Il Governo Meloni e il Memorandum sulla Via della Seta

05 Maggio 2023 15:00 Pasquale Cicalese


Il Sole 24 ore ci informa che il Governo Meloni, alla fine, dovrebbe abbondare il Memorandum sulla Via della Seta dopo un incontro tra la Premier e lo Speaker americano alla Camera.

Uscire da un processo storico, che coinvolge miliardi di persone, è quanto di piu' antistorico che questo Paese possa fare. A parità di potere d'acquisto (PPA), quel che conta di piu', l'economia cinese supera quella Usa e il futuro, programmato nei decenni scorsi, è radioso, a parte il problema demografico che avranno in futuro.

La presenza di colossi pubblici, un'economia che dipende dall'estero per il solo 17% (la piu' bassa dei paesi sviluppati), un forte mercato interno fortissimo, una pluridecennale reflazione salariale che non si arresta, un'istruzione universalistica, decine e decine di milioni di alloggi popolari, reti metropolitane e ferroviarie all'avanguardia, prima in tech al mondo, 31% del valore aggiunto industriale mondiale. E potrei continuare. Ma non è questo il punto. Il punto, e perciò è antistorico, è che l'Italia si taglia fuori dall'Asia, dal Medio Oriente, dal sud del mediterraneo, tutti paesi che hanno forti intrecci economico-finanziari con la Cina. Per Pil, i Brics hanno superato il G7 (che Salerno Aletta vede come il nuovo Comecon), 19 paesi hanno fatto richiesta di adesione, l'Arabia Saudita che ritraccia i suoi interessi dagli Usa alla Cina (e ho detto tutto).

Certo, i prodotti italiani sono richiesti, ma non si può vivere solo di scarpe, stracci eleganti, arredi o ceramica.

Dov'è la tecnologia? I nostri laureati scientifici e non solo dove trovano lavoro? Sono produzioni che richiedono, e si attuano, bassi salari, manca la reflazione salariale da noi da 50 anni, siamo condannati alla denatalità e non possiamo sempre fare i camerieri per gente depressa del Nord Europa. Che fine fanno i nostri porti, che fine fa il Sud senza dialogo mediterraneo? Oggi gli ordini industriali tedeschi sono crollati del 10.7%. Noi ancora andiamo avanti, ma fino a quando? E, soprattutto, a che prezzo?

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