I soldati russi ad Aleppo, salutati come liberatori. Fulvio Scaglione dalla Siria

65788
I soldati russi ad Aleppo, salutati come liberatori. Fulvio Scaglione dalla Siria



di Fulvio Scaglione - Gli Occhi della Guerra
 

Aleppo, 12 gennaio. Ad Aleppo, in questo periodo, si vede in giro un sacco di gente…strana. Nei quartieri Est, dove si è combattuto casa per casa, ci sono i posti di blocco dell’Ypg, le Unità di Protezione Popolare dei curdi del Rojava. Fuori, sulle strade, ecco le postazioni dei volontari sciiti arrivati dall’Afghanistan. In Aleppo Ovest, invece, si notano gli iraniani, in realtà super attenti a non esporsi troppo, e gruppetti di cinesi, che non sono militari e dicono di essere “businessmen”. Mah.

 

E poi, ovviamente, ci sono i russi. Anche se la cosa a molti non piace, i russi sono popolari in Medio Oriente. Ad Aleppo poi, presso la gran parte della popolazione, sono degli eroi, dei fratelloni fedeli arrivati nel momento del massimo bisogno. Io nel 1945 non c’ero ma mi sono fatto l’idea che gli aleppini vedano i soldati russi un po’ come gli italiani vedevano i soldati americani che avevano messo in fuga i nazisti.

 

E infatti. Guccini, nella Locomotiva, diceva che gli “gli eroi son tutti giovani e belli”. Così, per l’aleppino medio dei quartieri Ovest i russi sono tutti alti, biondi e con gli occhi azzurri. Dei veri muzhìk siberiani. Un mito. Ma non è proprio così. Umar, sergente che fa il giro con la sua pattuglia, è di Grozny, capoluogo della Cecenia. E spiega: “Qui siamo tutti ceceni. Due battaglioni, ci diamo il cambio un mese ciascuno”.


I ceceni sono tosti, combattenti dentro, ma non sono propriamente alti e biondi. Però sono in grandissima parte musulmani e questo deve aver contato nella scelta degli alti comandi russi di spedire proprio loro in Medio Oriente.


E com’è, stare qui?


“Be’, a casa si sta meglio. Ma alla fine non è male, la gente ci vuole bene, non è difficile intendersi anche se per lo più ci intendiamo a gesti. Certo, il lavoro da fare è enorme”.


Umar ruota il braccio tutt’intorno. Siamo ad Aleppo Est, ormai in periferia, e le distruzioni sono terrificanti. Jihadisti e ribelli si sono fatti scudo dei grandi condomini popolari e dei loro abitanti, russi e soldati lealisti li hanno inseguiti ovunque senza risparmio di colpi. Il risultato è stato, inevitabilmente, un’altra Gaza, un’altra Grozny, un’altra Fallujah.


Mentre parliamo ecco un’esplosione. Scuote l’aria mentre una nube nera si alza minacciosa dietro i monconi dei palazzi. Una delle tante che si sentono giorno e notte, ma più vicina e forte del solito. “Niente paura”, dice il sergente con una risata, “questi siamo noi”.


In che senso, noi? “I nostri sminatori. Quegli altri, mentre si ritiravano, hanno lasciato un sacco di brutta roba in giro. Nelle case, sotto le macerie, per le strade… Così, prima di ogni altra cosa, spesso anche prima di portare i soccorsi alla gente, bisogna pulire dappertutto. Mine, bombe ed esplosivi li raccogliamo e poi li facciamo saltare. Certo che ne avevano un bel po’, di ‘sta roba”.


È stata dura, la battaglia? “All’inizio sì. Erano asserragliati nella zona dei mercati, un vero labirinto. Inoltre erano lì da anni, avevano avuto il tempo di organizzare le difese, di darsi una struttura, accumulare rifornimenti. Il grosso della resistenza è stato lì. Poi, quando hanno cominciato a cedere terreno e a ripiegare, le cose sono accelerate ed è arrivata la fine. Però si sono ritirati con ordine, non si sono mai davvero sbandati, nonostante le perdite”.


E adesso? “Per me, casa. Il mio mese sta finendo, non vedo l’ora di tornare in famiglia e riposare. Per questa gente, invece, anche se il peggio è passato, non è finita. A pochi chilometri da qui ci sono ancora gruppi armati che tirano razzi sulla città. Speriamo che si possa cominciare presto a ricostruire Aleppo”.



 

ATTENZIONE!

Abbiamo poco tempo per reagire alla dittatura degli algoritmi.
La censura imposta a l'AntiDiplomatico lede un tuo diritto fondamentale.
Rivendica una vera informazione pluralista.
Partecipa alla nostra Lunga Marcia.

oppure effettua una donazione

La resa (incondizionata) di Trump di Loretta Napoleoni La resa (incondizionata) di Trump

La resa (incondizionata) di Trump

Il video di Ocalan: la traduzione completa delle sue parole di Michelangelo Severgnini Il video di Ocalan: la traduzione completa delle sue parole

Il video di Ocalan: la traduzione completa delle sue parole

Medio Oriente: scelta tra caos e riequilibrio internazionale   Una finestra aperta Medio Oriente: scelta tra caos e riequilibrio internazionale

Medio Oriente: scelta tra caos e riequilibrio internazionale

Intelligenza Artificiale e la nuova frontiera del DeepFake di Francesco Santoianni Intelligenza Artificiale e la nuova frontiera del DeepFake

Intelligenza Artificiale e la nuova frontiera del DeepFake

Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione di Raffaella Milandri Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione

Trump 2025: Nativi Americani e Immigrati sotto Pressione

L'intrinseca debolezza dell'Impero americano di Francesco Erspamer  L'intrinseca debolezza dell'Impero americano

L'intrinseca debolezza dell'Impero americano

Marx e l'ecologia Marx e l'ecologia

Marx e l'ecologia

La Gran Bretagna tornerà nell'Unione Europea? di Gao Jian La Gran Bretagna tornerà nell'Unione Europea?

La Gran Bretagna tornerà nell'Unione Europea?

Resistenza e Sobrietà di Alessandro Mariani Resistenza e Sobrietà

Resistenza e Sobrietà

La scuola sulla pelle dei precari di Marco Bonsanto La scuola sulla pelle dei precari

La scuola sulla pelle dei precari

La cena per l'Ucraina: il vertice della spartizione di Giuseppe Giannini La cena per l'Ucraina: il vertice della spartizione

La cena per l'Ucraina: il vertice della spartizione

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente di Gilberto Trombetta Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Vincolo esterno: la condizione necessaria ma non sufficiente

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino di Paolo Pioppi Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

Lavrov e le proposte di tregua del regime ucraino

O si e' contro la Nato o si e' sua complice di Giorgio Cremaschi O si e' contro la Nato o si e' sua complice

O si e' contro la Nato o si e' sua complice

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti