5 Novembre: la manifestazione "pacifista" di Roma scippata dai guerrafondai

Come l'AntiDiplomatico pubblichiamo 4 contributi sulla manifestazione di domani a Roma. Sono 4 contributi che con sfumature diverse sottolineano aspetti fondamentali e ambiguità sulla kermesse che domani metterà insieme anime diverse e un programma di azione per molti aspetti superato e poco incisivo. I contributi sono di Agata Iacono, Francesco Santoianni, Vincenzo Brandi e Sergio Cararo.

Di seguito il primo contributo.

Qui per leggere il primo


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di Vincenzo Brandi
La manifestazione pacifista indetta il 5 novembre prossimo a Roma da alcune associazioni pacifiste moderate e di ispirazione cattolica (qualche osservatore vi ha visto anche la mano del papa) mostrava già forti elementi di ambiguità in quanto la piattaforma di partenza non conteneva i punti più qualificanti, cioè la richiesta di sospensione di ogni invio di armi da parte dell’Italia e la condanna del ruolo della NATO che costringe l’Italia ad un sempre maggiore coinvolgimento nella guerra e l’inasprimento delle sanzioni alla Russia, che danneggia solo l’Europa.
Ma negli ultimi giorni si sono inserite forze politiche apertamente guerrafondaie e filo-NATO, come il PD e organizzazioni collaterali. Gli slogan. che queste organizzazioni vorrebbero imporre al corteo “pacifista” ed ispirare il comizio finale, coincidono con le richieste di Zelenzky e dei più oltranzisti nazionalisti di destra ucraini, e dei caporioni degli USA e della NATO, cioè la richiesta di pura e semplice resa della Russia con ritiro immediato dell’esercito russo da tutti i territori occupati, compresa la Crimea. Questa richiesta coincide, non con una eventuale trattativa di pace, ma evidentemente con un inasprimento della guerra con conseguenze imprevedibili.
Infatti l’idea secondo cui la Russia avrebbe invaso a febbraio scorso un paese “libero e sovrano” è completamente fuorviante, visto che la guerra in Ucraina dura già da 8 anni. L’Ucraina era un paese “libero e sovrano”, e rispettato da tutti, prima del 2014, quando vi era un governo eletto democraticamente che manteneva la neutralità tra l’Occidente a direzione USA e la Russia, tradizionalmente legata da secoli da rapporti storici di amicizia e collaborazione con l’Ucraina (basti pensare che la prima capitale della Russia è stata Kiev!).
La situazione è precipitata con il colpo di stato di Piazza Maidan operato dalle formazioni ucraine di tendenza nazi-fascista (già collaboratrici di Hitler durante la Seconda Guerra Mondiale) e ispirata dagli USA, che volevano portare l’Ucraina in ambito NATO, per minacciare da vicino la Russia. A questa situazione i cittadini ucraini dell’Est e del Sud (a maggioranza di lingua russa) si sono ribellati, ma sono stati attaccati dalle formazioni nazi-fasciste che hanno dato luogo all’inizio di una guerra civile che ha causato migliaia di vittime civili e dura tutt’ora (decine di migliaia di cittadini ex-ucraini di lingua russa combattono dalla parte dei Russi).
La Russia ed il suo Presidente Putin, contrariamente a quanto affermato dalla propaganda filo-NATO, hanno dato prova di grande prudenza, cercando ripetutamente una trattativa ed un compromesso. Un accordo era stato raggiunto nel 2015 con la mediazione della cancelliera Merkel (accordi di Minsk-2), ma l’accordo non è stato rispettato dal governo golpista ucraino. Fino all’inizio di quest’anno i Russi hanno cercato un nuovo accordo, sempre rifiutato dal governo di Kiev e dai suoi protettori (USA e NATO).
Il motivo di questo irrigidimento è che gli USA, che negli anni ’90 si illudevano di aver acquisito il controllo incondizionato di tutto il mondo dopo l’implosione del Socialismo Reale europeo, si trovano a dover fronteggiare la crescita e la sfida di soggetti emergenti o riemergenti, come Cina, Russia, e non solo. Tutta l’area degli ex paesi colonizzati del secondo e del terzo mondo (che costituiscono l’85% dell’umanità) è in subbuglio e non riconosce più acriticamente il dominio economico-finanziario-militare degli USA.
Infatti la fine della “Guerra Fredda”, ben lungi da aver portato un periodo di pace e prosperità per tutti, ha invece portato ad un aumento impressionante della violenza e degli interventi militari di cui sono rimasti vittime una serie di paesi che non potevano più contare sulla situazione di equilibrio precedente (anche se era un “equilibrio del terrore”), che aveva anche permesso il dispiegarsi di un gigantesco processo di decolonizzazione. Dopo la caduta dell’URSS c’è stata una serie di guerre e di interventi militari contro regimi scomodi perché troppo indipendenti nascosta sotto il mantello dei “diritti umani” (le due guerre devastanti contro l’Iraq, le guerre in Bosnia e contro la Jugoslavia, quelle contro la Libia, in Siria, in Afghanistan, in Yemen, in Georgia, in Somalia, ecc.), una media di una guerra ogni due anni con effetti devastanti.
La manifestazione del 5 novembre rischia quindi di diventare un raduno d guerra, e non di pace. Movimenti pacifisti a Roma organizzano una manifestazione nell’area pedonale di via Stilicone (zona Tuscolana-Cinecittà) alle 18,00 del 4 novembre. Altre associazioni pacifiste moderate hanno convocato una manifestazione separata a piazza dell’Esquilino alle 13,00 del 5 novembre. Si discute ancora se partecipare a questa iniziativa che però rischia di essere fagocitata nella melma “pacifinta” e guerrafondaia. Intanto, però, risulta che il 46% degli Italiani è del parere che per giungere ad una trattativa di pace reale si deve permettere ai cittadini russi dell’area ucraina di scegliere il proprio destino aderendo alla Federazione Russa.

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