Coronavirus, Stampa e televisione: business as usual e nessun sacrificio

Coronavirus, Stampa e televisione: business as usual e nessun sacrificio

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di Francesco Erspamer


In questa emergenza ai cittadini viene chiesto molto e pure alle piccole e medie imprese: sacrifici, limitazioni, soprattutto un improvviso e radicale cambiamento delle loro abitudini. La maggior parte della gente si sta comportando bene; poi c'è la solita percentuale di irresponsabili, tollerati se non esaltati per decenni (cos'altro credete che fossero i rampanti berlusconiani o i vincenti della Leopolda?) e dunque ancora arroganti.

C'è invece un settore al quale non viene chiesto assolutamente nulla e che continua infatti a danneggiare il paese. L'informazione. Stampa e televisioni continuano a diffondere bufale, ad alimentare il panico, a dare visibilità a politici e celebrity palesemente senza idee e angosciati soltanto dalla loro progressiva marginalizzazione. Capisco che dopo trent'anni di sistematica selezione dei peggiori ci sia poco da fare: solo la natura ormai ci libererà di Bruno Vespa, di Lilli Gruber e dei tanti direttori di giornali faziosi e bugiardi. Lo stesso qualcosa va fatto. Non si può permettere a questi personaggi di continuare ad alimentare la paura e lo scoraggiamento, intenzionalmente o per incompetenza, anche nella Rai: una volta si chiamava disfattismo politico ed economico, ed era un reato; ancor prima si chiamava alto tradimento e chi lo commetteva lo si sbatteva in galera.

Nessun quotidiano straniero fa in prima pagina e ogni giorno la conta dei morti nel proprio paese, quasi fosse la classifica aggiornata della serie A: non il New York Times, non il Guardian, non El Paìs, non Le Monde. Anche perché sanno bene che tutto dipende da cosa si conti. I giornali italiani fanno a gara. Ma senza mai cercare di capire se siano dati omogenei a quelli esteri. Per cui ho una domanda facile facile per il Presidente del Consiglio, dal quale dipende l'ISTAT: quanti italiani stanno morendo ogni giorno? Diciamo, nell'ultima settimana? Non di coronavirus: per qualsiasi motivo. Perché la mortalità annuale in Italia è di circa 600mila persone, che fa 1644 al giorno. Per cui se ieri ci sono stati 1989 decessi (1644 ordinari più 345 di coronavirus), ma diciamo anche 1900 per tenere conto delle oscillazioni, allora è giusto dire che l'epidemia fa più di 300 vittime al giorno. Ma se il numero complessivo fosse più basso, allora c'è qualcuno che bara.

Non sto suggerendo che sia così. Sto lamentandomi della mancanza di trasparenza dei dati che i giornali ci propinano senza neanche provare a spiegarli. E siccome non mi fido di loro mi domando cosa ci sia dietro.


PS A esempio di un giornalismo un po' più onesto copio nel primo link un articolo di CNN che confronta la mortalità da coronavirus in Italia e in Corea (dieci volte inferiore) mettendola in relazione con l'età media della popolazione e con il numero di fumatori uomini (l'una e l'altro nettamente più alti in Italia). Forse bisognerebbe tenere conto anche di come viene stabilita la causa dei decessi.

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