Sciopero generale del pubblico impiego del 9 dicembre. Intervista a Serena Sorrentino (Segretaria Generale della FP CGIL)

Sciopero generale del pubblico impiego del 9 dicembre. Intervista a Serena Sorrentino (Segretaria Generale della FP CGIL)

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a cura di Francesco Fustaneo
 
 
L'annuncio era nell'aria e alla fine è arrivato: le confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil hanno unitariamente indetto lo sciopero generale del Pubblico Impiego.

“Preso atto dell’esito del confronto tra Governo e le Confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, - si legge in una nota congiunta destinata alla stampa- in mancanza delle necessarie risorse per lavorare in sicurezza , per avviare una vasta programmazione occupazionale e di stabilizzazione del precariato e per il finanziamento dei rinnovi CCNL Sanità Pubblica, Funzioni Locali e Funzioni Centrali, le categorie Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl e Uil Pa proclamano lo sciopero nazionale di comparto per il giorno 09/12/2020 per l’intera giornata o turno di lavoro, con la garanzia dei servizi minimi essenziali previsti”.
 
Per capire a fondo le ragioni dello sciopero, abbiamo contattato Serena Sorrentino, Segretaria Generale della Funzione Pubblica Cgil.
 

Sorrentino, quali sono le motivazioni che si celano dietro questa rottura e che vi hanno dunque portati a indire lo sciopero generale?
 
La rottura è stata prodotta dall’assenza di qualsiasi confronto su assunzioni, contratti e sicurezza con la Ministra Dadone. Non solo la sua idea di confronto si limita ad un ascolto fugace in quelle rare occasioni in cui si è resa disponibile, tempi e modalità erano contingentati, azioni che tendono a disegnare interventi regolativi o normativi senza contrattazione né rinvii ad essa, come accaduto con lo smart working.

 
-Proprio la Ministra Dadone che lei cita, ha usato toni abbastanza forti per commentare la vostra scelta. “Sanità, scuola, comuni: proviamo a difendere il Paese in questa guerra non decisa dal Governo o da chi combatte ogni giorno. Eppure qualcuno pensa di bloccare l’Italia e mettere a rischio la già fragile tenuta sociale. Ciascuno si assumerà le proprie responsabilità.”: queste le parole usate sul proprio profilo Twitter.  Come Segretaria della Fp Cgil cosa si sente di risponderle?
 
Che la democrazia e le conquiste di libertà di espressione fuori e dentro i luoghi di lavoro vanno rispettate. La sua reazione al dissenso è stata scomposta, aggressiva, tutto fuorchè coerente nei toni con il ruolo istituzionale ma ha subito fatto marcia indietro; qualcuno le avrà fatto notare che era lei a fomentare la tensione. Dopo di che ognuno si assumerà le sue responsabilità: quale datore di lavoro arriva al rinnovo del CCNL senza mai aver avuto un confronto con i sindacati? Non ha mai convocate le federazioni di categoria per discutere della piattaforma per il rinnovo del contratto che le è stata inviata a febbraio di quest’anno e sulla sicurezza Covid, dopo il protocollo sistematicamente disapplicato dalle amministrazioni, non ci ha mai ascoltati né dato risposte che non fossero quelle di rivolgerci all’ispettorato.
Dopo di che, a parti invertite, anziché usare quei toni avrei convocato subito le Organizzazioni Sindacali per affrontare il merito delle richieste.
Assunzioni, Sicurezza e Contratto, non sono privilegi ma una necessità per cambiare in meglio le Pubbliche Amministrazioni.

 
 
- In questi mesi gli attacchi ai lavoratori pubblici e al settore pubblico in generale si sono intensificati: si è passati rapidamente dalle invettive nei media da parte di politici e opinionisti, alle proposte di decurtazione dello stipendio. Insomma nonostante sia stato proprio il settore pubblico a reggere il nostro Paese nella prima fase pandemica, si ritorna a fomentare lo scontro tra lavoratori anziché puntare il dito contro quelle categorie sociali ed economiche che realmente detengono i privilegi nel nostro Paese. Non crede?
 
Bisogna far pace con il Lavoro tutto, Pubblico e Privato! Hanno nature giuridiche diverse ma entrambe le dimensioni del lavoro meritano riconoscimento professionale ed economico. Svalutare il lavoro pubblico è parte di quel processo che ha legittimato le esternalizzazioni e il disinvestimento nel settore pubblico: dal precariato agli appalti. Chiediamo la riforma del sistema di classificazione professionale: rivedere i profili, gli inquadramenti e le carriere, non possiamo affrontare l’innovazione e la digitalizzazione dei servizi pubblici con la strumentazione che risale in termini di manutenzione agli inizi degli anni 2000.
Oltretutto “statale” è un termine che viene usato male: in senso dispregiativo e per ricomprendere tutto il lavoro pubblico. Culturalmente segna un arretramento pesantissimo. I pubblici lavoratori hanno tante professionalità e settori di appartenenza: enti locali, sanità, scuola, sicurezza, soccorso e anche le amministrazioni centrali. Connotare la funzione di chi lavora nello Stato e per lo Stato come dispregiativa vuol dire svuotare di senso istituzionale oltre che di strategicità le amministrazioni centrali, dalla giustizia agli interni, ai beni culturali, alle agenzie, agli enti previdenziali e via di seguito.
Anche il Presidente Conte parla dei privilegi degli impiegati pubblici, che comunque svolgono una funzione per la quale hanno superato un concorso, quasi come ad assimilare l’esercizio di una funzione amministrativa con una misura assistenziale. Parliamo del personale di tutte le pubbliche amministrazioni e che lo riducano a questo clichè è disarmante per la cultura che sottende questo approccio politico al lavoro pubblico.

 

- Un'ultima domanda: in relazione al nove dicembre che aspettative reali di adesione avete?
 
Siamo sottoposti alla 146/90 la legge che regola lo sciopero nei servizi essenziali. Forse non tutti sanno e tra questi la Ministra, viste le sue dichiarazioni, che la legge tutela la necessaria continuità assistenziale, quindi non tutti possono scioperare e ai contingenti minimi esclusi dalla legge si sommeranno anche quelli che sono impegnati nell’emergenza covid per cui la percentuale degli abilitati ad esercitare il diritto di sciopero si riduce. Il nostro obiettivo non è bloccare i servizi ma esprimere il nostro dissenso.
 
 
 

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