Il fantasma nero di Maastricht non mi fa più paura, ma solo pena

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Il fantasma nero di Maastricht non mi fa più paura, ma solo pena

Di questi tempi, 30 anni fa, si firmava il Trattato di Maastricht.

In quei giorni ero alle prese con una ragazza, io non ancora ventunenne. Non ci feci caso. Per mesi pensai che non ne valesse la pena prestarci attenzione. Poi arrivò l’assassinio di Falcone, l’elezione di Scalfaro, Mani Pulite e l’irrompere nella scena di Ciampi e Amato.

Ci fu la svalutazione della lira, ero a Crotone a fare i bagni, e pensai: ci hanno rovinato per anni.

Non immaginavo per decenni, come fu. E

ro militante delle Rdb, un sindacato di base, a settembre ci fu la manovra monstre di 90 mila miliardi.

Aderii allo sciopero generale delle Rdb di ottobre, andando alla manifestazione di Milano.

Tiboni parlava e paragonava il tutto alla deflazione mussoliniana di De Stefani del 1926. Mi allontanai dal movimento studentesco, non tolleravo che questi studenti non prestassero attenzione a quanto stava succedendo sulle nostre teste.

Allora vigevano i centri sociali e i rave, io me ne andai, studiai e facevo volontariato alle Rdb di Bologna.

Lessi tanti libri e riviste, per informarmi.

Mi laureai nel 1995 con il governo Dini, andai a lavorare in fabbrica, vedevo il disastro intorno a me e la solitudine mia e operaia.

Dimenticati, rimossi.

Ritornai a Milano, aveva vinto la Lega, la Milano del movimento operaio non c’era più, trionfo del crasso piccolo borghese milanese.

Nel 1996 decisi di tornare al sud, ma prima, su invito di un amico, commentai in due puntate radio di Bologna la manovra di Prodi. Dissi che saremmo stati quasi tutti poveri.

Non fui creduto, i conformisti dell’anticonformismo, evidentemente collusi con il Pds bolognese, mi cacciarono dalla radio. Tornai al sud, disoccupato, povero, mi trovarono un lavoro come cameriere, poi un amico, come formatore di commercio internazionale .

Vedevo il fantasma nero di Maastricht sempre più oppressivo, nelle manovre finanziarie, nelle leggi quadro, nelle riforme. Anche l’equo canone abolirono, quanto alla sanità si posero le basi della sua distruzione.

La forza lavoro diventava flessibile, precaria, la deflazione salariale si imponeva  in tutti i livelli. In quegli anni lavoravo come addetto stampa alla Cisl di Crotone, avevo modo di leggere tutti i materiali governativi-concertativi, ne facevo pezzi, poi pubblicati, ma ero una voce fuori dal coro, inascoltata, tranne pochi amici.

Mi fidanzai con Ste, decisi di vivere, spesso andavo a casa sua a Pontecagnano con pranzi e cene formidabili assieme ai futuri suoceri, o a Bologna, dove Ste si stava per laurearsi.

Il quadro era chiaro, tutto ciò che veniva era già stato stabilito nel febbraio 1992.

Centrodestra centrosinistra poco importa, il pilota automatico era sempre lì, pronto a schiacciare i lavoratori italiani. Mi sposai, nacquero i figli, decisi di vivere l’intimità della famiglia. Ovviamente scrivevo, ma era inutile.

Ad un certo punto decisi di non scrivere più.

Dopo due anni un amico mi convince.

Ma a differenza degli anni novanta, negli anni duemila non ero solo, depresso, abbattuto dal fantasma nero di Maastricht, Ste mi invitava ad assaporare le gioie di vita.

Fui stabilizzato, Monti, Renzi, Gentiloni, Conte e Draghi. Quest’ultimo me lo ritrovo dal 1992, ha distrutto l’industria pubblica, ha maciullato la classe operaia, orgoglioso del suo operato.

Ma da un pò di anni l’Ue non mi fa paura, mi fa pena, se penso a quanto sia inutile di fronte a colossi mondiali.

Patetica, una zitella in cerca di marito, pronta ad inchinarsi davanti il padrone americano. Sono sopravvissuto al fantasma nero trentennale di Maastricht, il fascismo delle ultime decadi. Ma non si vede un movimento di liberazione.

Nel frattempo ho scelto di vivere, in luogo dell’invito al morire sociale offerto da Maastricht.

 

P. s. Pasquale Cicalese ha aperto un suo blog Pianocontromercato.it dove raccoglierà tutti gli scritti della sua lunga produzione scientifica. 

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