uniti Joe Biden per una regione devastata da conflitti e violenze sulla scia di una guerra civile in Etiopia (..) che minaccia di intensificarsi oltre i confini dell'Etiopia e di precipitare in una crisi regionale su vasta scala.”

Chi è Jeffrey Feltman?

In Etiopia l’hanno subito soprannominato in amarico “Ceb Bacciari, colui che accende la miccia”, ossia il destabilizzatore. Un altro nomignolo è “Tplf-man” , l'uomo dei Tplf, perché fa  rima con “Felt-man”.

Gli occidentali lo descrivono invece come un “troubleshooter”, risolutore di problemi. A me personalmente ricorda una sorta di Harvey Keitel del famoso personaggio tarantiniano che quando bussa alla porta e gli aprono dice: “Sono Wolf, risolvo problemi!

E già in Etiopia c’è chi dice: “Feltlman no welcome!

In diversi articoli in amarico l’Inviato Speciale viene descritto come “l’ultima carta giocata dal Segretario di Stato Blinken!”, altri ancora consigliano al Primo Ministro Abiy di non accoglierlo rifiutando il suo ingresso nel Paese anche per lanciare un messaggio a tutta l’Africa: l’Etiopia che dice no agli Usa! Altri più moderati dicono invece “di accoglierlo ma da un vice Primo Ministro, rispettando il protocollo”.

Altri ancora ricordano che nel 2012, Jeffrey Feltman e Susan Rice furono tra i partecipanti al funerale di Melles Zenawi nella piazza della Croce ed entrambi salirono sul palco per testimoniare il dolore per la grave perdita, con discorsi di elogio al defunto definendolo “un vero amico”.   In un suo post su Facebook del 27 aprile 2021 il giornalista etiopico Dejene Assefa scrive come il diplomatico americano avesse destabilizzato il Libano sin dal suo insediamento come Ambasciatore degli Stati Uniti (dal luglio 2004 al gennaio 2008). Con il suo arrivo erano coincise nel 2004 le proteste dei libanesi che poi sfoceranno nella soprannominata Rivoluzione dei Cedri, a cui erano seguite le dimissioni di Rafiq Hariri, che tre mesi dopo verrà ucciso a Beirut a causa dell’esplosione di un auto al passaggio del convoglio dell’ex primo ministro libanese .[18]

Se una popolazione esasperata protesta[19] contro un Ambasciatore straniero che và via dopo 4 anni di missione bruciando pubblicamente persino le sue foto, le cose sono due o si tratta di una popolazione di pazzi invasati oppure, molto probabilmente, quell’Ambasciatore dovrebbe averne combinate di brutte. Alla fine del suo mandato, in un attentato alla periferia nord di Beirut un veicolo era esploso uccidendo tre persone e ferendone molte altre e per "motivi di sicurezza" era stato anche annullato il suo ricevimento di congedo.[20]

Recenti le minacce di Jeffrey Feltman a Abiy Ahmed: “L'Etiopia ha 110 milioni di abitanti, se le tensioni nel Paese si traducessero in un diffuso conflitto civile che va oltre il Tigray, la Siria al confronto sembrerà un gioco da ragazzi".[21]

Veder ridurre l’Etiopia addirittura peggio della Siria, significa che Abiy Ahmed verrà considerato come Al Assad e dunque meritevole di un “regime change” a qualsiasi prezzo.

Essendo a conoscenza dei diversi tentativi di attentati, per fortuna falliti da parte del Tplf, tanti cittadini e analisti etiopici stanno consigliando il Primo Ministro di prestare più attenzione alla sua incolumità personale.

Il piano di Feltman sembra fin troppo chiaro, vuole mettere sullo stesso piatto: la situazione instabile in Etiopia e il conflitto nel Tigray; le crescenti tensioni al confine tra Etiopia e Sudan (che proprio all’indomani dello scoppio della guerra ha sconfinato in Etiopia per una disputa sui territori di confine contesi da secoli).

 

Risposta etiopica a Feltman

Il primo maggio, il Consiglio dei ministri guidato da Abiy Ahmed ha approvato la proposta di classificare il “Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf)” e “Shene”[22] come due organizzazioni terroristiche.[23]

Nella proposta si legge: "Ai sensi degli articoli 18 e 19 della Proclamazione No1176 /2020 sulla Prevenzione e la Repressione dei crimini di terrorismo, è stata approvata una proposta per designare i gruppi TPLF e Shene, che stanno operando come terroristi e i loro dirigenti che stanno conducendo attività distruttive nel Paese: “Le attività dei due gruppi rispettano pienamente la definizione di terrorismo ai sensi dell'articolo 3 della Proclamazione n. 1176/2020 sulla Prevenzione e Repressione dei crimini di terrorismo”. [24]

Come un boomerang dunque la stessa legge sul terrorismo, promulgata dai Tplf quando era al potere per perseguitare i suoi oppositori e recentemente riformata, a breve verrà invece utilizzata contro di loro dal Parlamento etiopico chiamato a votare la proposta. Designando le organizzazioni come “terroristiche” sarà molto più pratico controllare e prevenire gli atti di terrorismo. Ciò significa che d’ora in avanti chiunque partecipi come membro Tplf o ne sia un suo sostenitore verrà incriminato per terrorismo in Etiopia e nei paesi con i quali l’Etiopia ha degli accordi bilaterali anti terrorismo, gli Usa in primis. A suo tempo per gli Usa l’Etiopia aveva mandato il suo esercito a morire in Somalia per combattere i terroristi di Al Shaabab. Questa sarà l’occasione per gli Usa di contraccambiare il favore aiutando l’Etiopia a dare la caccia ai Tplf.

A sentire i pareri di molti etiopici questa decisione del Governo federale di designare i Tplf come gruppo terroristico si sarebbe dovuta fare molto prima.

I Tplf  sono arrivati a tagliare le teste ai loro leaders deceduti in guerra per non far scoprire che fossero morti e per continuare la propaganda della loro imminente vittoria ne hanno seppellito solo i corpi. A dare conferma di questa enorme atrocità è stata la televisione etiopica che ha annunciato di aver identificato i corpi senza testa di ben due donne tra cui quello di Fetlework Gebregziabher, conosciuta con il nome di battaglia di Monjorino, ex Ministro del Commercio e dell’Industria e Vice Presidente del Tplf. Mentre ancora non si sa di chi siano quegli altri corpi maschili anche se ci sarebbero forti sospetti che fra loro ci sia Debretsion Gebremichael, il Presidente del Tplf e della regione del Tigray.

 

A questo punto dopo la mossa del Cavallo aspettiamo di vedere con quale pezzo della scacchiera contrattaccheranno gli Usa per aumentare la pressione sul Governo etiopico e cercare di salvare i loro amici Tplf. Intanto la mossa europea del Pedone è arrivata ieri sera poco prima di mezzanotte e ha annunciato la cancellazione della missione degli osservatori elettorali[25] in Etiopia, assecondando servilmente ogni decisione di Biden. “Gli africani non dovrebbero cercare l’approvazione occidentale ad ogni turno elettorale. Loro non cercano la nostra nelle loro elezioni, quindi perché dovremmo aver bisogno di loro per convalidare quelle dell'Africa? Gli Africani non sono né intellettualmente né moralmente inferiori!” è il commento laconico di Sophia Tesfamariam, Ambasciatore dello Stato di Eritrea alle NazioniUnite.

 

Conclusione

Ma perché, dunque, Biden vuole salvare il Tplf ad ogni costo?

Forse per una sorta di gratitudine ai suoi servi del passato che con la Refugee Proclamation del 2004 hanno costruito a ridosso del confine etio-eritreo diversi campi d’accoglienza per i “rifugiati eritrei” da cui si gestiva tutto il traffico di esseri umani e le partenze via deserto e mare. (La maggior parte degli annegati nella tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 provenivano proprio dai campi del Tigray).

