Covid-19 e vaccini. L'efficienza israeliana a scapito dei palestinesi

Covid-19 e vaccini. L'efficienza israeliana a scapito dei palestinesi

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Sui media italiani ed esteri, quando si parla di Israele, non solo tutto è concesso in termini di crimini e abusi contro i palestinesi, ma è un coro di lodi sperticate, rappresentato come modello di stato efficiente.

Negli ultimi tempi, da quando un po' in tutto il mondo sono cominciate le campagne di vaccinazione contro il Covid-19, si elogia, qui un esempio, Israele per la sua organizzazione e velocità che ha permesso buona parte dei suoi cittadini di vaccinarsi.

Si omette e si ometterà, però un "piccolo" particolare. Questa campagna di vaccinazione è fatta a danno dei palestinesi che sono esclusi dal farmaco anti Covid-19, soprattutto i medici.

Di seguito, l'articolo inviatoci dall'Ambasciata di Palestina in Italia.

Israele, appellandosi alla carenza di dosi per i propri cittadini, ha rifiutato la richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) di rendere immediatamente disponibili i vaccini Covid-19 per gli operatori sanitari palestinesi, indispensabili se si considera che il virus ha contagiato circa 8.000 operatori medici palestinesi, condizionando la loro capacità di risposta all’epidemia.

Anche se Israele ha fornito i vaccini ai palestinesi che vivono a Gerusalemme Est, nessun cittadino o operatore medico tra i quasi 5 milioni di palestinesi che vivono nella Cisgiordania occupata e a Gaza ha ricevuto la dose vaccinale, lì dove i sistemi sanitari malandati e depauperati stanno lottando per far fronte al crescente carico di lavoro. Gerald Rockenschaub, Capo Missione dell’OMS in Palestina, ha raccontato al quotidiano inglese “The Independent” che Israele si sarebbe rifiutata di collaborare adducendo come scusa la carenza di vaccini per la propria popolazione.

Il rifiuto arriva tra crescenti critiche, avanzate da parte dei gruppi per la difesa dei diritti umani, per la grave disparità tra la distribuzione del vaccino in Israele e in Palestina, considerati gli obblighi legali di Israele in quanto potenza occupante. Israele si è infatti distinta, a livello globale, per la rapidità del suo programma di vaccinazione inaugurato il 20 dicembre, che l’8 gennaio aveva già visto vaccinati 1,7 milioni di Israeliani, ovvero oltre il 18% della popolazione totale.

Appellandosi alla Quarta Convenzione di Ginevra, diverse associazioni per la tutela dei diritti hanno accusato Israele di “discriminazione istituzionalizzata” e di ignorare i suoi obblighi internazionali a garantire che i vaccini Covid-19 siano prontamente, equamente e regolarmente distribuiti ai palestinesi che vivono sotto occupazione. Ciò rientra nella fattispecie degli “abusi sistemici”, ma non sorprende.

Secondo Amnesty International, l’iniqua distribuzione di vaccini “è la migliore dimostrazione di come le vite israeliane siano valutate superiori a quelle palestinesi”. Il comunicato preparato il mese scorso da 18 organizzazioni israeliane, palestinesi e internazionali per la salute e i diritti umani cita in particolare l’articolo 56 della Quarta Convenzione di Ginevra, per cui l’occupante ha il dovere di assicurare “l’adozione e l’applicazione delle misure profilattiche e preventive necessarie per combattere la diffusione di malattie contagiose ed epidemie”.

Un dovere che evidentemente include l’obbligo di fornire sostegno per l’acquisto e la distribuzione di vaccini di qualità alla popolazione palestinese sotto il suo controllo. “La responsabilità di Israele deriva dalla sua prolungata occupazione e dal controllo di quasi tutti gli aspetti della vita nei territori palestinesi occupati”, ha detto Hadas Ziv, responsabile di etica e diritti sociali presso il Physicians for Human Rights Israel. Israele ha occupato i territori palestinesi dal 1967, imponendo successivamente un assedio opprimente su Gaza che dura da 13 anni. A causa di queste restrizioni, il sistema sanitario di Gaza è devastato e soffre di carenze croniche di elettricità così come di medicinali.

A questo proposito, Rockenschaub ha dichiarato che la sua agenzia ha fornito ulteriori 50 posti letto per le unità di terapia intensiva, ma che gli abitanti di Gaza stanno lottando tra la carenza di personale medico e i vetusti sistemi di rifornimento di ossigeno che hanno urgentemente bisogno di essere sostituiti. Come se tutto ciò non bastasse, i palestinesi non dispongono di impianti di refrigerazione sufficienti per conservare i vaccini. Purtroppo, ad eccezione del valico tra Egitto e Gaza, Israele controlla tutti i confini – e di conseguenza tutte le importazioni – nei territori palestinesi.

 

Fonti

http://www.assopacepalestina.org/2021/01/israele-respinge-la-richiesta-delloms-di-vaccini-per-

gli-operatori-sanitari-palestinesi-generando-proteste-per-la-disuguaglianza/

https://www.independent.co.uk/news/world/middle-east/israel-palestine-coronavirus-vaccine-

b1784474.html

http://www.eccpalestine.org/covid-19-in-israele-e-palestina-no-allapartheid-sanitario/

http://www.assopacepalestina.org/2021/01/gli-effetti-catastrofici-dellassedio-di-gaza-lue-deve-

agire-ora-per-fermare-questo-crimine/

 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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