Gatekeeping e parassiti della democrazia

di Gandolfo Dominici[1]

Dopo quasi tre anni di sospensione (illegittima) dei diritti costituzionali, a seguito dell’apparente (quanto fittizia) dimissione del governo del Draghistan, il popolo italiano è chiamato, in maniera repentina, ad esprimere il proprio diritto di voto.

Chi in questi anni non si è adeguato con “resilienza” (termine abusato dal regime per non dover dire ai sudditi: “obbedite e fate quello che ordiniamo noi”) si trova davanti a ciò che la politica ed i media hanno stabilito essere il “polo del dissenso”, ma che non sempre è tale a causa della infestazione dei “gatekeeper”.

In questa situazione ci siamo trovati, nonostante i molti “cittadini” che in questi anni si sono battuti nelle piazze, nella loro cerchia sociale, nella loro vita lavorativa, nei tribunali ed appellandosi anche a organismi internazionali di presunta tutela dei diritti inalienabili.

“Come è avvenuto ciò?”

“Cos’è il gatekeeping?”

“Come mai non sono stati candidati i migliori invece dei peggiori?”

Purtroppo (con grande rammarico dello scrivente) occorre constatare che la pianta del dissenso è stata infestata dai parassiti del sistema. L’“infestazione da gatekeeping” è un tipo di infestazione attuata con diversi tipi di “parassiti”.

In queste brevi note mi propongo di spiegare questi fenomeni, elencando i vari tipi di “parassiti” che hanno danneggiato (si spera non irreparabilmente) la giovane pianta del dissenso che avrebbe dovuto costituire un’alternativa al globalismo unipolare che ci ha portato (e continuerà a portarci) verso il baratro, sociale, economico e dei diritti.

Partiamo dunque dalla definizione di gatekeeping, letteralmente: “fare la guardia ai cancelli”. Il gatekeeper (guardiano del cancello) è colui che controlla l’accesso ai cancelli sistema: esamina, seleziona, filtra le informazioni e decide (eseguendo più o meno consapevolmente le direttive impartitegli) chi può entrare davvero nel sistema politico-mediatico fosse anche come “opposizione” (o per meglio dire oppo-finzione). Al fine di contenere il dissenso, entro limiti accettabili ed innocui, il potere costituito crea i gatekeeper mascherandoli da giornalisti, attivisti, eroi e politici che, a parole, portano avanti i temi della protesta.

Da sempre, il regime infiltra i partiti, i movimenti e le associazioni di cittadini in odore di “sovversione” con dei parassiti che hanno lo scopo di controllarli e di renderli inoffensivi inglobandoli nel sistema. E’ dunque ovvio che l’attuale sistema, che nel biennio pandemico ha negato la sua stessa base di legittimazione (la Costituzione), non poteva non controllare il dissenso causato da tali aberrazioni.

Il sistema manipola i suoi stessi avversari, aiutando e innalzando leader e organizzazioni solo apparentemente contrarie, di modo che il popolo dissidente faccia la fine dei tonni nella tonnara. Il tonno in cerca di cibo entra nella tonnara ignaro di ciò che lo aspetta; magari qualche tonno lo fa pure con qualche perplessità (come chi vota “turandosi il naso per evitare un male peggiore”) ma, tranne pochi più scaltri, i tonni finiscono comunque più o meno consapevolmente nel luogo del loro massacro.

Un’altra definizione importante per capire il fenomeno di infestazione della pianta del dissenso è quella di: “scappato di casa” .

Lo “scappato di casa” è un termine che si riferisce a qualcuno incompetente, inaffidabile, ignorante, impresentabile, mediocre o scarso, insomma: un idiota. Lo “scappato di casa” è spesso (ma non sempre, talvolta tendendo verso il gatekeeper) inconsapevole di esserlo. Poiché è un individuo che viene (nel migliore dei casi) dal grigiore della mediocrità lo “scappato di casa” è facilmente manipolabile; basta pompare il suo Ego esaltandolo e lui (o lei) non vedrà (o non vorrà vedere) i fili del burattinaio che lo fanno muovere. Come nella favola di Pinocchio lo “scappato di casa” è un burattino che non vede i fili del burattinaio Mangiafuoco e sogna poi di raggiungere il “Paese dei Balocchi” della poltrona in Parlamento dove diventerà finalmente “ciuco”.

Può sembrare strano ma tra gli “scappati di casa” ci possono essere anche alcuni leader di movimenti o partitini del dissenso, scelti appositamente dai burattinai gatekeeper come burattini che muovono a loro volta altri burattini. Infatti, riempire il dissenso di “scappati di casa” ha anche il fine di screditarlo. Così come i media mainstream intervistavano nelle piazze della protesta gli avventori più naif al fine di deriderli, i partitini pieni di esponenti e candidati improbabili mostrano la loro scarsa credibilità divenendo delle caricature che non possono essere prese sul serio.

Abbiamo già assistito al fenomeno degli “scappati di casa” con il Movimento 5 Stelle, di cui ho parlato in un precedente articolo (Il Draghistan e la proteina Spike della democrazia[2]) e abbiamo visto come questi non sono meno pericolosi dei gatekeeper, si sa: “lo stupido è più pericoloso del nemico intelligente”!

Merita una menzione a parte un altro tipo di parassita, che non esisteva ai tempi dei 5Stelle, ma che è nato spontaneamente, come un micelio infestante, durante questi anni di violazione dei diritti costituzionali: l’“avvocato az-zecca-garbugli”.

