“Senza speranza senza paura”: il nuovo romanzo di Michelangelo Severgnini

30 Marzo 2022 12:00 Antonio Di Siena

Si può riscoprire il senso più profondo della vita nel bel mezzo di una catastrofe?

È la domanda che ha preso a girarmi in testa alla fine di “Senza speranza senza paura”, il nuovo romanzo di Michelangelo Severgnini.

Ambientato in una Napoli solenne e decadente, sospesa in un eterno presente e animata da migliaia di miserande esistenze che quotidianamente arrancano nella speranza di sopravvivere, di uscire dalla marginalità in cui sono relegate, nel romanzo si intrecciano le vite di tre giovani.

Ci sono un'uzbeka, un tunisino e un napoletano. E no, non è l'inizio di una stramba barzelletta, ma l'esotico trio che si ritrova a vivere insieme in un appartamento napoletano, condividendo luci e ombre, scoperte e disavventure che li condurranno al surreale finale. Il legame che si crea, ci racconta cosa può unire persone geograficamente e culturalmente così distanti. E quanto dei problemi esistenziali derivi da dinamiche più grandi e complesse che ci fagocitano, al punto da farci perdere di vista le vere cause dei nostri drammi. La caduta dell'URSS, le primavere arabe, il lento e inesorabile declino dell'Italia meridionale si incontrano qui.

Napoli come un perpetuo fuggire e ritornare, abbandonare e incontrare di nuovo. Cuore pulsante di un Mediterraneo sempre meno centro e sempre più periferia, porto di mare, rifugio di uomini in fuga. Come i protagonisti. E come Caravaggio prima di loro - che in quella che fu capitale del Regno trovò riparo dalle guardie pontificie - la cui atmosfera pittorica di chiaroscuri e luci impercettibili ritroviamo in questo libro, tra vicoli e muri scrostati e cadenti, affresco di una città che parla una lingua universale. Da Tunisi a Napoli fino a Samarcanda, per superare l'asprezza della vita e le sue avversità, c'è un solo modo: Nec spe nec metu, senza speranza e senza paura. Stoica resistenza di quanti riescono a trovare una nuova direzione perfino difronte allo sconquasso delle soverchianti forze della Storia e della natura.

Un romanzo essenziale ma evocativo, in cui le parole suonano impreziosite dalle melodie composte dall'autore (ascoltabili in sottofondo grazie a un QR code), che contribuisce a dare nuova consapevolezza a quanti sono intimoriti da questi tempi oscuri. Nonostante non abbiano più nulla da perdere.

Michelangelo Severgnini (Crema 1974) è musicista, regista, scrittore. Ha vissuto a Milano, Roma, Napoli, Istanbul e Berlino. Attualmente vive a Palermo. È autore, fra gli altri, di Good morning, Pristina! – diario di un giornalista radiofonico tra Kosovo e Serbia; “Isti’mariyah – controvento tra Napoli e Baghdad”; “Stato di paura”, con cui vince il premio della critica “Ilaria Alpi” nel 2007; “L’uomo con il megafono”, presentato nel 2012 al festival di Roma. Da settembre 2018 anima il progetto “Exodus - fuga dalla Libia”, ripreso e pubblicato da decine di testate e riviste internazionali, tra cui “Der Spiegel” e “Russia Today”. Dal 2021 collabora con l'AntiDiplomatico con cui ha pubblicato l'instant book "Simposio afgano", che raccoglie le conversazioni avute con decine di cittadini afgani in Afghanistan all'indomani del ritorno dei Talebani. Il suo ultimo lavoro, “L’urlo”, è un film-documentario che racconta la vita dei migranti-schiavi imprigionati in Libia.

Senza speranza senza paura - nec spe nec metu – (Gagio Edizioni, acquistabile qui) verrà presentato insieme all'autore:

- 2 aprile, Roma, Piccolo Teatro Garbatella con Agata Iacono;
- 7 aprile, Palermo, Casamatta, con Alberto Lombardo;
- 14 aprile, Napoli, Città del Sole, con Antonio Di Siena.

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