11 settembre 2001: il giorno in cui sparirono i diritti umani negli Stati Uniti

11 settembre 2001: il giorno in cui sparirono i diritti umani negli Stati Uniti

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L’11 settembre del 2001 ha cambiato il mondo e gli Stati Uniti. Questo è indubbio. Quella data ha posto anche fine all’illusione che gli Stati Uniti fossero una ‘grande democrazia’, o come amano dire alcuni atlantisti senza senso del pudore ‘la più grande democrazia’ del mondo. Dopo gli attentati, o per meglio dire con il pretesto degli attentati, gli Stati Uniti sono divenuti una dittatura reale. Il velo di ipocrisia che ricopriva la democrazia solo formale statunitense è definitivamente caduto. 

L’allora amministrazione guidata da Bush figlio approvò il cosiddetto ‘Patriot Act’ una legge dava pieni poteri all’esecutivo, portando praticamente alla legalizzazione ogni abuso. I cittadini non avevano più alcun diritto, potevano essere vessati, arrestati, interrogati, spiati senza alcuna motivazione. Bastava un semplice sospetto. Pure senza fondamento. 

Sullo sfondo di sorveglianza governativa, polizia militarizzata, raid delle squadre SWAT, confisca dei beni, dominio delle élite senza contrasto alcuno, eccessiva criminalizzazione, droni di sorveglianza armati, scanner corporali, perquisizioni, violenza della polizia e atti simili. Il tutto con l’acquiescenza del Congresso, la Casa Bianca e i tribunali. 

I diritti sanciti dalla Costituzione semplicemente cancellati con un colpo di spugna.    

Libertà di parola, diritto di protestare, diritto di contestare illeciti governativi, giusto processo, presunzione di innocenza, diritto all'autodifesa, responsabilità e trasparenza nel governo, privacy, stampa, sovranità, assemblea, integrità fisica, governo rappresentativo: tutto diventava vittima della proclamata guerra al terrorismo. In realtà una guerra mossa contro lo stesso popolo statunitense. 

In effetti, si può dire senza tema di smentita, che dal crollo delle torri l’11 settembre il governo statunitense ha rappresentato una minaccia per la libertà del proprio popolo più grande di qualsiasi organizzazione terroristica, estremista, o potenza straniera ostile. 

Si calcola che mentre negli attentati quasi 3.000 persone hanno perso la vita, il governo degli Stati Uniti e i suoi agenti hanno ammazzato almeno dieci volte quel numero di civili negli Stati Uniti e all'estero dall'11 settembre attraverso le armi utilizzate in maniera avventata dalla polizia, i raid delle squadre SWAT, gli attacchi con i droni e le azioni per sorvegliare il globo, la vendita di armi a nazioni straniere (che spesso cadono nelle mani di terroristi o sono a essi indirettamente dirette) e il fomentare disordini al fine di mantenere i lauti profitti del complesso militare-industriale.

Il popolo statunitense è stato trattato come combattente nemico, spiato, rintracciato, scansionato, perquisito, sottoposto a ogni sorta di intrusione, intimidito, invaso, malmenato, censurato, messo a tacere, sparato, rinchiuso.

Mentre intanto la propaganda lavorava per creare diversivi. Distrarre l’opinione pubblica che non doveva riuscire a comprendere cosa stava avvenendo dietro il pretesto delle guerra al terrorismo. Così sono trascorsi ben 20 anni in stato di emergenza. Adesso poi è arrivato il Covid a prolungare l’emergenza. La guerra contro il popolo può continuare, finanziata con i dollari dei contribuenti e condotta con la ferma determinazione di utilizzare le crisi nazionali, fabbricate o meno, per trasformare il paese in un campo di battaglia. 

Secondo il National Priorities Project presso l’Institute for Policy Studies, dall'11 settembre gli Stati Uniti hanno speso ben 21 trilioni di dollari per "militarizzazione, sorveglianza e repressione". 

Una cifra immensa, spaventosa, scandalosa. Avrebeb potuto essere impiegata per sopperire alle gravi problematiche che affliggono il popolo statunitense. Oltre l’immagine patinata di Hollywood c’è infatti un paese reale dove dilaga la povertà. Il disagio e il degrado delle dipendenze. Crescono in maniera esponenziale i senzatetto. Tanti sono i cosiddetti ‘poor workers’, ossia lavoratori poveri. Proletari che nonostante un impiego non riescono a condurre una vita decente. 

Tutto questo avviene in quel paese che opera come gendarme del mondo e si è autoproclamato guardiano dei diritti umani. Lo stesso paese che a partire dall’11 settembre del 2001 non ha più finto nemmeno di garantirli al proprio popolo quegli stessi diritti umani e quella democrazia che dice di voler esportare, anche con le baionette, nel mondo. 

Fabrizio Verde

Fabrizio Verde

Direttore de l'AntiDiplomatico. Napoletano classe '80

Giornalista di stretta osservanza maradoniana

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