A differenza dell’Azzeccagarbugli di cui narrava il Manzoni ne “I Promessi Sposi” gli attuali az-zecca-garbugli non rifiutano l’assistenza ai perseguitati ma, più subdolamente, fanno sciacallaggio attaccandosi, appunto come “zecche”, ai malcapitati clienti portandoli verso cause perse. Anche in questo caso il confine tra questo tipo di parassita e gli altri è sfumato. Ci sono az-zecca-garbugli che lo fanno consapevolmente, in modo del tutto simile ai gatekeeper, ed altri invece che lo fanno per stupidità come gli “scappati di casa”, con in mezzo tante sfumature tra i due estremi. Durante questi anni abbiamo assistito a tantissimi ricorsi e sentenze la cui dilettantesca infondatezza lascia pensare che siano stati fatti o appositamente per perdere le cause oppure per totale ignoranza giuridica.

Solo pochi sono stati i veri avvocati che si sono adoperati (alcuni anche gratuitamente) per difendere i diritti violati e pochissimi di questi sono ora tra i candidati alle elezioni a fronte di un altissimo numero di az-zecca-garbugli che ambiscono alla agognata poltrona.

E’ opportuno notare che l’“infestazione da gatekeeping” non avviene solamente mediante l’associazionismo politico.

Il primo cancello (gate) è quello dei mass media mainstream. I media operano un attento filtraggio di quali personaggi debbano apparire. Tramite i mass media viene costruito l’“eroe della resistenza”. L’eroe viene spesso formato con corsi di PNL (Programmazione Neuro Linguistica) e sparato quotidianamente sugli schermi televisivi. Sappiamo da tempo come la narrazione del sistema abbia come principale strumento la televisione ma, nonostante ciò, l’ignaro spettatore “ribelle” solitamente non si accorge del tranello e non si pone le domande:

Come mai questo personaggio è n TV mentre altri no?

Come mai a certi ribelli non viene tolta la parola anche quando mettono in crisi il cattivo pro-sistema di turno in siparietti che poi divengono virali anche sui social?”.

Ma si sa, se il ribelle si ponesse tutte queste domande non ci sarebbe bisogno nemmeno di parlare di gatekeeping perché questo non sarebbe più efficace.

È successo a tanti dissenzienti (come al sottoscritto per ben tre volte) di essere contattati da giornalisti televisivi per partecipare a talk show per poi vedere la loro partecipazione cancellata poche ore prima della diretta.

Si potrebbe dunque affermare, con una regola empirica, che:

“Il livello di gatekeeping dell’eroe ribelle televisivo è direttamente proporzionale al numero dei suoi interventi sulle televisioni mainstream.”

Spesso (ma non sempre) i personaggi preferiti per divenire eroi mediatici del dissenso sono “scappati di casa” essendo questo un modo per pompare il loro Ego e renderli docili alle manipolazioni dei burattinai.

Volendo inquadrare il tema all’interno dei modelli del marketing politico è opportuno citare la teoria del “Politainment” elaborata dal politologo David Schultz. Il termine Politainment deriva dalla fusione di due parole inglesi: politics (politica) ed entertainment (intrattenimento). Le costruzioni linguistiche dell’eroe del dissenso seguono le logiche della comunicazione di marketing; talvolta ci troviamo di fronte ad un tipo di comunicazione che fa ricorso a veri e propri slogan che arrivano al cuore degli spettatori “ribelli”, altre volte invece usano un linguaggio forbito per dare l’impressione di elevata conoscenza, ma il fine è sempre quello di manipolare.

Con il meccanismo del gatekeeping il ribelle dissenziente viene individuato, schedato e, infine, “normalizzato” in modo da potere divenire funzionale allo stesso sistema che si prefiggeva di combattere. Ed’è così che il partito della protesta anti-sistema finisce col sostenere (in modo più o meno celato e visibile soltanto ai più attenti osservatori) il sistema. Vuoi perché questi “credono” nei loro “eroi” della resistenza, vuoi per spirito di appartenenza, vuoi perché la dissonanza cognitiva dell’ammettere di essere stati presi in giro ha il sopravvento, comunque gran parte dei militanti continuano a seguire i loro leader-gatekeeper, altri invece affondano nella delusione e perdono la voglia di agire. In entrambi i casi la ribellione viene disinnescata.

E’ già successo recentemente con i 5 Stelle; ora siamo ad un nuovo giro della giostra del circo. La triste realtà, che pare evidente a chi scrive, è che pensare di uscire dal regime attuale votando i gatekeeper e gli “scappati di casa” del sedicente dissenso è come pretendere di curare il Covid con la tachipirina e la vigile attesa.

La poltrona attira più dell’”Unico Anello” della saga del “Signore degli anelli” di Tolkien. Solo poche persone di animo puro possono portare l’anello senza divenirne schiavi.

Occorre quindi porsi le seguenti domande:

Ci sono tra i candidati uomini o donne di tale caratura da non essere infestati dalla brama di poltrona?

Si tratta di opposizione o di oppo-finzione?”

Dopo questa breve (ed incompleta) disamina, lascio al lettore la valutazione riguardo a quanti e quali dei nuovi partiti, che intendono raccogliere il voto del dissenso, siano infestati dai sopra-citati parassiti e se ritengono che questi siano o meno adatti a portare avanti le loro istanze in Parlamento.

[1] - Professore Associato di Business Systems e Marketing – Università di Palermo – esperto di Cibernetica Sociale – Editor in Chief della rivista scientifica Kybernetes – CV: https://gandolfodominici.it/

[2] https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-il_draghistan_e_la_proteina_spike_della_democrazia/39130_46286/

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