Il marxismo del XXI secolo e la plurimillenaria cultura cinese

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Il marxismo del XXI secolo e la plurimillenaria cultura cinese

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Pubblichiamo un saggio di approfondimento sul marxismo del XXI° secolo con la cultura cinese da parte degli autori con la nostra cosa editrice di "Il pensiero di Xi Jinping come marxismo del XXI° secolo" (LAD, 2023)




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Integrare il marxismo del XXI secolo con la plurimillenaria cultura cinese progressista


di Daniele Burgio, Massimo Leoni e Roberto Sidoli 

 

Al fine di comprendere un rilevante e nuovo tassello di sviluppo del marxismo del ventunesimo secolo, incentrato sul pensiero di Xi Jinping, serve innanzitutto ricordare che Lenin notò giustamente che in ogni epoca e in ogni popolo sussistono e si riproducono, divise seppur collocate quasi a fianco, due culture alternative: una “cultura democratica e socialista” (Lenin), e l'altra invece di matrice classista.[1]

La più potente e longeva dimostrazione di questa, creativa e “sdoppiata” tesi marxista viene dalla più resiliente e duratura cultura/civilizzazione del pianeta, quella cinese, risalente a più di 5000 anni or sono. Nel libro delle Odi, il più antico canto poetico cinese, con oggetto la multiforme vita del popolo, nelle due parti più antiche risalente al 1000 a.C. si trova una poesia (“Min Lao”) nella quale emerge chiaramente la categoria teorica dello Xiao Kang, ossia della centralità del bene comune e di tutto il popolo.

“Il popolo invero porta un pesante giogo

Ma forse un po’ di conforto (xiaokang) gli potrebbe esser concesso.

Abbiamo a cuore questo centro del regno,

Per assicurare la quiete ai quattro quarti di esso.

Nessuna indulgenza per gli scaltri e gli adulatori

Per ammonire così gli irresponsabili

E per reprimere briganti e oppressori,

Che non temono la luminosa volontà [del Cielo].

E dunque mostriamoci benevoli ai lontani, e prestiamo aiuto ai vicini; —

Instaurando così [il trono del] nostro re.

—Min Lao, poesia tradotta dal sinologo scozzese James Legge”.[2] 

 

Il “centro del regno” risulta dunque il popolo per il cui “conforto” e benessere multilaterale risulta necessario “reprimere briganti e oppressori”, mostrandosi quindi “benevoli” e “donatori di aiuto” con tutti i cinesi, “vicini” o “lontani”.

Si tratta di una precisa selezione di priorità politico-sociali tra collettività e individuo che si integra facilmente nel materialismo storico, come ha notato lo studioso marxista cinese Zhang Yinglong nell'estate del 2023, fornendo pertanto elementi importanti per il processo di costruzione di un nuovo modello di sviluppo a favore dell'intero genere umano. [3]

Assieme allo Xiao Kang, ripreso anche da Meng Tzu (Mencio) e con oggetto una società con prosperità comune, il nocciolo razionale e democratico della plurimillenaria tendenza dell'ideologia cinese orientata verso il popolo trova un'altra sua potente cristallizzazione nella teoria dell'armonia universale, la tianxia: un concetto che emerse in terra cinese circa quattro millenni or sono e assunse una grande importanza attorno al sesto secolo a.C., incentrato sull'autocoscienza della globale interconnessione (come nella “rete di Indra”) delle vite umane e sul miglioramento della comunità mondiale nel suo insieme.

Rispondendo a una serie di domande un collettivo internazionale di ricercatori cinesi denominato Dongshengi ha “sottolineato a tal proposito che durante lo Zhou Orientale (771-256 a.C.), un tumultuoso periodo di continui conflitti interstatuali in Cina, tianxia aveva un significato territoriale; rappresentava un’area territoriale formata da diversi Paesi governati dal “Figlio del Cielo” (??, ti?nz?). Gli antichi cinesi non conoscevano con certezza le dimensioni della tianxia – il territorio dei vari Stati ammontava a meno della metà di quello odierno della Cina – ma non avevano dubbi di trovarsi al centro della civiltà. Antichi documenti che risalgono ai saggi monarchi della dinastia Shang (1600-1066 a.C.) suggeriscono che tianxia non si riferisse solo a un’area territoriale, ma fungesse anche da visione politica per un mondo ideale di armonia tra gli Stati.

