Come la guerra viene trasformata in un business redditizio

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Crisi dei rifugiati, inflazione crescente, carenza di cibo ed energia. Questo è il quadro desolante prodotto dalla crisi in Ucraina, eppure in questa situazione c’è chi festeggia. 

Come rileva il giornalista cinese Xin Ping su Xinhua «dall’altra parte dell’Oceano Atlantico» dalle parti del Pentagono e in K Street (dove hanno sede la maggior parte delle società di lobbying) si sentono stappare incessantemente bottiglie di champagne. 

Perché la guerra è innanzitutto un grande affare per i produttori di armi, il cosiddetto complesso militare-industriale occidentale, statunitense in particolare. 

Basti pensare a questo dato eloquente: dal 2014 ad oggi i soli Stati Uniti hanno fornito alle Forze armate dell'Ucraina (AFU) armi e assistenza militare per un importo di oltre 2,7 miliardi di dollari, di cui oltre 650 milioni di dollari nel 2022. 

A partire dal 21 aprile, due mesi dopo l’inizio dell’operazione militare di Mosca per smilitarizzare e denazificare il regime di Kiev, Lockheed Martin e Northrop Grumman hanno visto i prezzi delle loro azioni aumentare rispettivamente del 25,6% e del 24%, con i principali trafficanti di armi che hanno guadagnato un sacco di soldi dalla guerra. 

In questo contesto è facile capire che «dall’altra parte dell’Oceano Atlantico» non c’è alcun interesse a lavorare per la pace. L’obiettivo è far continuare le ostilità il più a lungo possibile per cercare di fiaccare la Russia e per continuare a fare profitti da capogiro. 

Finora, l'amministrazione Biden ha promesso quasi 3 miliardi di dollari in aiuti militari all'Ucraina, che saranno utilizzati principalmente per acquistare armi e attrezzature tra cui Switchblade UAV, Javelin anticarro Missile e FIM-92 Air Defense Missile (Stinger) dall'esercito statunitense e imprese industriali. Nonostante i colloqui di pace in corso tra Russia e Ucraina, gli Stati Uniti non esitano mai ad alimentare le tensioni ed esagerare sulla necessità di un sostanziale aumento della spesa per la difesa da parte dei paesi europei. Altri grandi accordi sull'assistenza all'Ucraina, per lo più aiuti militari, sono in discussione a Washington, il che significa benefici colossali da riversare nelle tasche dei trafficanti di armi. Gli sforzi dei politici statunitensi saranno sicuramente premiati, spesso sotto forma di generose donazioni politiche. 

Come segnala il giornalista cinese su Xinhua: «È una lunga tradizione negli Stati Uniti che i trafficanti d'armi e la politica collaborino tacitamente. Dalla fine della seconda guerra mondiale, le imprese militari statunitensi, il governo e il Congresso formano una mega alleanza di interessi: il complesso militare-industriale, in cui gli Stati Uniti provocano conflitti in tutto il mondo e i trafficanti d'armi vendono così armi e attrezzature. Il complesso militare-industriale è gradualmente diventato un mostro bellicoso selvaggio che guida gli Stati Uniti lungo il sentiero di guerre senza fine».

Chi c’è dietro l’industria litare statunitense? «Ci sono grandi gruppi finanziari, come il California Financial Group e la First National City Bank che controllano Lockheed Martin e Boeing. Anche Rockefeller, Morgan e altri consorzi tengono in mano imprese militari. Questi consorzi sono importanti finanziatori delle elezioni presidenziali e del Congresso degli Stati Uniti. Secondo una ricerca della Brown University, negli ultimi due decenni, i magnati militari hanno speso ben 2,5 miliardi di dollari in attività di lobbying. A sua volta, il Pentagono ha speso oltre 14 trilioni di dollari per la guerra nel solo Afghanistan, con gran parte del denaro andato ai cinque principali trafficanti di armi: Lockheed Martin, Boeing, General Dynamics, Raytheon e Northrop Grumman. L'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump una volta ha affermato che il Pentagono vuole continuare a fare guerre per mantenere felici gli appaltatori della difesa. Può aver sbagliato molte volte, ma su questo punto ha decisamente ragione».

Vi è poi un fitto scambio di posti e poltrone tra i due settori. Emblematico il caso dell’attuale Segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin, che ha già compiuto il salto per ben due volte, una volta dal ruolo di comandante del comando centrale degli Stati Uniti al consiglio di Raytheon Technologies, e poi di nuovo al Pentagono.  

Da ultimo, ma non per questo meno importante, per i politici statunitensi «guerra significa anche apprezzamento del proprio portafoglio finanziario. Come analizzato da Sludge, almeno 47 membri del Congresso degli Stati Uniti e i loro coniugi detengono azioni per un valore da $ 2 milioni a $ 6,7 milioni in società che sono tra i primi 100 appaltatori della difesa.

La guerra è un grande affare per gli Stati Uniti, come ha affermato chiaramente Peter Kuznick, professore di storia all'Università americana. Dato che il presidente degli Stati Uniti Biden ha firmato un budget record per la difesa di 782 miliardi di dollari lo scorso marzo, chi sarà il beneficiario?». 

Da tali politiche sicuramente non traggono alcun beneficio i popoli. A partire da quello ucraino che gli occidentali dicono di voler difendere, quando in realtà viene utilizzato come carne da macello nella guerra per procura alla Russia. Passando per gli europei che vengono condotti verso la guerra e la miseria da classi politiche completamente succubi degli interessi statunitensi. Così come lo stesso popolo statunitense che in buona parte langue nella miseria più nera e nel degrado.  

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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