Nato, Azov e cronaca di una surreale censura su Facebook

Tratto da un post Facebook post orwelliana censura...
Cari Zuckerberg, azionisti Facebook e segnalatori onanisti, rieccomi dopo 24 ore di castigo (e numerose altre restrizioni che dureranno mesi). Vi scrivo per ringraziarvi due volte.
La prima perché con la scusa del blocco mi date nuovamente il pretesto per promuovere il mio canale Telegram, quasi 2mila iscritti, senza sembrare un mitomane rompicoglioni. Quindi grazie per la pubblicità!
La seconda perché, forse involontariamente, la cazzata di ieri costituisce la prova regina di come funziona il giochetto. Analizziamo brevemente la vicenda.
Il post incriminato ritraeva tre bandiere - Ue, Ucraina e NATO - accompagnate dalla parodia della prima strofa di “bella ciao” associata all’appellativo di un piccolo e poco noto specchio d’acqua del Mar Nero da cui un celebre battaglione di patrioti e carmelitani scalzi prende il nome. Un post evidentemente sarcastico, la cui pubblicazione mi è costata la sanzione perché “non rispetta gli standard in materia di persone e organizzazioni pericolose”. Ottimo. Ma mi piacerebbe capire comunque una cosa: quale sarebbe l’organizzazione pericolosa?
Si tratta forse dell’Unione europea? Non potrei che essere più d’accordo. Sui crimini commessi dall’Ue in Grecia ci ho scritto pure un libro, quindi fate un po’ voi. Ma non credo che l’abbiate letto né, tantomeno, condividiate la mia stessa critica alla predetta istituzione internazionale. Quindi scartiamo serenamente l’ipotesi.
Sarà allora l’Ucraina? Sarei nuovamente d’accordo. Sono anni (otto per l’esattezza) che insieme a tanti amici coraggiosi mi sforzo di ricordare come, da quelle parti, governo e istituzioni varie non facciano altro che inneggiare ai peggiori criminali della seconda guerra mondiale, riscrivendo la storia e riabilitando il peggiore fecciume putrescente con tanto di simbologia esplicita di richiamo. Ma siccome in occidente loro sono iBuoni, a Maidan non c’è stato nessun golpe eccetera, dubito fortemente che, anche in questo caso, siate d’accordo con me. Perciò scartiamo pure questa possibilità.
Resta la NATO. Ehi un momento! Non è che forse forse mi state dicendo che…? Beh certo dopo aver raso al suolo la Serbia, l’Iraq, l’Afghanistan, la Libia e la Siria (solo per restare agli ultimi lustri) il dubbio è legittimo. D’altronde anche questo lo andiamo dicendo da tempo. Ma non sono sicurissimo che anche in questo caso la vediamo alla stessa maniera. Quindi a naso direi che il problema non erano le bandiere. Almeno per voi.
E allora giocoforza rimane il battaglione, quello del Mar. Epperò cari miei così facendo le cose si complicano parecchio. Perché praticamente tutti i media mainstream ci stanno ripetendo da mesi che loro non sono mica nostalgici dell’imbianchino di Braunau.
Sono patrioti, filosofi neo-kantiani, missionari comboniani e, in ultima analisi, partigiani che inneggiano a un antico simbolo solare che appartiene alla cultura slava, paneuropea, persino indiana. Beninteso per me sono merda, ma se mi date ragione allora dovreste necessariamente censurare la totalità delle notizie di segno contrario che vengono quotidianamente diffuse dai “professionisti dell’informazione” anche su questa piattaforma. Lo so, è un lavoraccio ma amicus Plato sed magis amica veritas (non preoccupatevi è roba innocua, si chiama latino). Oltre che sconfessare l’intera narrazione occidentale filo-ucraina dal 2014 ad oggi. Come vedete, quindi, la questione è abbastanza imbarazzante. Certo si potrebbe sempre dare la colpa all’algoritmo che non capisce il sarcasmo ma, mi spiace deludervi, non servirebbe granché. Il nome incriminato, infatti, era attaccato alla parola precedente senza spazi.
Difficile tirare in ballo le macchine quindi, a meno di non voler mettere una toppa peggiore del buco.
La verità è che una persona in carne ed ossa ha controllato il post. E l’ha fatto due volte. Prima per constatare l’infrazione e comminare la pena poi, a seguito del mio ricorso (fra l’altro senza possibilità di argomentarlo), per ribadirla senza appello. E allora le cose sono due.
Chi controlla difetta non dico di raffinata intelligenza ma proprio della capacità intellettiva basica tipica dei primati. Oppure la mannaia della censura non si abbatte casualmente ma decide chi e cosa colpire secondo un preciso metro di valutazione. Tertium non datur (“ti” seguito da vocale in latino si legge “zeta”, mi scuso in anticipo per l’involontaria apologia…).
Ora se tutto questo è vero - e lo è a meno che non si voglia stravolgere pure l’infrastruttura della logica formale - abbiamo la prova definitiva dell’uso strumentale che viene fatto delle policy. Vero ed efficacissimo mezzo di censura politica del nuovo corso digitale della democrazia liberale, utilizzato impunemente persino nel giorno della “Liberazione”. Un bel problema, soprattutto nel giorno in cui Elon Musk si compra un social network sull’orlo del fallimento, Twitter, col dichiarato intento di ripristinare la libertà di parola (e monetizzare l’operazione ça va sans dire) finita nel cesso di quell’odioso sistema che i nostri amici moderati e sinceri democratici chiamano “moderazione”. Ma che altro non è se non sfacciata censura.
In attesa di un nuovo corso - non foss’altro per evitare il tracollo di credibilità e quindi economico della piattaforma, non di certo a causa mia eh, ma come modus operandi generalizzato - mi limito a comunicare agli amici che da oggi pubblicherò su Facebook solo post lunghi e argomentati. Tutto il resto (foto, riflessioni politicamente scorrette, sarcasmo, goliardia varia) passerà unicamente dal mio canale Telegram (link qui
https://t.me/antoniodisiena poi cliccare su “unisciti”) e sul profilo Twitter @Antonio_DiSiena.
Quanto al resto…
fui fucilato la mattina del 3 ottobre del '93
sono morto,.. vi parlo da lì,
però è occupato (tu tu tu tu tu).

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