Durante la dinastia Zhou (1066-256 a.C.), un periodo di grandi disordini e conflitti militari, la tianxia venne istituzionalizzata mediante la sua trasformazione da visione politica in sistema di governo. Questo sistema è definito da tre elementi: il primo è che il sistema tianxia deve garantire che per tutti gli Stati interessati parteciparvi si traduca in vantaggi superiori rispetto a quelli che avrebbero restando indipendenti. In secondo luogo, il sistema si basa sulla mutua dipendenza e reciprocità tra tutti gli Stati. Infine, il sistema di tianxia deve sviluppare un insieme di interessi, credenze e progetti comuni per garantire il suo carattere di condivisione universale.

Che cos'è il “mandato celeste”?

Sotto la tianxia, il potere politico deriva dal tianming (??, ti?nmìng), un “mandato celeste” o “invocazione di ordine celeste”. Questo mandato, tuttavia, non è né eterno, concesso da Dio, né si basa esclusivamente sulla potenza militare o economica. Durante l’antica dinastia Shang (1600-1066 a.C.), si pensava che questo mandato provenisse dalla volontà del cielo, o "il Dio in cielo" o shangdi (??, shàngdì). Shangdi non era una divinità monoteista ed era legato agli spiriti degli antenati tribali. Dalla dinastia Zhou in poi, questo mandato celeste si incentrò sul popolo, in particolare sulle “aspirazioni condivise del popolo” o minxin (??, mínx?n). Per rivendicare la legittimità politica, un governante deve essersi guadagnato il sostegno del popolo della tianxia. La perdita del minxin è una giustificazione per rivolte e rivoluzioni. L'ascesa e la caduta delle dinastie, facilitate vuoi da ribellioni contadine, vuoi da catastrofi naturali o ammutinamenti militari, sono segni della perdita del mandato celeste, e quindi della legittimità politica dei governanti.

Come differisce dai concetti occidentali di governance la tianxia?

Il sistema tianxia emerge da una storia che si distingue sensibilmente da altri antichi modelli di impero o statualità, come la repubblica greca o lo Stato-nazione europeo. Il sistema greco, ad esempio, incentrato sull’idea di polis, o città-Stato, è un sistema di politica nazionale in cui vi è una netta distinzione tra Stati, tra vita privata e sfera pubblica, e tra individuo e Stato. Al contrario, l’idea di tianxia non ha né un “dentro” né un “fuori”, ma definisce un’inclusività tenuta insieme dal dominio del Figlio del Cielo. Il quadro politico delle civiltà occidentali si basa su una struttura in cui l’individuo è il soggetto politico di base e lo Stato-nazione (spesso definito etnicamente) è la più grande unità politica sovrana. Invece, secondo la filosofia politica cinese, è la famiglia – non l'individuo – l’unità politica più piccola, mentre la tianxia, che trascende il livello dello Stato, è il livello più alto.

Nella concezione di tianxia, ogni individuo si relaziona e ha responsabilità nei confronti di una umanità più grande. Nella tradizione confuciana, l'individuo è messo in risalto principalmente nella preziosa pratica dell'apprendimento e dell'auto-coltivazione al servizio della famiglia, dello Stato e del mondo - una tradizione che è stata incorporata dai comunisti cinesi nella prassi di “critica e autocritica”. La tianxia non venne articolata esclusivamente nella tradizione confuciana, ma si estese ad altre scuole di pensiero cinesi. Ad esempio, Mozi (c.470-391 a.C.) (??, Mòzi), fondatore del Mohismo durante il periodo delle Cento Scuole di Pensiero (????, b?iji? zh?ngmíng), è uno dei filosofi cinesi che ha scritto di più sulla tianxia, usando questa parola più di quattrocento volte nelle sue opere. Testi successivi di Mencio, Xunzi (??, xúnzi) e Han Fei (???, hánf?izi) fecero riferimento all'ideale culturale comune di un territorio unificato con un unico sovrano.

Secondo Confucio, il sistema di tianxia è volontario e non coercitivo. Gli Stati al di fuori della tianxia possono partecipare al sistema se lo ritengono vantaggioso per loro, purché seguano volontariamente le strutture e gli standard del sistema tianxia, ovvero “forme e norme” (??, l?yuè, che letteralmente significa riti e musica). Confucio suggerì che per attrarre le persone che vivono al di fuori del sistema della tianxia si devono soddisfare i bisogni delle persone che ne fanno già parte.

Qual è il ruolo dell’unità multietnica nella tianxia?

