"Quarta dose". Israele, Pfizer e non solo: come stanno implodendo tutti i castelli di carta della propaganda ufficiale
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a cura di Marinella Correggia
Israele, Pfizer e la saga delle tante dosi ai tempi di Omicron (senza dimenticare il Cts, l’Oms, l’Ema...)
Il Ceo della multinazionale, Albert Bourla, ha dichiarato pochi giorni fa ( (1)): «Due dosi del vaccino offrono tutt’al più una protezione molto limitata. Tre dosi una protezione ragionevole contro ospedalizzazione e morte. Meno contro l’infezione» e dunque «lavoriamo a una nuova versione che sarà pronta a marzo». Sottolineando che ci sono due certezze: «Una prima è che il virus non andrà via e presumiamo che resti per un decennio. Sarà endemico ovunque, ha e avrà la capacità di creare varianti quindi vivrà, in un modo o nell'altro, insieme al genere umano per gli anni a venire. La seconda certezza che abbiamo è che la protezione immunitaria con le varianti che conosciamo e ora pare anche con Omicron, è di durata breve, sia con il vaccino che con l’infezione naturale: pochi mesi, sempre meno».
E nel paese apripista della vaccinazione con il prodotto di Pfizer, le misure sanitarie anti-Covid conoscono repentine evoluzioni. Ecco qua.
21 dicembre 2021: Israele propone una quarta dose di vaccino anti-Covid per gruppi ritenuti a rischio (2). La decisione è spiegata con la diffusione della variante Omicron. e sulla base del fatto che l’immunità legata alla terza dose decade velocemente, come è stato il caso per la seconda. Si noti che il lasso di tempo fissato in Israele fra la seconda dose e la terza è di soli tre mesi. Il premier Naftali Bennett dichiara: «Il mondo ci seguirà».
23 dicembre: lo Stato ebraico annuncia invece che ritarderà la somministrazione della quarta dose (3): dati provenienti dal Regno unito suggeriscono che le persone colpite da Omicron hanno bisogno dell’ospedale in misura dal 50 al 70% inferiore rispetto a quelle colpite da Delta; per Eran Segal, il biologo dell’istituto Weizmann, Omicron potrebbe aumentare il livello di immunità e aiutare a eradicare Delta e altre varianti. E poi era stata criticata da diversi esperti l’assenza di studi solidi per giustificare la quarta dose.«Il fatto che siamo stati i primi a somministrare un terzo vaccino non significa che un quarto sia necessario senza fondamento scientifico» ha detto Dror Mevorah del centro medico dell’Università Hadassah. Non è mancato chi anche in Israele ha sottolineato il pericolo di affaticare, con troppe inoculazioni, il sistema immunitario rendendolo inadatto a lottare contro il coronavirus. In Italia lo ha fatto notare l’immunologo Abrignani, membro del Cts governativo che alla domanda se sia pensabile continuare con le dosi ogni pochi mesi ha risposto: «Non abbiamo mai vaccinato tutta la popolazione mentre imperversava una pandemia di queste dimensioni, in questo caso abbiamo già fatto una scelta anticipando la terza dose a 4-5 mesi, ma penso che non sia una buona idea abbreviare troppo e vaccinare ogni tre mesi. (…) Se si vaccina ogni due-tre mesi per stimolare continuamente la risposta “effettrice”, dopo un po’ potrebbe ottenersi l’effetto contrario. Il sistema immunitario si potrebbe “anergizzare” (anergia è l’incapacità di un organismo di reagire a infezioni o al contatto di una sostanza inoculata e dotata di potere antigene, ndr). Si rischia l’effetto paradossale di “paralizzare” la risposta immunitaria» (4).
29 dicembre: le autorità sanitarie decidono per il secondo richiamo (quarta dose) per le persone con sistema immunitario indebolito, come i pazienti oncologici e i trapiantati (5).
31 dicembre: alla lista dei destinatari della quarta dose vengono aggiunti i pazienti nelle Rsa, considerata la loro elevata esposizione e vulnerabilità alle infezioni (6).