Parrebbe proprio che l’Amministrazione Biden, nei sui primi 100 giorni[26], abbia costruito le basi per creare un'altra ondata di immigrazione dal Corno d’Africa, stavolta di proporzioni bibliche, e che per questo sia disposta a destabilizzare il secondo paese più popoloso d’Africa: l’Etiopia.

Per farlo però deve coinvolgere in un nuovo conflitto allargato sia l’Egitto che il Sudan e di conseguenza inserire nel gioco anche Eritrea e Somalia, distruggendo anche l’accordo trilaterale di cooperazione firmato da Etiopia-Eritrea-Somalia[27], con il rischio che il fuoco potrebbe deflagrare anche nel mar Rosso lambendo il Medio Oriente e appiccando la miccia della terza guerra mondiale.

Che Dio ce ne scampi!

È bastata una nave incagliata nel canale di Suez per mettere in crisi il commercio internazionale, immaginiamoci quali effetti nefasti per tutti avrebbe una totale deflagrazione politica nel Corno d’Africa.

 

* Daniel Wedi Korbaria, scrittore eritreo, ha pubblicato numerosi articoli in italiano poi tradotti in diverse lingue. Ad aprile 2018 ha pubblicato il suo primo romanzo “Mother Eritrea”.

 

[1] Biden, a lifelong Catholic, receives congratulations from Pope Francis.

https://www.nytimes.com/live/2020/11/12/us/joe-biden-trump/biden-a-lifelong-catholic-receives-congratulations-from-pope-francis

VIDEO CBS Norah O’Donnell https://twitter.com/norahodonnell/status/1327039255047180290

[2] Sbarchi e accoglienza dei migranti: tutti i dati

https://www.interno.gov.it/it/stampa-e-comunicazione/dati-e-statistiche/sbarchi-e-accoglienza-dei-migranti-tutti-i-dati

[3]I recently renewed sanctions on some of the worst abusers, including North Korea and Eritrea.  We’re partnering with groups that help women and children escape from the grip of their abusers.  We’re helping other countries step up their own efforts.  And we’re seeing results.  More nations have passed and more are enforcing modern anti-trafficking laws.” Remarks by the President to the Clinton Global Initiative, September 25, 2012

https://www.whitehouse.gov/the-press-office/2012/09/25/remarks-president-clinton-global-initiative

[4] Gli sbarchi in Italia negli ultimi 10 anni

https://www.openpolis.it/numeri/gli-sbarchi-italia-negli-ultimi-10-anni/  

[5] L’UE sospende il sostegno finanziario all’Etiopia

https://sicurezzainternazionale.luiss.it/2021/01/15/lue-sospende-sostegno-finanziario-alletiopia/

[6] Axum: il massacro denunciato dalle Ong di Francesca Ronchin https://www.panorama.it/abbonati/Inchieste/massacro-axum

[7] Joint NGO Letter to H.E. Ms. Linda Thomas-Greenfield, Permanent Representative of the US to the UN in New York, on the crisis in Ethiopia - 10 Mar 2021

https://reliefweb.int/report/ethiopia/joint-ngo-letter-he-ms-linda-thomas-greenfield-permanent-representative-us-un-new

[8] Etiopia, 150 massacri per un Nobel: le vittime e l’orgoglio di Monna Lisa

Almeno duemila morti nei massacri in Tigray, una macchia indelebile sulla «fedina di pace» del premier. Uomini gettati in un burrone, la storia di una ragazza «leonardesca» che ha perso un braccio ma non la dignità di Michele Farina - 2 aprile 2021

https://www.corriere.it/esteri/21_aprile_02/massacro-nobel-abiy-ae82cf7c-93e8-11eb-a162-c78b02fef827.shtml

[9] L’imbroglio dei finti profughi eritrei

https://www.faustobiloslavo.eu/articolid.php?id=31581

[10] Readout of President Joseph R. Biden, Jr. Call with President Uhuru Kenyatta of Kenya

https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2021/02/25/readout-of-president-joseph-r-biden-jr-call-with-president-uhuru-kenyatta-of-kenya/  