Nel 221 a.C., la tianxia venne definitivamente unificata sotto la sovranità di Qin Shi Huang (o “il primo imperatore dell’impero Qin”) (???, qínsh?huáng). La successiva dinastia Han (202 a.C.-220 d.C.), elaborò poi il modello di impero che divenne il prototipo del moderno Stato-nazione cinese, o il progenitore della Cina che conosciamo più di duemila anni dopo. Tuttavia, il concetto di tianxia era nato molto prima di quelle dinastie e non è mai stato inteso come un concetto etnico ristretto incentrato sul “popolo Han”. Oggi il popolo Han - una delle 56 etnie ufficiali della Cina – comprende il 92% della popolazione, ma questa identità è stata un’invenzione dei tempi, poiché le persone hanno iniziato a identificarsi con la dinastia Han “dell’età dell’oro”. Tianxia non è solo un concetto politico definito dai confini degli Stati, ma anche un concetto culturale definito da forme e norme. I gruppi etnici della periferia vengono accolti, ma non sono costretti a seguire quelle forme e norme o a diventare parte del sistema tianxia; essi portano anche innovazioni nel sistema. Questo processo dinamico è continuato per duemila anni e ha plasmato la società multietnica della Cina odierna.

In che modo la tianxia ci aiuta a comprendere la Cina moderna?

Questo concetto di tianxia aiuta a comprendere l’emergere della Cina moderna, che è stata in grado di mantenere una relativa integrità territoriale e resistere alla dissoluzione, nonostante diversità e differenze. Nella prima età moderna del XIX secolo, durante un periodo di continuo declino della dinastia Qing (1644-1911) causato da incursioni imperialiste, signori della guerra e declino economico, molti studiosi cercarono nuove idee per trasformare la società cinese. Il riformatore confuciano Kang Youwei (1858-1927), figura chiave della riforma dei cento giorni (????, b?irì wéix?n) del 1898, prese come riferimento i classici di Confucio. Scrisse il Libro della Grande Unità (???, dàtóng sh?), pubblicato postumo nel 1935, in cui distingueva lo sviluppo del mondo in tre fasi: una fase “incivile”, una fase intermedia o xiaokang (??, xi?ok?ng), e lo stadio finale della grande unità (???, tàipíng shì). Secondo Kang Youwei, che sostenne la restaurazione della monarchia ma rifiutò il modello di stato-nazione occidentale, l’obiettivo più alto era l’abolizione degli Stati e delle disuguaglianze, con la creazione di un mondo comune a tutti (????, ti?nxià wèig?ng).

Sun Yat-sen (1866-1925), padre fondatore della moderna nazione cinese, aiutò a rovesciare l’ultima dinastia imperiale dei Qing con la Rivoluzione Xinhai del 1911. Piuttosto che voltare completamente le spalle alla tradizione confuciana, egli, come già Kang Youwei, promosse la mobilitazione per fondare la Repubblica di Cina sotto la bandiera di “un mondo comune a tutti” (????, ti?nxià wèig?ng) - una nuova interpretazione repubblicana del “principio celeste”. Invece di dissolvere le strutture e le idee delle dinastie imperiali, la transizione dall'impero ad uno stato moderno attinse, modificò e costruì sul passato – da principi confuciani come tianxia ad un governo burocratico centralizzato, e a sistemi di istruzione e di esami meritocratici.

Qual è il rapporto tra marxismo e tianxia?

Con il risveglio della coscienza nazionale, stimolato particolarmente dal movimento antimperialista e antifeudale del 4 maggio del 1919, le idee marxiste fiorirono e ispirarono la formazione del Partito Comunista della Cina e dei movimenti ed organizzazioni di massa associati. Durante la guerra di resistenza contro l'aggressione giapponese, Mao aveva già capito che per mettere radici in Cina il marxismo-leninismo doveva assumere un carattere cinese. In I compiti del partito comunista cinese nel periodo della resistenza al Giappone, (1938), egli scrisse: “La nostra storia nazionale risale a diverse migliaia di anni e ha caratteristiche proprie e innumerevoli tesori. Ma in queste cose noi siamo semplici scolaretti. La Cina contemporanea è cresciuta dalla Cina del passato; siamo marxisti nel nostro approccio storico e non dobbiamo amputare la nostra storia. Dovremmo riassumere la nostra storia da Confucio a Sun Yat-sen e raccogliere questa preziosa eredità” (pubblicato nel 1965). A partire dalla visione di Sun Yat-sen di “Cinque Razze, una Repubblica” – Han, Manciù, Mongoli, Hui, Tibetani – fino all’appello di Mao Zedong per una grande unificazione dei popoli di tutte le etnie nella costituzione della Repubblica Popolare Cinese, si può vedere una chiara connessione con la lunga tradizione di costruzione dello stato basata sull'unità e il governo di tutti sotto il cielo.

