Zarif: "Gli Stati Uniti non porranno fine alla guerra nello Yemen accusando l'Iran di tutto"
L'Iran denuncia che il segretario di Stato americano ha fatto ricorso al "massimo inganno" dopo aver fallito la sua campagna di "massima pressione" contro Teheran.
È così che il ministro degli Esteri iraniano, Mohamad Yavad Zarif, ha respinto oggi, via Twitter, l'accusa del presunto coinvolgimento dell'Iran negli attacchi alla compagnia petrolifera saudita Aramco, da parte del capo della diplomazia statunitense, Mike Pompeo.
Ieri, diversi attacchi con droni - rivendicati dal popolare movimento yemenita Ansarollah - hanno provocato una serie di esplosioni e un grande incendio in due importanti impianti petroliferi in Arabia Saudita.
Pompeo ha detto che non c'erano "prove che gli attacchi provenissero dallo Yemen", ma non poteva presentare prove che l'Iran fosse l'autore delle esplosioni.
Incolpando l'Iran, ha avvertito Zarif, gli Stati Uniti e i suoi alleati non possono lasciare il pantano dove sono intrappolati nello Yemen, dove l'Arabia Saudita, da marzo 2015, ha condotto una campagna militare per combattere Ansarollah.
Having failed at "max pressure", @SecPompeo's turning to "max deceit"
— Javad Zarif (@JZarif) 15 settembre 2019
US & its clients are stuck in Yemen because of illusion that weapon superiority will lead to military victory.
Blaming Iran won't end disaster. Accepting our April '15 proposal to end war & begin talks may.
“Gli Stati Uniti e i loro alleati sono intrappolati nello Yemen a causa dell'illusione che la superiorità delle armi porterà alla vittoria militare. Incolpare l'Iran non porrà fine al disastro", ha affermato il capo della Diplomazia iraniana.
Ha anche ribadito ancora una volta che il piano iraniano in quattro punti, presentato nell'aprile 2015, è l'unica soluzione praticabile per porre fine alla guerra prolungata nello Yemen.
I quattro punti sono i seguenti: un cessate il fuoco tra le parti coinvolte, l'invio di assistenza umanitaria alla popolazione, lo svolgimento di dialoghi intra-yemeniti e la formazione di un governo di ampia partecipazione.