La "tintarella con mascherina" non è hate speech?

La "tintarella con mascherina" non è hate speech?

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Dopo l'attenzione che Zygmunt Bauman ha diretto alle dinamiche social - oggi più che mai strumento di compensazione costrittiva all'impossibilità di avere rapporti sociali di presenza – il fenomeno dell’hate speech è stato sempre più studiato dalla sociologia contemporanea.

Si tratta di comunicazioni con elementi verbali e non verbali mirati a esprimere, suscitare, scatenare e diffondere odio e intolleranza. In generale, queste esternazioni vengono censurate dai social e rappresentano l'esternazione di una condizione psichica di sofferenza, di rabbia, di depressione, di isolamento.

L'aggressività, non potendosi esprimere nell'ambito ristretto familiare, trova sempre più una modalità di "sfogo" sulla vetrina social. Ma possiamo utilizzare la stessa categoria semantica anche per le esternazioni che, nella loro assoluta inutilità, possono solo esacerbare gli animi?

Questi sono solo alcuni esempi più "comici" della confusione che regna sovrana, senza che la situazione sia eccellente...

La variante indiana del covid "ha un alto indice di contagiosità" e potrebbe "in qualche modo sfuggire al vaccino". Sono le parole del professor Andrea Crisanti, presenza fissa in ogni programma TV, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova, a Sky TG24.

Quindi, a cosa serve la massiccia campagna vaccinale, con vaccini non in grado di " proteggere" dalle nuove varianti ("casualmente" diffuse dopo le vaccinazioni), che non rendono i soggetti vaccinati non contagiosi né li proteggono (neppure per sei mesi) dal contrarre ugualmente la malattia?

E la vaccinazione, con tutte le problematiche di cui sopra, è, secondo il decreto, la principale conditio sine qua non per usufruire del diritto di condurre una vita pressoché "normale", ma sempre con mascherine e distanziamento.

E le mascherine in spiaggia?

"Non è diventata una moda".

Si lamenta Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università degli Studi di Milano, ai microfoni di 'Un giorno da pecora' su Rai Radio 1.

"E' un bel pasticcio, neppure l'anno scorso ha preso piede la moda della tintarella con un bel rettangolo bianco sul viso... Ma l'unica è lanciare la moda dell'abbronzatura che lasci il segno bianco della mascherina sul viso".

Altra chicca ci viene offerta su piatto d'argento direttamente dalle FAQ allestite da Palazzo Chigi.

 «l’uso dei servizi igienici posti all'interno dei bar e dei ristoranti non può essere consentito, salvo casi di assoluta necessità».

Queste dichiarazioni che vanno a esacerbare ulteriormente gli animi di una popolazione fino a troppo resiliente dinanzi i fallimenti parossistici della gestione Ue-Italia della pandemia, non andrebbero classificati come “hate speech” indiretto?

Agata Iacono

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Sociologa e antropologa

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