L'agenda politica dietro il "lasciapassare"

L'agenda politica dietro il "lasciapassare"

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Ricapitoliamo.
 
Negli ultimi giorni è successo che:
 
- Parenzo ha incitato i rider a sputare nel cibo dei No Vax;
- una dottoressa ha scritto un post delirante su Facebook con cui invocava campi di concentramento e camere a gas per i ricalcitranti al vaccino;
- Burioni li ha chiamati "sorci" augurandosi per loro gli arresti domiciliari;
- un giornalista di Repubblica ha detto che i soggetti privi di green pass vanno tenuti fuori dai locali pubblici. Al contrario dei cani che meritano senz’altro di entrarci;
- noti (e autoproclamati) democratici che vogliono privare del diritto di voto chi non è vaccinato.
 
Parole in libertà, dirà qualcuno.
 
E no signori. Non è così che funziona.
 
Perché il punto è che qua la stessa parte politica che da anni accusa di fascismo chiunque non aderisca all’ideologia dominante, chiama dittatore populista qualunque capo di Stato non allineato all’agenda globalista e, dietro il paravento di appelli a democrazia e politicamente corretto, invoca “dibattiti sereni”, “toni pacati”, “inclusione”, combatte crociate contro odio e discriminazioni, sta conducendo una violentissima battaglia (nelle parole e nei contenuti) atta ad emarginare dalla società una parte di essa. Premurandosi prima di squalificarla agli occhi dell’opinione pubblica, di farla apparire sub-umana e indegna della convivenza civile, al solo fine di mascherare al meglio l’anti-democraticità del suo operato.
 
E tutto questo per mettere al margine persone, esseri umani (a proposito “stay human” che fine ha fatto?) la cui unica colpa è quella di non voler obbedire ciecamente a leggi ingiuste e imposte, fra l’altro, con metodi dispotici. Di sollevare dubbi (sul ruolo delle multinazionali, sul business dei vaccini, sull’assenza dello Stato nell’implementazione di sanità pubblica e sviluppo di terapie domiciliari e farmacologiche adeguate ecc), di dissentire e proporre alternative. Di rifiutarsi di obbedire ed eseguire un ordine perentorio come fossero soldatini.
 
A proposito di militari, ma ve le ricordate le sentenze dei tribunali che hanno condannato in via definitiva lo Stato italiano per la somministrazione scellerata di vaccini ai suoi soldati? I suoi figli, i suoi eroi, giovani di vent’anni trattati da cavie e morti come cani. Abbandonati dalle istituzioni che difendevano e che per tutta risposta li hanno ricompensati con solerti negazioni, insabbiamenti e omertà. Pur di non ammettere l’ovvio: i vaccini sono certamente utili, ma non sono acqua fresca. E vanno usati con criterio, soprattutto sui giovani. E a maggior ragione se non si conoscono gli effetti a lungo termine di profilassi che vorrebbero difenderli da patologie che non mettono nemmeno lontanamente a rischio la loro vita.
 
Chissà cosa sarebbe successo se avessero potuto obiettare, sollevare dubbi, rifiutarsi. Per Burioni, Parenzo e compagnia cantante sarebbero certamente stati anche loro dei vili, dei topi di fogna che meritano di veder sputato il loro cibo. Ma sarebbero ancora vivi. E i loro figli non sarebbero orfani.
 
Ecco la partita è tutta qui.
 
Fra chi rivendica il sacrosanto diritto di dubitare. Di non fidarsi di Stati autocratici servi del libero mercato e multinazionali senza scrupoli che mettono il profitto, o qualche interesse generale tutto da dimostrare, davanti alla vita umana. E nonostante sostengano il contrario a parole e con campagne pubblicitarie con parole al miele. E chi, al contrario, in virtù di una presunta superiorità etica e morale si erge non solo a censore ma a pubblico insultatore dell’altro, del diverso. Diverso per il solo fatto di non voler accettare una verità preconfezionata da un mondo distorto, corrotto e malato, per puro spirito di auto-conservazione.
 
Io, a prescindere dalle scelte private e personalissime che posso o non posso fare, sto empaticamente e politicamente con i primi. E non con chi fa dell’argumentum ab auctoritate un metodo di governo e lo spaccia pure per democratico. Non posso farci nulla. Il mondo, la società, i rapporti di forza fra governanti e governati li ho sempre concepiti in questo modo, da quando ho letto Sofocle. È così continuerò a fare, voi chiamatemi pure come volete.
 
P.S. L'Accademia della Crusca ha sollevato critiche circa l’uso della parola “green pass" (“anglicismo infelice, equivoco e polisemico”) cui preferire “certificato vaccinale” o “passaporto vaccinale”. Ma forse c’è una parola ancora più calzante che si potrebbe usare efficacemente: “lasciapassare".
Così magari, chi ha un minimo di memoria storica, si rende precisamente conto di che cosa stiamo parlando. Buona domenica.

Antonio Di Siena

Antonio Di Siena

Direttore editoriale della LAD edizioni. Avvocato, blogger e autore di "Memorandum. Una moderna tragedia greca" 

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