Maduro e la Resistenza Bolivariana: sfide e prospettive in un contesto geopolitico ostile
La recente manovra di una sempre più disperata estrema destra venezuelana, culminata il 6 gennaio con la visita di Edmundo González Urrutia alla Casa Bianca, rappresenta un nuovo capitolo nell'agenda di destabilizzazione promossa da Washington contro la Repubblica Bolivariana del Venezuela. Questo episodio s'inserisce in un contesto geopolitico segnato da ingerenze straniere, strategie di destabilizzazione e tentativi di sabotaggio economico orchestrati da reti internazionali vicine al fascismo che hanno come obiettivo quello di gettare Caracas nel caos per procedere alla spoliazione del paese.
La strategia della destabilizzazione: continuità tra Biden e Trump?
La presenza di González Urrutia in quel di Washington, accompagnato da figure come David Smolansky e Miguel Pizarro, sottolinea il persistente impegno delle élite statunitensi nel promuovere piani violenti contro Caracas. Le recenti riunioni con presidenti a fine mandato come Joe Biden e Luis Lacalle Pou, insieme al nuovo presidente argentino Javier Milei, dimostrano una continuità nell'approccio interventista. Questi leader condividono posizioni favorevoli alle politiche sioniste di Israele, consolidando un'alleanza ideologica che si basa sul sostegno a piani eversivi.
La domanda centrale è se il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca rafforzerà questa strategia. Durante il suo primo mandato, Trump ha sostenuto apertamente Juan Guaidó come "presidente ad interim" del Venezuela, imponendo sanzioni economiche devastanti. Tuttavia, la presidenza Biden non ha abbandonato questa linea, mantenendo restrizioni economiche e riconoscendo il cosiddetto "Guaidó 2.0". Il secondo mandato di Trump potrebbe accentuare ulteriormente la pressione, sfruttando la retorica di "restaurazione della democrazia" per giustificare nuove manovre economiche e politiche.
Le reti internazionali e il saccheggio economico
Il coinvolgimento di think tank come il Wilson Center e l'Atlantic Council – come evidenzia teleSUR - dimostra l'influenza delle istituzioni statunitensi nella creazione di narrative destabilizzanti. Smolansky e Pizarro, legati a queste reti, sono stati protagonisti di azioni che hanno sottratto risorse vitali al Venezuela, come la confisca della società petrolifera Citgo e delle riserve auree presso il Banco d'Inghilterra. Inoltre, lo scandalo legato alla compagnia Monómeros in Colombia ha ulteriormente evidenziato la complicità tra l'opposizione venezuelana e le élite economiche internazionali.
Le perdite stimate, superiori ai 230 miliardi di dollari, testimoniano come le sanzioni e i sequestri abbiano contribuito a indurre una grave crisi economica in Venezuela. Da cui tra l’altro il paese sta uscendo brillantemente nonostante sia ancora gravato da sanzioni draconiane. Questo quadro si intreccia con le accuse di coinvolgimento in reti di narcotraffico, come dimostrano le indagini su Rafael Tudares Bracho, parente di González Urrutia, collegato ad attività illecite attraverso la società AguaExport Latam LLC.
L'Esequibo e la difesa della sovranità
Uno degli aspetti più critici di questa strategia è stato il tentativo di frammentare la sovranità venezuelana sul territorio dell'Esequibo. La cospirazione con Exxon Mobil e l'utilizzo di gruppi paramilitari colombiani, come i Los Rastrojos, evidenzia la volontà di utilizzare pretesti umanitari per mascherare interventi militari e saccheggi economici. In un territorio su cui ricadono le mire statunitensi perché ricco di risorse naturali e per la sua rilevanza geopolitica.
La Resistenza Bolivariana: Maduro e il sostegno popolare
Nonostante queste aggressioni, il governo di Nicolás Maduro ha dimostrato una straordinaria capacità di resistenza, mantenendo la stabilità istituzionale e il sostegno popolare. Il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV) ha consolidato la sua leadership grazie a politiche sociali mirate, programmi di welfare e una forte identità nazionale. Oltre a offrire un modello di democrazia che travalica gli angusti confini del liberalismo occidentale.
L'appoggio internazionale di alleati come Russia, Cina e Iran ha contribuito a rafforzare la resistenza economica e politica del Venezuela. Inoltre, la mobilitazione popolare ha rappresentato un baluardo contro i tentativi di golpe e interventi stranieri.
Quale futuro per il Venezuela?
Il Venezuela continua a rappresentare un simbolo di resistenza contro l'imperialismo e la destabilizzazione. Con l’imminente ritorno di Donald Trump alla presidenza, la Rivoluzione Bolivariana dovrà affrontare nuove sfide. Tuttavia, la coesione interna e il sostegno popolare a Maduro suggeriscono che Caracas rimarrà un bastione di sovranità e autodeterminazione.
L'esperienza venezuelana ci ricorda che la lotta per l'indipendenza politica ed economica richiede non solo resistenza interna, ma anche solidarietà internazionale contro le manovre egemoniche che minacciano la pace globale.
Da questo punto di vista il Venezuela è in una botte di ferro: il blocco multipolare in ascesa è ben determinato a offrire sostegno morale e materiale a Caracas nella sua eroica lotta contro l’impero statunitense e i suoi stupidi vassalli.