Mao Zedong ha anche sottolineato che tutti gli imperi della storia hanno attraversato il ciclo di acquisizione e perdita di tianxia, che ha portato alla loro fine. Per interrompere questo ciclo storico, il PCC dovrebbe agire sotto la guida del marxismo. Nel 1945 Mao sottolineò che “il partito al governo dovrebbe accettare la supervisione del popolo”. Settantasette anni dopo, Xi Jinping ha affermato che il partito al governo dovrebbe costantemente rivoluzionarsi per evitare questo ciclo storico. Secondo Marx, una delle cose fondamentali che distingue la rivoluzione proletaria dalle altre rivoluzioni è il processo di autocritica, con il quale essa si rafforza continuamente. Innovando la teoria di Marx e combinandola con la storia della Cina, il PCC e i suoi leader hanno dato un nuovo significato all’espressione "detenzione della tianxia".

Qual è la rilevanza di tianxia oggi?

Alla fine del 2020, con l’eliminazione della povertà estrema, la Cina è entrata nel periodo dello xiaokang – ovvero di una società moderatamente prospera – uno dei due obiettivi del centenario fissati dal Partito Comunista Cinese. Non è un caso che sia stato scelto il termine confuciano di xiaokang, ovvero l”età della crescente pace. La visione attuale delineata dal governo per la sua politica interna è quella di “prosperità comune” (????, gòngtóng fùyù), quella per il mondo è di “una comunità con un futuro condiviso per l’umanità” (???????, rénlèi mìngyùn gòngtóngt?). Entrambe le visioni hanno forti nessi con lo spirito incarnato dalla visione confuciana – e comunista – di un mondo in grande unità (????, ti?nxià dàtóng). Entrambe le visioni politiche puntano verso un mondo più giusto in cui la ricchezza della tianxia sia condivisa più equamente tra i suoi abitanti, tra Nord e Sud, fra Paesi sviluppati e sottosviluppati, fra ricchi e poveri”.[4]

Stiamo solo iniziando ad esaminare la nuova e affascinante trama di riflessioni teoriche del partito comunista cinese e collocate nel quadro generale della “Seconda integrazione”.

Di che si tratta?

Un rapporto elaborato nel 2023 dall'istituto di ricerca New China Research ha approfondito lo sforzo del partito comunista cinese di “integrare i principi fondamentali del marxismo con la raffinata cultura tradizionale cinese, nota come "Seconda integrazione".  

Il rapporto della New China Research analizza la connotazione e il significato globale della "Seconda integrazione", affermando che l'integrazione apre una nuova frontiera nell'adattare il marxismo al contesto cinese e alle esigenze dei tempi.

La "Seconda integrazione" funge da chiave per sbloccare la comprensione della Cina nella nuova era, fornendo informazioni sulla modernizzazione cinese e un nuovo modello per il progresso umano, secondo il rapporto. Offre anche una prospettiva preziosa per osservare il rapporto tra la Cina e il mondo.

Il concetto è stato introdotto dal presidente Xi Jinping, anche segretario generale del Comitato centrale del PCC e presidente della Commissione militare centrale, nel suo discorso per commemorare il 100° anniversario del PCC il 1° luglio 2021.

Si basa sulla sintesi teorica della "Prima Integrazione" del PCC - integrando i principi fondamentali del marxismo con le realtà specifiche della Cina - che è stata riassunta negli anni '40 e ha guidato con successo la Cina.

Gli esperti della storia del PCC e della cultura tradizionale cinese hanno acclamato la pubblicazione del rapporto intitolato "La 'Seconda integrazione' che trasforma la Cina - Innovazione teorica e pratica nella costruzione della civiltà moderna della nazione cinese".

Il rapporto aiuta a spiegare al mondo perché la Cina possiede un governo e una vitalità così forti e perché è una forza cruciale per mantenere la pace e lo sviluppo nel mondo, afferma Zang Fengyu, preside della Facoltà di Filosofia della Renmin University of China”. [5]

Siamo solo alle fasi iniziali di una nuova tappa nella dinamica di sviluppo del marxismo, su scala sia cinese che mondiale, che coinvolgerà in seguito anche la concezione dell'“età dell'oro” taoista e il “mandato del cielo”.

 

 

[1] V. I. Lenin, “Osservazioni critiche sulla questione nazionale”, par.2 “La cultura nazionale”, ottobre-dicembre 1913

[2] R. Buffagni, “Bene comune e diritti umani liberali”, 20 luglio 2022, in italiaeilmondo.it

[3]  “Il rapporto sulla teoria della seconda integrazione del PCC sbocca la comprensione della Cina, in lantidplomatico.it

[4] “Tianxia – Tutto ciò che è sotto il cielo (spiegato da Dongsheng)”, 6 maggio 2023, in lacittàfutura.it

[5] “Il rapporto sulla teoria...”, op. cit.

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