[11] The Susan Rice-Tedros Adhanom Plot to Sabotage the June 2021 Ethiopian Election

http://almariam.com/2021/04/18/the-susan-rice-tedros-adhanom-plot-to-sabotage-the-june-2021-ethiopian-election/?fbclid=IwAR0-Aik-HGwWRGIYTWjOkxSWmRJjEDIvhlo-Zj6Tn5yowrrFgNenL4X0Axc

[12] Consigliere per la politica interna del Presidente Joe Biden e Consigliere per la sicurezza nazionale dell'ex Presidente Barack Obama

[13] Obama, in Ethiopia, Calls Its Government ‘Democratically Elected’

https://www.nytimes.com/2015/07/28/world/africa/obama-calls-ethiopian-government-democratically-elected.html

[14] #BREAKING?! Donald Trump`s Shocking Remarks About Grand Ethiopian Renaissance Dam

https://www.youtube.com/watch?v=XSxvCd7af-c&t=37s

[15] Trump comment on 'blowing up' Nile Dam angers Ethiopia - 24 October 2020 https://www.bbc.com/news/world-africa-54674313

Ethiopia denounces Trump remark that Egypt could 'blow up' Nile dam

https://www.nbcnews.com/news/world/ethiopia-denounces-trump-remark-egypt-could-blow-nile-dam-n1244631

[16] https://www.state.gov/special-envoy-for-the-horn-of-africa/

Special Envoy for the Horn of Africa - Press Statement

Antony J. Blinken, Secretary of State - April 23, 2021

[17] Biden Eyes Former Top U.N. Official for Horn of Africa Envoy

Washington wants a seasoned point person for the brewing crises in East Africa. https://foreignpolicy.com/2021/03/22/biden-africa-jeffrey-feltman-ethiopia-tigray-east-africa-gerd/

[18] L’assassinio di Rafiq Hariri, 10 anni fa

https://www.ilpost.it/2015/02/14/rafiq-hariri/

[19] Lebanese protesters denounce foreign interference outside US embassy in Beirut

Remarks made by US diplomat Jeffrey Feltman inspired cross-party condemnation

https://www.thenationalnews.com/world/mena/lebanese-protesters-denounce-foreign-interference-outside-us-embassy-in-beirut-1.941915

[20] Beirut, esplode autobomba - Tre libanesi morti e otto feriti - 15 gennaio 2008

https://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/esteri/libano-4/bomba-auto/bomba-auto.html

[21] U.S. Africa Envoy: Ethiopia Crisis Could Make Syria Look Like ‘Child’s Play’

“Ethiopia has 110 million people, If the tensions in Ethiopia would result in a widespread civil conflict that goes beyond Tigray, Syria will look like child’s play by comparison.” Jeffrey Feltman

https://foreignpolicy.com/2021/04/26/u-s-africa-envoy-ethiopia-crisis-tigray-jeffrey-feltman-biden-diplomacy-horn-of-africa/ 

[22] OLF, Fronte di Liberazione Oromo autonominatosi “Shene”

[23] Ethiopia to designate TPLF, OLF-Shene as ‘terror’ groups - 1 May 2021

https://www.aljazeera.com/news/2021/5/1/ethiopia-to-designate-tplf-olf-shene-as-terror-groups

[24] Council of Ministers approves resolution designating TPLF and Shene as terrorist organizations

https://www.fanabc.com/english/council-of-ministers-approves-resolution-designating-tplf-and-shene-as-terrorist-organizations/ 

[25] Ethiopia: Statement by the High Representative Josep Borrell on the cancellation of the Election Observation Mission - Brussels, 03/05/2021

https://eeas.europa.eu/headquarters/headquarters-homepage/97691/ethiopia-statement-high-representative-josep-borrell-cancellation-election-observation-mission_en

[26] La carta completa de Michael Moore a Joe Biden

https://www.telam.com.ar/notas/202011/535694-carta-michael-moore-a-joe-biden.html

[27] Ethiopia, Eritrea, Somalia pact boost for regional peace, devt: EU

https://www.africanews.com/2018/09/06/ethiopia-eritrea-somalia-pact-boost-for-regional-peace-devt-eu/ 

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