Quando l'URSS (primo paese al mondo) legalizzò l'aborto nel 1919

26 Giugno 2022 18:00 Francesco Fustaneo

In questi giorni all’attenzione delle cronache mediatiche si è imposta la pronuncia della Corte Suprema statunitense sul tema dell’aborto. In sostanza viene abolita la storica sentenza con cui nel 1973 la stessa Corte aveva legalizzato l'aborto negli Usa. "La Costituzione non conferisce il diritto all'aborto", si legge nella sentenza. La decisione è stata presa da una Corte divisa, con 6 voti a favore e 3 contrari. La conseguenza pratica è che ora i singoli stati della repubblica federale, saranno liberi di applicare le loro leggi in materia. A riguardo si è pronunciata anche l’Onu affermando che abolire il diritto ad abortire è "un colpo terribile ai diritti umani delle donne".
Alla luce di quanto accaduto, oggi, ancor più che in altre occasioni, ai famigerati "liberals", vale la pena ricordare che già più di cento anni fa, nell’ormai lontano 1919, e’ stata niente poco di meno che la tanta vituperata Unione Sovietica, il primo paese al mondo a legalizzare l’aborto.
Nell’URSS l'aborto a onor del vero non fu semplicemente legalizzato, ma reso disponibile a carico dello stato, in un’ ottica socialista della fruizione universale gratuita della sanità pubblica. L’obiettivo era fornire l'interruzione di gravidanza in un ambiente sicuro e con l'ausilio di medici così da contrastare la pratica clandestina condotta spesso da personale non qualificato .
“La campagna fu molto efficiente nelle aree urbane (circa il 75% degli aborti effettuati a Mosca nel 1925 si svolsero in strutture ospedaliere), meno nelle aree rurali spesso carenti di accesso a dottori e trasporti, e dove si preferiva l'accesso alle terapie tradizionali empiriche.” (cit. Michaels, Paula, "Motherhood, Patriotism, and Ethnicity: Soviet Kazakhstan and the 1936)
Questa appena menzionata, fu solo una delle conquiste in quel paese (e in quella società) che fu tra i primi al mondo a dare alla donna il diritto di voto, uno dei primi in cui una donna assunse alla carica di Ministro e dove negli anni a venire un’ operaia , Valentina Vladimirovna Tereškova,sarebbe divenuta la prima donna a volare nello spazio.
Della condizione delle donne e della loro emancipazione in terra sovietica, racconta la statunitense Anna Strong nel suo libro ,“L’era di Stalin”. Basti citare il seguente passaggio: “In tutte le parti dell’Unione Sovietica il mutamento della condizione della donna fu uno dei cambiamenti più importanti della vita sociale. La rivoluzione diede alla donna l’eguaglianza legale politica: a questa, l’industrializzazione fornì la base economica nell’eguaglianza del salario. Ma in ogni villaggio, erano ancora vive le abitudini durate per secoli, e le donne dovevano lottare contro il loro potere. Di un villaggio siberiano, per esempio, si seppe che, dopo che le fattorie collettive ebbero dato alle donne un salario indipendente, le spose scioperarono contro il venerando costume patriarcale di battezzare le mogli e lo spezzarono in una settimana.”
Queste conquiste figlie della “rivoluzione di ottobre” e del socialismo vanno ricordate e sciorinate alla gente perché troppo frettolosamente sono state in modo ingeneroso confinate nel dimenticatoio della storia.

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