Lo scontro in Europa: comprendere la deriva prima che sia troppo tardi

Lo scontro in Europa: comprendere la deriva prima che sia troppo tardi

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di Roberto Gabriele

Stiamo assistendo nell'Europa dell'UE e della NATO a un’evoluzione rapida degli equilibri interni e delle azioni dei governi che ci fanno capire che, a partire dalla partecipazione alla guerra in Ucraina, la situazione cambierà rapidamente nel prossimo futuro.

Indichiamo intanto le tre questioni centrali che misurano il cambio di passo: gli effetti della guerra, il carattere repressivo dei governi europei e la crescita delle forze di destra e del nazionalismo ad Est del continente. 

Partiamo dalla guerra in Ucraina. Il fatto che i paesi dell'UE abbiano sposato con decisione le posizioni americane ne ha modificato sostanzialmente il ruolo nel contesto internazionale. Diventati vassalli ed esecutori delle direttive americane, i membri di una UE guidata da Bruxelles non hanno più una reale identità e autonomia progettuale. Tutto si decide all'interno di un atlantismo in cui sono gli Stati Uniti a dare le carte. L'europeismo diventa attività di normale amministrazione dentro questo schema.

Ma la questione non sta solo in questa perdita di identità.

La nuova situazione ha messo in moto anche un cambiamento all'interno dei paesi europei, un cambiamento sostanziale del clima politico. Le politiche di destra e repressive diventano il fulcro della risposta ai tanti movimenti che pure resistono alla normalizzazione. Al centro sono gli avvenimenti francesi. Prima i gilet gialli, poi gli scioperi sulle pensioni e infine la rivolta delle banlieu. Contro questi movimenti che hanno registrato una partecipazione e una determinazione eccezionali è stato mobilitato un esercito di poliziotti, fino a 45.000. La Francia si trova dunque di fatto militarizzata. E' vero che la questione di chi vincerà la partita è ancora in sospeso anche se Macron pensa di resistere ancora in queste condizioni. Si tratta, invece, con molta probabilità di una pausa prima di una ripresa dello scontro. Per ora la sconfitta politica comunque è solo di Macron, mentre i suoi oppositori hanno dimostrato una capacità di mobilitazione eccezionale anche se sono costretti per ora a valutare la forza d'urto dell'esercito messo in campo contro di loro prima di riprendere l'iniziativa.

La Francia non è però il solo paese in Europa a registrare mutamenti nei regimi che li governano. In Inghilterra si sta mettendo mano a una mutazione del sistema legislativo che regola i conflitti sindacali per impedire che avanzi l'ondata di scioperi e la stessa Italia, che già da anni subisce gli effetti della legislazione antisciopero, trova nuove basi nel governo Meloni per andare oltre, dall'intervento di Salvini contro i ferrovieri, ai decreti sui rave, alle iniziative contro il gruppo Ultima Generazione.
Anche sul terreno strettamente politico vanno avanti le persecuzioni contro chi mette in discussione le interpretazioni NATO sulla guerra e questo è stato particolarmente vero nella Repubblica Ceka e in Germania. Quindi l'Europa sta diventando un banco di prova per la nascita di una nuova realtà che non ruota più attorno al binomio  regole di Bruxelles più ‘democrazia occidentale', ma introduce un clima che va in tutt'altra direzione. Si tratta di una Europa incancrenita dagli effetti della guerra e dalle derive autoritarie.

Anche sulla guerra, nonostante l'ufficiale apparenza di unanimità, a livello strutturale si vanno evidenziando fenomeni che alla lunga avranno conseguenze rilevanti. Si tratta, in questo caso, essenzialmente del fatto che proprio nel corpo dell'Europa un gruppo di paesi, dalla Polonia ai Baltici, sul piano della strutturazione militare tendono a volgere ruoli che forzano lo scontro con la Russia e seppure l'indicazione viene da lontano, cioè dagli USA, questa scelta coinvolge le stesse popolazioni interessate il cui ruolo in prospettiva sarà di contrasto e contrappeso verso quei settori politici europei che non intendono seguire questa deriva. Sarà dunque anche questo un punto di crisi inaspettato dell'equilibrio atlantista attuale?

Sul terreno strettamente politico, infine, le elezioni europee saranno un test importante per capire quanto la destra in Europa è cresciuta e come si andranno ad orientare le scelte future. Francia, Spagna, Germania, Italia ecc. come modificheranno la configurazione di un'Europa finora dominata dall'alleanza tra popolari e socialisti?

La modifica della situazione oggettiva dovuta alla guerra in Ucraina, alle scelte repressive dei governi e al ruolo di punta antirusso di alcuni paesi dell'est pone problemi anche a tutti coloro che si sono sempre battuti contro la politica UE e la NATO nel senso che nel nuovo contesto bisogna aggiornare il dibattito sul che fare?

Alcuni settori sindacali europei e la Francia tutta hanno già dimostrato che per la coalizione atlantista non tutto è sotto controllo rispetto al destino dell'Europa e proprio le nuove contraddizioni ci indicano la strada per sbarrare la via a derive repressive e di guerra. In questo senso bisogna fare tesoro delle nuove tendenze allo scontro che escono dagli schemi tradizionali di cui la Francia è l'esempio. Un'Europa frantumata politicamente e in crisi d'identità può riservarci delle sorprese che bisogna saper cogliere.

Al primo punta della nostra agenda sul che fare? ci deve essere comunque la questione dell'uscita dalla guerra e questo obiettivo deve coinvolgere l'intera Europa. Purtroppo almemo nella prima parte della guerra si è sentito il peso di quella 'sinistra' che ha condannato la Russia e rafforzato l'ipotesi dell'aggressione come motivazione della guerra e questo ha dato la possibilità agli americani e alla NATO di coprire la natura delle loro scelte sull'Ucraina. Per questo il rafforzamento della campagna di demistificazione della propaganda atlantista sulla guerra è ancora all'ordine del giorno. Non è una questione ideologica, ma  di affermazione della verità dei fatti che non può che rafforzare il movimento contro la guerra.

In questi ultimi mesi l'imperialismo di 'sinistra' ha abbassato i toni e, data l'evidenza, parla solo di pace. Questo è un buon segno, ma ricordiamoci che la lotta per la pace si fa anche con la chiarezza, per questo bisogna insistere.

Le elezioni europee sono un banco di prova di come si andranno configurando gli equilibri politici nell'UE. Per questo il progetto di un movimento contro la guerra, in queste elezioni, può diventare un segnale importante. Partirà questo segnale e da dove?

Allo stesso tempo però  è necessario attrezzare molto meglio nel medio e lungo periodo le forze che si contrappongono alla deriva di destra in Europa, alla repressione (in Francia i flics stanno in agitazione per ottenere la licenza di uccidere), ai provvedimenti antisindacali. Perchè la lotta sarà dura. Finora all'orizzonte non si vedono grandi novità, ma la posta in gioco è alta e vale discuterne prima che la situazione si aggravi. Certo non basta la buona volontà e bisogna invece capire i singoli passaggi della situazione da cui possono scaturire le forze oggettive da utilizzare per far fronte agli avvenimenti che emergono in questa 'nuova' Europa.

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