"Non potevamo permettere che la Siria diventasse una nuova Libia"

Intervista di Maurizio Vezzosi alla diplomatica russa Maria Chodinskaja-Golneahiva

6264
"Non potevamo permettere che la Siria diventasse una nuova Libia"

 

«Una parte della comunità curda è stata illusa dalle promesse degli Stati Uniti», le parole della diplomatica e arabista russa Maria Chodinskaja-Golenisheva intervistata dal giornalista Maurizio Vezzosi per Treccani, riassumono bene la situazione che si è venuta a creare in Siria. 

 

Sulla cosiddetta questione curda si è così espressa la diplomatica russa, che ha trascorso sette anni trascorsi alla rappresentanza permanente della Federazione Russa presso la sede ONU di Ginevra, mentre adesso si occupa delle questioni del Vicino Oriente a Mosca presso il ministero degli Affari esteri della Federazione Russa: «La questione curda è oggi molto complessa, così come lo è stata nel passato, e credo vada affrontata come quella delle altre minoranze che vivono in Siria. Una parte della comunità curda è stata illusa dalle promesse degli Stati Uniti: senza la piena integrazione della comunità curda nel processo politico in corso nel Paese è assai difficile risolvere la crisi siriana. In questo senso la Federazione Russa ha sempre sostenuto la necessità di far partecipare le rappresentanze curde alle discussioni che si sono svolte a Ginevra sotto l’egida delle Nazioni Unite. Non è un segreto che rispetto a questo le maggiori difficoltà siano state quelle prodotte dalla posizione della Turchia.

 

Credo che la problematica vada risolta con il dialogo tra la comunità curda e Damasco: un’opzione alternativa non esiste, ma capisco che non sia semplice. Damasco crede che una parte della comunità curda abbia ambizioni separatiste: una parte della comunità curda crede di essere stata l’unica a combattere contro l’Isis, e che Damasco non abbia fatto abbastanza in questo senso.

 

Penso sia necessario uscire da questa narrazione e insistere sul dialogo politico, soprattutto nella consapevolezza che presto o tardi il controllo sul territorio siriano verrà ripristinato nella sua interezza».

 

Altrettanto chiara è stata Maria Chodinskaja-Golenisheva quando ha spiegato i motivi che hanno spinto la Russia ad intervenire in Siria: «Nel 2015, quando è stata assunta la decisione di intervenire in Siria, sul campo si trovavano già alcune migliaia di jihadisti in armi arrivati dalla Federazione Russa e dalle altre repubbliche dell’ex Unione Sovietica: questo fatto costituiva e costituisce tuttora una minaccia reale e concreta alla sicurezza nazionale russa. È molto importante comprendere questo. Con le guerre del Caucaso, a partire dagli anni Novanta, il nostro Paese ha conosciuto a proprie spese le conseguenze del terrorismo con gli attacchi agli edifici residenziali, alla metropolitana di Mosca, al teatro della Dubrovka, alla scuola di Beslan ed altri. Per queste ragioni la nostra società non accetta alcuna forma di tolleranza o di debolezza nei confronti del terrorismo. Intervenire militarmente in Siria, dunque, ha avuto tra i suoi obiettivi quello di impedire alle migliaia di jihadisti provenienti dal mondo ex sovietico di nuocere alla Federazione Russa.

 

Oltre a questo, non potevamo permettere che la distruzione avvenuta in Libia ed in Iraq finisse per verificarsi anche in un Paese come la Siria: nel 2015, anno in cui l’intervento è stato deciso, erano già stati compiuti crimini mostruosi contro le minoranze etniche e religiose ? inclusi i cristiani ? e Damasco stava rischiando di cadere sotto il controllo delle milizie jihadiste. L’intervento militare della Federazione Russa ha avuto ? ed ha ? tra i suoi obiettivi il sostegno alle forze armate siriane e la difesa dell’integrità territoriale del Paese, non quello di intromettersi nella sua politica».

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

Potrebbe anche interessarti

Ucraina: avanti, verso l'impossibile pace di Giuseppe Masala Ucraina: avanti, verso l'impossibile pace

Ucraina: avanti, verso l'impossibile pace

Libia, la propaganda Ong a "Presa Diretta" di Michelangelo Severgnini Libia, la propaganda Ong a "Presa Diretta"

Libia, la propaganda Ong a "Presa Diretta"

Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo di Francesco Erspamer  Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo

Le pagliacciate che alimentano il neocapitalismo

La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici di Paolo Desogus La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici

La (cinica) ferocia degli atlantisti più fanatici

Nel “bunker” di Maduro di Geraldina Colotti Nel “bunker” di Maduro

Nel “bunker” di Maduro

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Come la Grecia di Michele Blanco Come la Grecia

Come la Grecia

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti