Tra sovranità e subordinazione: la lotta anticolonialista del Venezuela e l'eredità coloniale dell'Argentina di Milei
Il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela rivendica la lotta di resistenza dei nostri popoli nativi di fronte al colonialismo e all'imperialismo, iniziata in queste terre il 12 ottobre 1492, giorno dell'invasione spagnola del continente americano.
Il governo venezuelano ha quindi iniziato questo sabato la commemorazione della Giornata della Resistenza Indigena con l'innalzamento della bandiera dal Pantheon Nazionale.
Questa commemorazione, che si celebra ogni 12 ottobre, è iniziata nel 2002 sotto il mandato del presidente Hugo Chávez e mira a sottolineare e onorare la lotta dei popoli indigeni.
In tutto il Paese, in questa data si svolgono diverse attività culturali, educative e ricreative, con l'obiettivo di promuovere il rispetto per i popoli indigeni e di apprezzare le sfide contemporanee che devono affrontare.
A questo proposito, il presidente venezuelano, Nicolás Maduro, ha inviato un messaggio per sottolineare il coraggio dei popoli indigeni in questa data, che quest'anno commemora 532 anni di resistenza.
“La Rivoluzione venezuelana è nata per tenere conto dei popoli nativi, per metterli in prima linea nel protagonismo sociale, culturale e politico, rivendicando le loro lotte storiche. Con la loro forza, energia e spiritualità andiamo avanti, difendendo questa terra sacra”, si legge in un testo diffuso dal governo bolivariano.
Allo stesso modo, attraverso un comunicato ufficiale, il ministro degli Esteri, Yván Gil, ha sottolineato che il Venezuela, “fedele alla sua tradizione antimperialista e anticolonialista”, riconosce in questo giorno il “coraggio” dei popoli nativi che, “nonostante abbiano affrontato la più feroce aggressione conosciuta dall'umanità, ci hanno lasciato in eredità il loro esempio di fermezza, costanza e dignità”.
“Nessuna scoperta o mescolanza di razze”, ha scritto il diplomatico nel suo messaggio, che ha denunciato che il mondo sta affrontando “nuove correnti fasciste e razziste che cercano di imporre un revisionismo storico minimizzando le atrocità del processo di invasione, occupazione, colonizzazione e schiavitù nel territorio americano”.
Allo stesso tempo, ha invitato tutta l'umanità a “promuovere canali per rendere effettivo il riconoscimento, la giustizia e la riparazione per questi crimini contro l'umanità”.
Dalla fine del XX secolo e dall'inizio del XXI, anche altri Paesi latinoamericani hanno scelto di ridefinire la celebrazione, adottando nuove modalità di commemorazione di questa data, incentrate sulla resistenza e sul riconoscimento dei diritti dei popoli indigeni.
Milei giustifica invasione e genocidio
L’Argentina del fanatico neoliberista Milei non poteva che andare in direzione opposta rispetto al governo bolivariano del Venezuela. Il governo argentino ha diffuso un messaggio su diversi social network questo sabato per “celebrare” il “Giorno della Razza” - un nome che legalmente ha cessato di essere in vigore nel 2010 - e in cui rivendica l'arrivo di Cristoforo Colombo in America come la “pietra miliare” che ha dato “l'inizio della civiltà” in questo continente.
"Oggi, 12 ottobre, celebriamo il Día de la Raza per commemorare l'arrivo di Cristoforo Colombo in America, una pietra miliare che ha segnato l'inizio della civiltà nel continente americano”, si legge nel messaggio pubblicato sugli account ufficiali della Casa Rosada la sede dell'Esecutivo argentino, sui social network.
Il messaggio è accompagnato da un video in cui si esprime che, con l'arrivo di Colombo in America nel 1492, “si aprì una nuova era di progresso e civiltà nel nuovo mondo”.
“Questa pietra miliare storica senza precedenti ha posto le basi della modernità in America, segnando un'influenza culturale, linguistica ed economica che ha plasmato la nostra storia e la nostra identità”, sostiene la Casa Rosada.
Hoy, 12 de octubre, celebramos el Día de la Raza en conmemoración de la llegada de Cristóbal Colón a América, un hito que marcó el inicio de la civilización en el continente americano. pic.twitter.com/ZPYvP0UcFN
— Casa Rosada (@CasaRosada) October 12, 2024
Durante il governo di Cristina Fernández de Kirchner, si decise di cambiare il “Día de la Raza” in “Día del Respeto a la Diversidad Cultural”, per abbandonare la commemorazione della conquista dell'America.
In contrasto con la posizione del governo di estrema destra, il governatore di Buenos Aires, Axel Kicillof, ha sottolineato che “il rispetto della diversità culturale è una bandiera che la nostra provincia porta con orgoglio perché fa parte della sua storia e della sua identità”.
Resistenza e colonizzazione: confronto tra il Venezuela Bolivariano e l'Argentina neoliberista
L'Argentina di Javier Milei si pone invece in netta contrapposizione a questa visione anticolonialista e antimperialista. Il messaggio del governo argentino, che celebra ancora il "Día de la Raza" come una "pietra miliare" nella storia del continente, riflette una mentalità coloniale che giustifica l'invasione europea e ignora le atrocità commesse contro i popoli nativi. Questo approccio neoliberista, intriso di retorica eurocentrica, riafferma una visione che, lungi dal riconoscere le sofferenze e le resistenze dei popoli indigeni, celebra l'inizio di un processo di sfruttamento e oppressione che persiste fino ai giorni nostri.
Eduardo Galeano, nel suo celebre libro ‘Le vene aperte dell'America Latina’, smonta proprio questa narrativa coloniale, descrivendo l'arrivo degli europei come l'inizio di un saccheggio sistematico delle risorse e della cultura del continente. Secondo Galeano, la colonizzazione europea fu una violenta imposizione di potere che ridusse i popoli nativi a "vittime di un macabro gioco di interessi", trasformando l'America Latina in un'eterna riserva per le potenze imperialiste. In più occasioni, lo scrittore ha criticato le élite latinoamericane che perpetuano questa mentalità coloniale, definendo il neoliberismo una forma di colonizzazione moderna, al servizio degli interessi economici stranieri. In questo senso, l'attuale posizione di Milei si inserisce perfettamente nel solco di quel colonialismo economico e culturale che Galeano ha denunciato per tutta la vita, alimentando disuguaglianze e rafforzando il controllo esterno sulle risorse latinoamericane.
Anche Gabriel García Márquez ha toccato questi temi in numerosi interventi, sottolineando come l’imperialismo, in particolare quello statunitense, abbia inflitto sofferenze ai popoli latinoamericani. Nel suo discorso di accettazione del Nobel nel 1982, ‘La solitudine dell'America Latina’, García Márquez descrive l’influenza esterna come una delle grandi tragedie del continente: "Un giorno come questo non possiamo dimenticare che l'oppressione, il saccheggio e l'abbandono hanno subito le nostre terre per secoli". Quindi invocava la fine dell’ingerenza straniera, sottolineando come fosse essenziale che l'America Latina "inventasse il proprio destino" per liberarsi dai vincoli del colonialismo economico e culturale.
Il Comandante Hugo Chávez, promotore dell'iniziativa di sostituire il "Día de la Raza" con la "Giornata della Resistenza Indigena", ha costantemente sottolineato l'importanza di una coscienza storica che rompa con l'eredità coloniale. Durante il suo governo, Chávez dichiarò: "L'America Latina non è stata scoperta, è stata invasa e saccheggiata. Oggi siamo chiamati a riconquistare la nostra identità e la nostra sovranità, che per secoli ci sono state negate". Per il leader bolivariano, la resistenza indigena non era solo un fatto storico, ma una questione profondamente attuale, strettamente legata alla lotta contro l'imperialismo moderno. Chávez sosteneva che l'emancipazione dei popoli latinoamericani poteva realizzarsi solo attraverso un rifiuto netto delle logiche coloniali che continuavano a soggiogarli, sia economicamente che culturalmente.
Fidel Castro, ha espresso posizioni simili, denunciando l'invasione coloniale come uno dei crimini più devastanti della storia dell'umanità. In un discorso del 1992, in occasione del cinquecentesimo anniversario dell'arrivo di Colombo, Castro affermò: "Non c'è nulla da celebrare nel 1492. Ci fu un'invasione che diede il via a un genocidio di proporzioni immense. I popoli nativi dell'America non furono scambiati per civiltà, ma per distruzione, fame, malattie e morte." Secondo Castro, il colonialismo non ha mai cessato di esistere; ha solo cambiato forma, manifestandosi attraverso il dominio economico e politico degli Stati Uniti e delle potenze occidentali.
La differenza tra la posizione bolivariana del Venezuela e quella dell'Argentina neoliberista di Milei si evidenzia dunque nel modo in cui i due Paesi affrontano il passato coloniale e le sue conseguenze contemporanee. Mentre il Venezuela di Chávez e Maduro riconosce la resistenza indigena come parte integrante del processo di costruzione dell'identità nazionale e della lotta per l'autodeterminazione, l'Argentina di Milei conferma una mentalità da colonizzato, rifiutando di affrontare le sue responsabilità storiche e continuando a subordinare i propri interessi a quelli delle potenze straniere. Come suggerito da Galeano, questa differenza riflette una scelta profonda: quella tra un continente che rivendica la propria sovranità e uno che, al contrario, continua a giustificare la propria sottomissione ai vecchi e nuovi colonizzatori.