Natalino Balasso: Agli attori. Volevate attenzione, ma "la stampa non vi ha c...to e ha preferito un cialtrone con la giacca arancione"

Natalino Balasso: Agli attori. Volevate attenzione, ma "la stampa non vi ha c...to e ha preferito un cialtrone con la giacca arancione"

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di Natalino Balasso*
 
Agli attori.

Avete fatto una manifestazione qualche giorno fa per richiedere attenzione da parte della società, per dire che esistete.
La stampa non vi ha cagato e ha preferito portare l’attenzione su un cialtrone con la giacca arancione, che se la gente sapesse quanto mette via con la sua pensione di generale, col cazzo che lo vedrebbe come Masaniello.

Dovete ammettere che per la società non esistete se non approdate a quell’isola felice della fama che fa esistere chiunque, anche senza talento, anche senza capacità, anche senza proprietà specifiche.

Ma non dovete dare sempre la colpa alla gente di questo.

Ricevo una lettera firmata da circa 500 allieve e allievi delle scuole d’arte drammatica, che vorrebbero far conoscere il fatto che la Rai commissiona la creazione di brani artistici, immagino recitati, ma anche pensati e strutturati da parte degli allievi, per una sua trasmissione, tutto lavoro da svolgere a titolo gratuito. Questi allievi dicono che se non si lavorasse anche in nero, non si riuscirebbe comunque a campare e in ogni caso, per smettere di essere allievi attori e diventare attori attori, dovrebbero fare 100 date all’anno da professionisti e si chiedono: ma come facciamo a fare le date da professionisti se persino la Rai non ci paga?

Allora la domanda che mi faccio e che faccio a tutto questo mondo che tanto si lamenta e niente propone di rivoluzionario: perché non c’è un cazzo di nessuno in queste associazioni di attori, tecnici, danzatori, doppiatori, cineamatori, macchinisti e affini, che proponga la DETASSAZIONE TOTALE per le giovani compagnie, per i primi 2 anni di attività, in modo che possano svolgere il loro lavoro semi-gratuito ma essere al contempo considerate professionali e magari riuscire a sopravvivere?
Mai come in questo periodo sento parlare di rivendicazioni sindacali degli attori, ma gli attori che possono permettersi rivendicazioni sindacali sono i privilegiati, quelli che lavorano ogni anno con gli stabili, che, anche senza talento, vedono avanzare i loro compensi come scatti di anzianità, ma ci dobbiamo parlare chiaro: non c’è lavoro per 500 futuri attori, sono troppi e i più bravi comunque non avranno la strada spianata nei teatri stabili, perché in qualunque meccanismo statale non serve avere talento, devi saper leccare bene il culo ai superiori.

Quindi molti di questi attori faranno altri lavori e molti finiranno nel teatro privato, dove la rivendicazione sindacale è opzionale per il semplice fatto che non ci può essere una classe attoriale unita laddove, per esempio, la prima attrice è la moglie del produttore o laddove il regista è il genero di un grande vecchio che è riuscito nel passato ad accedere ai contributi statali e vive con la rendita di una progettualità sterile. Per carità, il nepotismo c’è anche nelle strutture statali, ma questo acuisce il problema, non lo alleggerisce. E poi non sempre di nepotismo si tratta, un tempo gli artisti appartenevano a famiglie d’arte e il legame famigliare sopperisce spesso alle carenze dello Stato, ma il legame famigliare trasforma le compagnie in famiglie ed è difficile fare causa a tu fratello.
 
 

 

A me piacerebbe che qualunque attore potesse salire sul palco di un bar e recitare un monologo, ma non può farlo perché secondo una legge del codice fascista, un attore non può essere un’entità autonoma, deve dipendere da qualcuno, perciò, se lavora autonomamente, deve far finta di non essere un attore. Perciò io vi chiedo: perché NESSUNO ha mai chiesto che un attore possa autonomamente recitare dovunque senza che un padrone lo assuma?

Ma, vedete, troppe serate in nero avete fatto perché si creda alle vostre rivendicazioni sindacali, troppi talenti veri hanno partecipato ai talent televisivi perché la gente creda al vostro talento, troppi cialtroni sono osannati perché la gente creda alla vostra disciplina, fate discorsi troppo seri perché la gente creda alla vostra fantasia, troppi improvvisati stanno riempiendo i palchi perché la gente creda al vostro progetto artistico, troppi giornalisti scrivono senza vedere, senza sapere, senza immaginare, perché la gente creda al vostro impegno.

Le strutture teatrali pubbliche sono piene di incapaci che presidiano gli accessi, per timore di essere scalzati da chi saprebbe far bene il loro mestiere, quegli incapaci, sono difesi dai princìpi sindacali, che stabiliscono che non importa quanto sei capace, se arrivi prima alloggi meglio.

Perché quella manifestazione non è stata citata se non nelle pagine social degli stessi manifestanti? Semplice, perché se tu ti vesti da clown e chiedi attenzione, la stampa ti risponde che è normale che un clown si vesta da clown, è molto più interessante che si vesta da clown un generale in pensione.
Allora io vi dico che se davvero volete fare la rivoluzione, all’apertura delle stagioni dovete occupare TUTTI i teatri stabili e dire a QUEL pubblico che esistete, forse quel pubblico vi ascolterà, perché alla gente comune, del teatro, non gliene frega un cazzo.
 
Smettetela di raccontare le vostre storie alla televisione, ai giornali, alla gente che non ha mai visto un teatro e si permette di dire se costui o costei è o no un bravo attore, occupate tutti i teatri d’Italia. Non siate presi dalla paura che quegli stabili non vi facciano poi lavorare, se siete bravi lavorerete in qualche modo, e in ogni caso, quella paura, sarebbe solo la paura di non essere bravi.
 
Occupate i teatri anche solo per un giorno e non rispondete a quei ministri che fanno credere alla gente che il giorno del teatro si festeggi andando a teatro gratis, disertate il giorno del teatro, non date corda a chi fa credere alla gente che il teatro si può fare in televisione, mandate affanculo questa quotidiana merda senza talento e senza fantasia, tirate fuori il vostro coraggio e rivolgetevi al vostro pubblico, che è una minoranza, che ha passione, che saprebbe ascoltarvi se solo voi sapeste parlargli. Il vostro pubblico è come i carbonari, come i primi cristiani, si raduna là, nei teatri, è una piccolissima fetta della popolazione italiana, ma vi ascolterà.
 
 
 
 
*Fonte https://www.facebook.com/natalinobalasz/posts/4209249282426527
 
 
 

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