Le ideologie laiche nel Medio Oriente e in Egitto

19 Ottobre 2021 22:52 Tommaso Minotti

La storia politica del Medio Oriente e dell’Egitto è complicata in quanto punto di incontro e scontro tra tendenze opposte: da una parte la presenza oppressiva della religione musulmana mentre dall’altra ideologie laiche, spesso con venature di stampo socialista e nazionalista. L’influenza dell’Islam nella vita civile e il socialismo arabo sono due argomenti relativamente noti così come il nazionalismo panarabo, uniti ed esemplificati da quella bizzarra mistura che è il Ba’thismo. Ma c’è un quarto orientamento politico e ideologico, meno conosciuto e ispirato da un grande passato. Il Medio Oriente, e l’Egitto soprattutto, hanno infatti una storia millenaria ricca di eventi e personaggi memorabili. Ed è proprio a questo passato che si appellano ideologie come il fenicianesimo o il faraonismo. Esse sono accomunate dal rifiuto della religione come elemento costruttivo dello Stato, dal rigetto delle istanze socialiste e dalla contrapposizione al panarabismo. Sono ideologie che possono essere definite nazionaliste ma non in senso classico dal momento che la loro caratteristica principale è un legame speciale con la Storia da cui traggono la loro legittimità. Ci sono poi scuole di pensiero come l’Areamanesimo e l’Assirianesimo che nascono come forme di nazionalismo per le minoranze religiose cristiane. In esse la componente spirituale gioca un ruolo fondamentale ed è questa la differenza principale con le ideologie laiche storico-centriche di Libano ed Egitto ed è anche la loro caratteristica definente. Mentre il punto in comune è proprio il ruolo centrale della tradizione e del passato. In conclusione questi quattro indirizzi ideologici hanno sia differenze sia affinità tra loro e con il nazionalismo arabo ma sono difficilmente categorizzabili in quest’ultima scuola di pensiero.

Assirianesimo

I cristiani di Siria, Iran, Iraq e Turchia sono conosciuti come “Assiri” o “Siriaci”. Appartengono a quattro Chiese diverse e la questione su uno Stato assiro-caldeo fu particolarmente calda dopo la fine della prima guerra mondiale (ne avevamo parlato qua https://unaltropuntodivista.altervista.org/uno-stato-mai-nato/). Tuttavia istanze nazionaliste cominciarono a sorgere all’interno della comunità già nella seconda metà dell’800 grazie all’influenza armena, russa, francese e inglese. I primi circoli intellettuali si formarono nella città di Urmia, in Iran. Tuttavia fu Harput, odierna Turchia, a dare i natali al più importante pensatore dell’assirianesimo di fine ‘800: il professore Ashur Yusuk. Non è un caso che Yusuk fosse un professore infatti nel caso dell’assirianesimo la correlazione tra sviluppo dell’educazione all’occidentale e diffusione di questa ideologia è chiara. Con la prima guerra mondiale si accesero le speranze assire di ottenere una Nazione propria. Tuttavia l’atteggiamento della popolazione cristiana siriaca non fu omogeneo poiché diversa fu la reazione alla promessa fatta dai Russi di creare uno Stato assiro a patto che questi ultimi combattessero nelle file dell’esercito dello Zar. I nestoriani accettarono mentre i cattolici rimasero neutrali. Le milizie assire si concentrarono nel Kurdistan iracheno tra Dahuk, Amadiyah, Zakho e Aqrah e combattevano per avere una propria nazione. A guidarli c’era il patriarca Mar Benyamin Shimun e il generale Agha Petros. La guerra ebbe un andamento sfortunato per gli Assiri che dovettero chiedere protezione ai britannici dopo l’armistizio di Brest-Litovsk e la conseguente uscita dei russi dal conflitto. Nel primo dopoguerra le tensioni tra il patriarca Mar Eshai Shimun, succeduto a Benyamin, e re Faisal d’Iraq portarono a massacri di assiri e all’arresto della massima autorità religiosa assira.

Nel secondo dopoguerra fiorirono una serie di associazioni segrete filo-assire come la “Khait Khait” cioè “Amore e Unità”. In questo frangente è ancora ridotto il ruolo della diaspora siriaca e decisivo è il ruolo della Chiesa assira e soprattutto della comunità nestoriana che compose, e compone ancora oggi, la maggior parte dei nazionalisti assiri. Nel 1968 venne creata grazie agli sforzi di assiro-americani e assiro-iraniani l’Assyrian Universal Alliance. La natura di questa associazione era fortemente religiosa, con ripetuti rimandi biblici. L’obiettivo era la costituzione di uno Stato assiro nel Nord Iraq. Due tra i più importanti ideologi della AUA furono Aprim Rayis e Ninos Aho. Nel 1979 venne fondato il Movimento democratico assiro, parte del Fronte Democratico del Kurdistan, con base a Dahuk ma con ramificazioni anche in Siria. Questa babele di associazioni segrete e non ha permesso al popolo assiro di ottenere quei benefici e quella protezione che invece necessitava, come testimoniato dalla tragedia della piana di Ninive.
Areamanesimo

Il popolo arameo, che parla una versione aggiornata dell’aramaico e professa la religione cristiana, ha creato l’Organizzazione democratica aramea con l’obiettivo di difendere i suoi interessi. L’ODA fa parte del panorama politico libanese ed è stato guidato dal 1988 al 2016 da Gabi Gallo. Gli obietti che si prefigge l’Organizzazione sono sia politici sia culturali: far conoscere e preservare la cultura aramea, lavorare per la fondazione di una Nazione aramea, lottare contro l’arabizzazione e l’islamizzazione, ricostruire la Nazione aramea e riunire la diaspora in uno Stato che dovrebbe trovarsi nella Siria centrale.

