Lorenza Carlassare e le armi all'Ucraina

"Una grande donna è morta oggi. Lorenza Carlassare, prima titolare di Diritto costituzionale nell'università italiana, giurista insigne: una vita in difesa della Costituzione, si può dire di lei. Si battè contro i tentativi di guastare la Carta costituzionale, di infrangerla, di corromperla; e fu in ogni occasione contro leggi e atti politici incostituzionali, anche quando passavano nel silenzio della più alta carica dello Stato. Una sola volta le sue posizioni furono sbagliate, a mio avviso, quando approvò la "riforma" che dimezzava il numero dei parlamentari, le cui conseguenze stiamo conoscendo ora, nella campagna elettorale, ma erano ampiamente prevedibili." Dalla sua Pagina Facebook il Prof. D'Orsi ricorda Lorenza Carlassare, riproponenendo una sua intervista al "Fatto Quotidiano", dello scorso 28 aprile, sulle scelte governative sulla guerra in Ucraina.

E' il modo migliore per ricordarla, anche per ridicolizzare chi oggi, Letta in testa, la esalta.

_______________________________________________________________________
Lorenza Carlassare, professore emerito di Diritto costituzionale a Padova, risponde al telefono con una certezza a fare da premessa: “La Costituzione italiana è pacifista”. E poi: “La retorica bellicista, a giornali e reti unificati, è insopportabile. Quando non si parla della guerra ‘santa’, c’è il telefilm che santifica Zelensky”.

Professoressa, partiamo dall’articolo 11, così bistrattato in queste settimane.
L’Italia ripudia la guerra: il verbo ‘ripudia’, che nella prima bozza era ‘rinuncia’, è stato voluto dai Costituenti perché esprime un rifiuto assoluto della guerra, anche con un valore morale, non solo politico. C’è stata, nella votazione, quasi l’unanimità. L’ispirazione pacifista della Costituzione dunque è nettissima, anche per come è formulata la seconda parte dell’art. 11 quando afferma che l’Italia ‘consente, in condizione di parità con gli altri Stati, le limitazioni di sovranità necessarie a un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le nazioni’. In definitiva: la guerra difensiva è l’unica consentita, le controversie internazionali vanno risolte per via negoziale, una via in questo momento completamente assente; non esistono ragioni diverse dalla necessità di rispondere a un attacco armato sul proprio territorio che possano legittimare la guerra.
A proposito dell’aumento delle spese militari, cosa pensa?
Che in Italia ci sono 5 milioni e mezzo di famiglie in povertà assoluta. E che prima di spendere soldi in armi dovremmo assicurarci di non venire meno agli obblighi di solidarietà sociale che impone la Costituzione.
La vendita di armi a un Paese in guerra è consentita?
Assolutamente no. In passato, i giuristi “giustificazionisti” hanno tentato di salvare la partecipazione ai vari interventi armati travestiti da missioni di pace (per non dire della guerra nei Balcani in cui siamo intervenuti direttamente) come adempimento di obblighi derivanti dalla adesione a “organizzazioni internazionali” con le “limitazioni” conseguenti, usando la seconda parte dell’art. 11 contro la prima. Ma non ci sono due parti divise: l’art. 11 è una disposizione unitaria che va letta nella sua unità. Aggiungo che i trattati sono subordinati all’art. 11, non viceversa. La Corte costituzionale (sent. 300/1984) ha chiarito che le “finalità” cui sono subordinate le limitazioni di sovranità sono quelle stabilite nell’art. 11, non le finalità proprie di un trattato che, anzi, “quando porta limitazioni alla sovranità, non può ricevere esecuzione nel paese se non corrisponde alle condizioni e alle finalità dettate dall’art.11”. Il discorso è importante anche perché il ripudio della guerra non vieta solo la partecipazione a conflitti armati ma pure l’aiuto ai paesi in guerra: il commercio di armi con tali paesi è illegittimo. Ora tra l’altro non si tratta nemmeno più di armi per difendersi, ma armi, come ha detto Boris Johnson, “anche per colpire in territorio russo”.
Il Parlamento ha convertito due decreti Ucraina e approvato una risoluzione che autorizza l’invio di armamenti in Ucraina con un decreto interministeriale fino al 31 dicembre, senza nuovi passaggi in aula. La partecipazione alla guerra non è materia di stretta competenza parlamentare?
Certamente. Ora, dopo la riunione di Ramstein, si parla di un salto di qualità degli armamenti da inviare in Ucraina. La lista delle armi non è pubblica per ragioni di sicurezza, ma non ci sarà nemmeno una discussione sulle scelte del governo, sull’opportunità di partecipare all’escalation bellica. Gli italiani non sono favorevoli a una partecipazione dell’Italia alla guerra, e questo ce lo dicono i sondaggi. Non solo la posizione pacifista e costituzionale non ha spazio nel dibattito pubblico, ma il popolo non può nemmeno esprimersi attraverso i suoi rappresentanti. L’opacità delle scelte su un tema così importante è preoccupante, perché non è trasparente la linea del governo. In questa fase rispetto alle decisioni non è irrilevante nemmeno l’interesse dell’industria bellica, che fa soldi e trionfa in Borsa vendendo morte.

Le più recenti da Italia

On Fire

Il "piano Draghi": ora sappiamo in cosa evolverà l'UE

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico Io credo che le prossime elezioni europee andrebbero inquadrate nel modo più corretto possibile. Provo a dare la mia interpretazione. 1 Si dà troppo...

Andrea Zhok - Il momento esatto in cui si è deciso il suicidio di Ucraina e Europa

di Andrea Zhok* Tre giorni fa, il 16 aprile, l'autorevolissima rivista di provata fede atlantista "Foreign Affairs" ha pubblicato un articolo che mette la parola fine a tutte le chiacchiere intorno...

L'avviso (finale) del Fondo Monetario Internazionale all'Impero Americano

di Giuseppe Masala per l'AntiDiplomatico   Abbiamo sempre sottolineato che questa enorme crisi geopolitica in corso abbia una origine di tipo economico e monetario. Del resto solo le persone ingenue...

Alessandro Orsini - Le democrazie occidentali, le dittature e l'antropologia culturale

  di Alessandro Orsini*   C’è questa idea senza alcun fondamento empirico secondo cui le democrazie occidentali sono sempre migliori delle dittature. Lo studio della storia smentisce...

Copyright L'Antiplomatico 2013 all rights reserved
L'AntiDiplomatico è una testata registrata in data 08/09/2015 presso il Tribunale civile di Roma al n° 162/2015 del registro di stampa