"Le primarie del partito più grande dell’America Latina", intervista esclusiva a Julio Cesar León Heredia

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"Le primarie del partito più grande dell’America Latina", intervista esclusiva a Julio Cesar León Heredia

Alla conferenza stampa di presentazione delle primarie Psuv, condotta da Diosdado Cabello, abbiamo intervistato Julio Cesar León Heredia, vicepresidente di Organizzazione del Psuv e governatore di Yaracuy, anch’egli presente al tavolo, insieme alla deputata Tania Diaz e a Rodbexa Poleo, vicepresidente del partito per la gioventù.

Perché queste primarie, qual è lo spirito che ha ispirato la decisione?

C’è senza dubbio un elemento di carattere qualitativo nel quale si evidenziano due grandi valori: il primo ha a che vedere con la volontà di dare una dimostrazione di profonda coerenza con la democrazia partecipativa e protagonista, giacché a decidere è la base del nostro partito, che conta oltre 7.200.000 militanti, e che partecipa in maniera diretta. Al contempo si dà spazio alla gioventù, anche a chi non ha l’età per votare, ma nel partito ha un ruolo protagonista e che in questo modo non solo ha voce ma anche voto, facoltà di scegliere i propri rappresentanti. I quadri proposti devono rispondere a tre condizioni: in primo luogo la qualità rivoluzionaria, l’impegno etico e morale in base ai valori stabiliti nello statuto del nostro partito, poi l’efficacia rivoluzionaria nell’accompagnare il nostro presidente Nicolas Maduro nella gestione del territorio in tutti gli ambiti, locali e regionali, che si presentano al voto. Un terzo elemento, partecipativo e protagonista, è quello della corresponsabilità. Un principio costituzionale che il presidente Maduro ha assunto con questo grande esercito, il partito più grande dell’America Latina, chiamando ogni militante alla corresponsabilità in questo processo elettorale. Abbiamo attivato tutti i meccanismi per evitare la presenza di possibili elementi coercitivi. Si tratta di un processo elettorale totalmente segreto, nel quale ognuno può decidere liberamente, sia nella fase di postulazione che in quella di appoggio. Un altro elemento importante che dobbiamo evidenziale ha a che vedere con la rivoluzione femminista, posta da Chávez e continuata da Maduro, che ha cambiato la visione maschilista dominante prima della costituzione del 1999. Questo processo è stato concepito in modo da garantire la totale parità di genere. Si deve sempre candidare e poi appoggiare una donna e un uomo. Si tratta dunque di un processo inedito che non solo amplifica la voce del popolo, ma ci prepara per la sfida del 21 novembre. La nostra militanza sa che l’opposizione vuole accumulare forze per organizzare il referendum revocatorio contro il presidente. Per questo è importante intendere questa corresponsabilità della democrazia partecipata e protagonista che è nelle mani del popolo fatto partito.

In cosa consiste la fase di appoggio?

È uno dei due momenti del voto, dopo la formazione dell’assemblea che ha il compito di stilare il regolamento e verificare il quorum, stabilito in un minimo di 40. Il capo dell’assemblea, che è il leader della Ubch chiede chi siano le persone postulate, e si stila una lista segreta. Quindi si chiede all’assemblea di esprimere, mediante una scheda di appoggio, le preferenze rispetto alla lista dei candidati e delle candidate. C’è un protocollo in cui si presentano i nomi e un altro in cui si appoggiano i nomi, un atto di postulazione e uno di appoggio dei nomi ordinati per ordine alfabetico e per numero, non per nome. E si emettono tre protocolli per ognuna delle elezioni di novembre, governatori, sindaci e deputati regionali, uno dei quali va direttamente al centro di conteggio nazionale. Qualunque tentativo di frode, verrebbe rilevato immediatamente.

Si possono dunque escludere infiltrazioni?

Sì, non ci sono possibilità, il livello di organizzazione è straordinario. Abbiamo un registro generale di 7.000.900.000 iscritti 7.200.000 hanno diritto a votare. La base-dati del partito viene incrociata con quella del registro elettorale, qualunque partito può sollecitare al Cne i dati da cui sorgono i quaderni elettorali. Anche per questo, mentre inizialmente pensavamo che si dovesse esibire al seggio il carnet del partito, poi abbiamo ritenuto sufficiente la carta d’identità. Quella dell’8 agosto, quando si confronteranno i candidati alle primarie, sarà invece aperta, tutti possono partecipare, votando per i pre-candidati del partito.

 

Essere donna e militante non significa avere una coscienza di genere. E, d’altro canto, la base non sempre è formata come invece lo sono le dirigenti femministe del Partito. Con questo entusiasmo “basista”, non c’è il rischio di un ritorno indietro sul tema?

Noi vogliamo in primo luogo garantire la parità di genere, una rappresentazione paritaria fra uomini e donne, e in ogni modo nell’espressione del voto viene valutata la qualità del quadro politico. Tieni conto che l’80% della direzione della Rete di articolazione e azione politica (Raas), delle Ubch e delle strade, è costituito da donne.

Queste primarie si svolgono in un delicato momento di passaggio della rivoluzione, qual è la tua lettura?

Siamo in una fase complessa nella quale per far fronte ai rinnovati all’attacchi dell’imperialismo e vincere dobbiamo ribadire e rilanciare due aspetti fondamentali della rivoluzione: l’alta coscienza della nostra militanza e l’alto livello di organizzazione. Due elementi impostati da Chavez e approfonditi da Maduro. La struttura del Psuv non è solo finalizzata alle elezioni, ma muove un poderoso livello di organizzazione popolare per garantire la difesa integrale della nazione nei sette ambiti previsti dalla Raas: che vanno dal piano economico a quello politico, da quello sociale a quello culturale, territoriale e militare, attraversati da una prospettiva di genere. Se manteniamo alti questi due aspetti, il livello di coscienza e quello dell’organizzazione, il popolo non sarà mai vinto.

Ti ricandiderai a governatore?

Non credo di dover essere io a propormi. Qui si usa molto un’espressione che dice: tutto quel che respira, aspira. Un rivoluzionario o una rivoluzionaria con un alto livello di coscienza come dev’essere, deve però avere come massima aspirazione quella di essere utile, in qualunque ruolo si necessiti che stia. Già lo diceva Bolivar e questo oggi è più valido che mai nel Bicentenario della Battaglia di Carabobo che ha permesso al Libertador di dare l’indipendenza al Venezuela e contribuire a quella di altri 5 paesi. A decidere come e dove potrò essere utile, sarà la volontà della base e quella del partito, che guida il processo rivoluzionario.

Geraldina Colotti

Geraldina Colotti

Giornalista e scrittrice, cura la versione italiana del mensile di politica internazionale Le Monde diplomatique. Esperta di America Latina, scrive per diversi quotidiani e riviste internazionali. È corrispondente per l’Europa di Resumen Latinoamericano e del Cuatro F, la rivista del Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV). Fa parte della segreteria internazionale del Consejo Nacional y Internacional de la comunicación Popular (CONAICOP), delle Brigate Internazionali della Comunicazione Solidale (BRICS-PSUV), della Rete Europea di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana e della Rete degli Intellettuali in difesa dell’Umanità.

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