Fenicianesimo

Il fenicianesimo, forma sui generis di nazionalismo libanese, nasce alla fine della prima guerra mondiale. Essa è, insieme al faraonismo, la più influente delle ideologie laiche qui trattate. Il fulcro del fenicianesimo è l’idea che il Grande Libano debba essere creato guardando al passato fenicio e non alla cultura araba. Questa impostazione fece sì che i più influenti fautori del fenicianesimo fossero i cristiani maroniti. A ciò si aggiungeva una questione linguistica. Infatti i fautori di questa ideologia che si richiamava a quell’antico popolo marinaro pensavano che il libanese non fosse una lingua araba ma indipendente, con una sua dignità letteraria e culturale separata da quella degli altri Paesi della zona. Dopo la prima guerra mondiale il giornale “Revenue Phenicienne” si fece portavoce delle istanze degli esponenti del fenicianesimo. A livello politico si può affermare che il fenicianesimo abbia indirettamente ispirato le Falangi Libanesi, partito cristiano dominato dalla famiglia Gamayel e protagonista della guerra civile contro le fazioni filo-palestinesi e filo-arabe. A livello della teoria sono molto importanti i nomi di Said Aql e Etienne Saqr, entrambi cristiani. Saqr fondò il movimento chiamato “Guardiani del Cedro”, anch’esso d’aiuto al partito politico e militare dei Gamayel. Il termine “fenicianesimo” è ritenuto sinonimo di “Neo- Shu’ubiyya”. La Shu’ubiyya fu un movimento letterario, sviluppatosi tra il VII e l’XI secolo, che cercò di combattere l’arabizzazione dell’Islam. I fulcri di questa corrente culturale furono la Persia e Al-Andalus, cioè la Spagna islamizzata. Il fenicianesimo, così come la Shu’ubiyya, si fonda sulla convinzione che la cultura libanese non sia quella araba.

Faraonismo

“Il faraonismo è profondamente radicato nelle anime degli Egizi. Resterà così, deve continuare così e diventare più forte. L’Egitto è faraonico prima di essere arabo. All’Egitto non deve essere chiesto di rifiutare il suo faraonismo perché ciò vorrebbe dire: Egitto, distruggi la tua Sfinge e le tue piramidi, dimentica chi sei e seguici! Non chiedete all’Egitto più di quanto può offrire. L’Egitto non diverrà mai parte di qualche forma di unità araba, sia che la capitale si trovi al Cairo, a Damasco o a Baghdad.”

La citazione appartiene a un articolo di Taha Hussein scritto nel 1933. Le parole di Hussein, forse il più importante esponente del faraonismo, non furono recepite visto che Siria ed Egitto proclamarono la Repubblica Araba Unita il primo febbraio 1958. Tuttavia l’entità statale ebbe breve durata e lo scritto di Hussein è testimonianza di un sentimento comune nell’Egitto tra le due guerre. Infatti tra 1920 e 1930 nel territorio del Cairo si diffuse un movimento politico che si appellava alla tradizione dei faraoni. L’Egitto era ritenuto più affine all’Europa che ai Paesi arabi e la stessa cultura araba era considerata come meno influente rispetto a quella degli antichi egizi. Tra i primi faraoisti ci furono Mustafa Kamil Pasha e Ahmed Lufti el Sayed. Quest’ultimo era un anticolonialista e liberale, convinto fautore della necessità di secolarizzare la società egiziana, troppo ingabbiata dalla religione. Pasha invece era un giornalista con idee simili e deciso sostenitore del faraonismo. Questa ideologia ha anche prodotto un primo ministro: Saad Zaghlul. Anticolonialista, antibritannico e patriota egiziano, Zaghlul non riteneva l’Egitto un Paese arabo. Il faraonismo attecchì anche tra i cristiani copti, convinti che questo richiamo a una tradizione non araba li permettesse di ottenere legittimità dato che la loro presenza in Egitto è di molto antecedente a quella araba.

Tutte queste tendenze, con le loro differenze e affinità, hanno aiutato a plasmare l’identità di Nazioni importanti come il Libano e l’Egitto. Ma hanno anche dato rappresentanza e potere di trattativa a minoranze che sarebbero state oppresse. Studiare queste ideologie permette di capire la storia dei Paesi in cui sono nate.

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