2 gennaio 2022: si autorizza la quarta dose per i sanitari, i vulnerabili e gli over 60 vaccinati con la terza dose da almeno quattro mesi (7). Una scelta criticata come «poco scientifica» per esempio dal professor Cyrille Cohen, direttore del laboratorio di immunoterapia dell’università Bar Ilan, per il quale «mancano dati sulla necessità, sulla sicurezza e sull’efficacia della quarta dose» (8). Il professore aggiunge anche che in quei giorni ci sono più ricoveri per influenza che per Covid...
3 gennaio: grande afflusso ai centri vaccinali (9)…
9 gennaio: in piena ondata Omicron, che però non si traduce in decessi, Israele sembra cambiare rotta sul fronte del coronavirus (10). Malgrado un numero record di positivi ai test, decide di riaprire le frontiere abbandonando la lista rossa (11), allenta la misura della quarantena e il tracciamento dei casi. Il governo si rende conto che fermare la propagazione del virus non è più possibile e, come spiega la giornalista Agnès Vahramian, si constata che la Omicron è molto meno mortale di Delta, dunque il paese mira a sviluppare una sorta di immunità collettiva. Le due novità di fondo sono (12) appunto le caratteristiche di Omicron e poi l’accesso al Paxlovid, pillola
- sempre Pfizer - che permetterebbe di evitare i casi gravi nel 90% dei pazienti. Israele ha cominciato a riceverla il 30 dicembre. Utilizzato come trattamento precoce (entro i primi cinque giorni dall’infezione), il Paxlovid è disponibile semplicemente presentando un autotest positivo.
11 gennaio: Israele raggiunge un nuovo record di casi di positivi al Sars-CoV-2 (quasi 40.000 in un giorno), e 247 casi di malattia grave Covid-19, con due morti. La Omicron si somma alla Delta e all’influenza extra-Covid. Il ministro della cooperazione regionale Esawi Frej spiega che i positivi nelle prossime tre settimane potrebbero arrivare a 2-4 milioni, inutile nascondere la testa sotto la sabbia (13).
Israele sembra puntare alla circolazione di Omicron, della variante più contagiosa e meno virulenta del virus e alla protezione dei fragili sia con il nuovo farmaco che con la quarta dose mirata. Su una popolazione di 9,5 milioni di persone, 5,9 milioni hanno ricevuto la seconda dose, 4,3 milioni la terza e 367mila la quarta.
Ma non di richiami si può vivere: l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) sostiene (14) che contro l’emergere di nuove varianti non è utile continuare ad effettuare richiami con i vaccini già esistenti: «Una strategia di vaccinazione basata su richiami ripetuti dei vaccini attuali ha poche possibilità di essere appropriata o sostenibile». E dunque che fare? Per Marco Cavaleri, capo della strategia vaccinale dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) (15), l’ok ai vaccini adattati per fare fronte alla variante Omicron potrebbe arrivare in aprile-maggio ma le inoculazioni ripetute a breve tempo di distanza non rappresenterebbero una strategia sostenibile a lungo termine: «Non possiamo continuare con booster ogni 3-4 mesi. Non abbiamo ancora dati sulla quarta dose per poterci esprimere, ma ci preoccupa una strategia che prevede di andare avanti con le vaccinazioni a distanza di poco tempo».
E dunque che fare, ripetiamo? L’ex presidente della task force sui vaccini del Regno unito, il dottor. Clive Dix, afferma letteralmente che il virus Sars-CoV-2 dovrebbe essere trattato «come un virus endemico simile a quello dell’influenza» e «la vaccinazione di massa nel Regno unito dovrebbe essere conclusa»; «occorre gestire la malattia, non la circolazione del virus. L’obiettivo futuro è bloccare la progressione della malattia nei gruppi vulnerabili» (16).
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(1) https://twitter.com/TyCardon/status/1480640777281839106
(2) https://www.timesofisrael.com/health-ministry-panel-recommends-fourth-covid-shot-for-at-risk-groups/
(7) https://www.timesofisrael.com/liveblog-january-02-2022/
(15) https://www.agi.it/cronaca/news/2022-01-11/ema-avverte-non-possiamo-continuare-con-booster-ogni-3-4-mesi-15197743/; https://www.youtube.com/watch?v=c_bdtDczwK0
(16) https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-la_vaccinazione_di_massa_deve_finire_e_il_covid_va_trattato_come_uninfluenza__clive_dix_ex_direttore_task_force_vaccini_regno_unito/39130_44719/