Immigrati, Mes e banche: il futuro dell'Italia a un bivio storico

Immigrati, Mes e banche: il futuro dell'Italia a un bivio storico

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di Pasquale Cicalese


Come avevamo prospettato Filippo ed io nel 1997 alla Cisl di Crotone (ebbene, si produceva li, nel mentre a sinistra si raccontavano favole), chi ha porti, attracchi, chi ha il Mediterraneo, che ha rapporti con Africa, Medio Oriente e Asia nel Terzo millennio ha una carta da giocare in piu' rispetto all'area anseatica che serviva il mercato americano, entrato in crisi nel 1971 con Nixon e andato avanti con asset inflation  e spese militari.

Come scritto nel libro Piano contro mercato il modello è il 1200 italiano. La Russia sta conquistando le rotte energetiche africane un tempo francesi e americane, li ha bloccati all'est, la Cina pensa a piani espansionistici mondiali con i Bircs e nuova moneta. Sta scoppiando lo scandalo Cia covid e ne vedremo delle belle, in Usa è come se ci fosse la guerra civile, strutture statuali, tranne quelle militari e finanziarie, distrutte. Il futuro è l'Africa assieme all'Asia.

Noi siamo vicini, il sud è vicino, ci saranno smottamenti al nord produttivo per agganciarlo alla Lega Anseatica ma VW ieri ha annunciato un piano di crisi e l'auto elettrica sarà la sua tomba. Ha Amburgo, ma la rotta est è chiusa, la rotta ovest è in crisi, Ucraina come via della seta nemmeno a parlarne, rimane la rotta sud ed est, con Turchia in primis.

L'Italia può giocare un gioco,  ma dobbiamo tutelare il Mediterraneo con  l'Asia e dunque una sorte di accordo con la Cina ci dovrà essere. Abbandonare produzioni a basso valore aggiunto, puntare su Made in Italy di qualità reflazionando settori produttivi e salariali, oltre che commerciali.

Si sta giocando, lo scrive oggi Salerno Aletta, una partita tra immigrati, Mes, Patto di stabilità e banche italiane. La Francia senza l'Africa appare distrutta, la Germania non ha linee di sbocco ed ha produzioni vecchie di 80 anni. Possiamo giocarci la partita. Dialogare con tutti, diplomazia economica, tutela dei settori produttivi e finalmente, dopo 30 anni, ricostruzione dell'apparato statuale, che ci manca, non abbiamo quest'asse, non è piu' funzionante dopo decenni di propaganda contro il pubblico.

E il pubblico, in tutti gli Stati, serve all'apparato industriale e commerciale, oltre che dei servizi. Salerno Aletta ci invita a vedere il futuro. Ebbene, il mio futuro è il 1200 italiano, le Repubbliche marinare, Agusta, Palermo, Gioia Tauro, Salerno, Crotone, Brindisi, Napoli ecc.

Quest'estate, il pomeriggio dopo il lavoro, mi chiamò un alto dirigente multinazionale malese ora in Indonesia. Per affari stava girando il sud. Mi chiamò entusiasta, disse che vedeva una vitalità di comportamenti economici che gli ricordavano l'Asia, un formichio di gente che magari si accontenta di poco ma dedito al business anche con qualità ed efficienza. Ste cose, lui prima sempre per affari era stato al nord, non li vedeva lì, quasi tutti afflosciati, scortesi, poco propensi a servire la clientela.

Questo cambiamento che lui riscontrava lo proiettava in futuro. Infatti dopo un mese ci furono analisi, il sud si stava comportando meglio del nord. Abbiamo pochi immigrati, fame, energia, laureati, gente che ha un mestiere qualsiasi, come in Asia, diceva lui. Tutto ciò succede perché te ne accorgi a leggere i loro quotidiani, le loro interviste, le loro uscite. Sono sempre gli stessi, si interscambiano, specie nelle aziende una volta pubbliche. Quanto ai privati, bocconiani, 40 enni, figli di 60 enni, entrambi non sanno cosa sia il lavoro.

Delegano a  segretari, collaboratori ed intanto vanno avanti per cooptazione mediante i loro locali, i loro ristoranti, i golf club, le assise. Ti accorgi che da decenni in questo paese non c'è cambio di classe dirigente dalle loro interviste, dicono tutti le stesse cose, stesse tiritere, un messa continua pagana delle cose da fare. Quanto al marketing lasciamo perdere, un venditore di folletto di inizio anni Ottanta gli farebbe a tutti le scarpe. E soprattutto, non avendo mai lavorato, mai conquistato il pane, spesso ereditato o preso per cooptazione, negli incontri internazionali, specie con gli asiatici, vengono sbranati, perché quest'ultimi si che hanno fame, una fame millenaria, che li porta ad essere gli scugnizzi del IIII millennio.

La cooptazione, male supremo italiano da 50 anni, specie negli ultimi 30, riguarda economia, banca, media, accademia, magistratura, corpi intermedi, triconfederali. E dunque niente si muove: la cooptazione, non avendo basi di conquiste da fame come avvenne nel dopoguerra con i loro nonni, si basa unicamente in una reggia di Versailles basata sul "vincolo esterno" come dominio neocoloniale sul Paese. E dunque non c'è nemmeno cultura, perché non è tollerato, essendoci unicamente la cooptazione, il dissenso. Una melma, una fogna che continua da decenni. 

Poi c'è l'altro grande delirio della cooptazione europea. Fanno assise internazionali, forum mondiali, incontri bilaterali e producono carta, carta su carta. Gli interlocutori sbalorditi, non sanno che farsene di tutta quella carta, loro abituati alla ciccia. Un mondo ideale, un'utopia in terra trasformata in ridicolaggine nelle assise internazionali. Te ne sei potuto accorgere a partire dal 22 febbraio 2022 quando con la guerra le versioni occidentali, le armi, i finanziamenti venivano ridicolizzati in tutto il mondo. Un mondo a parte, un'altra Versailles, ancora piu' deleteria e fuori dalla storia. E' bastato che la Tunisia non li ascoltasse e abbiamo la crisi di Lampedusa, il Niger caccia i francesi, la Von Der Leyen ridicolizzata quando va all'estero, quanto alla Lagarde meglio non parlarne. Ma se vanno avanti è solo per cooptazione. Anche loro non hanno fame, figli di figli di benestanti ereditieri che vengono sbranati anch'essi da chi ha fame millenaria. E dove vogliamo andare?

Pasquale Cicalese

Pasquale Cicalese

 

Economista. Ha aperto un canale telegram: pianocontromercato
 
 

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