Pepe Escobar - Il laboratorio di Kazan e gli ostacoli da affrontare per il mondo "multi-nodale"

Il laboratorio di Kazan ha delineato diverse road map geoeconomiche e sta prendendo in seria considerazione gli inevitabili ostacoli

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Pepe Escobar - Il laboratorio di Kazan e gli ostacoli da affrontare per il mondo "multi-nodale"

 

di Pepe Escobar – Strategic Culture

[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]

 

 

Avremo bisogno di settimane, mesi, anni per comprendere appieno l'enormità di ciò che è avvenuto a Kazan durante il vertice annuale dei BRICS sotto la presidenza russa.

Per il momento, teniamo a mente la definizione più appropriata di BRICS come laboratorio del futuro: questo laboratorio, contro probabilità quasi insormontabili, è attivamente impegnato nella creazione di un Mondo Sovrano Armonico e Multi-Nodale.

Naturalmente le sfide sono immense. Nella sua valutazione post-BRICS, affrontando il tema della sostenibilità delle catene di approvvigionamento, il viceministro degli Esteri Sergey Ryabkov – lo sherpa russo di punta per tutto l'anno, con una performance impeccabile – ha sottolineato “l'inaccettabilità delle illegittime sanzioni unilaterali applicate dal gruppo occidentale contro molti membri dei BRICS, collegando le sanzioni all'agenda sul clima e ai diritti umani”.

Questo è solo uno dei numerosi argomenti di contestazione che i BRICS insistono sulla necessità di affrontare nell'ambito di una – possibile? – riforma profonda dell'attuale sistema di relazioni internazionali.

La Dichiarazione di Kazan, estremamente dettagliata – e piuttosto cortese – nel delineare tutto ciò che deve essere riformato, potrebbe non essere stata abbastanza incisiva da placare la rabbia crescente e i timori perenni espressi senza sosta dalla Maggioranza Globale.

Le critiche al fatto che la Dichiarazione di Kazan, per molti aspetti, non faccia altro che replicare i bla bla argentati del G7 e del G20 (il cui vertice, che si terrà il mese prossimo a Rio, è in realtà dirottato dal G7) proseguono.

Per una serie di ragioni, tra cui i disaccordi interni, i BRICS – definiti dal Presidente Putin non un gruppo “anti-occidentale” ma “non-occidentale” – stanno procedendo con estrema cautela per non inimicarsi direttamente quel pericoloso animale messo all'angolo che è l'Idra dell'“ordine internazionale basato sulle regole”.

La Dichiarazione di Kazan non è un documento rivoluzionario; è piuttosto una lettera di intenti per tutto il Sud globale.

Non va contro la “governance globale” e il “ruolo centrale dell'ONU” – per quanto l'ONU sia stato ridotto a un guscio vuoto, costretto dai suoi loschi accordi con il Forum economico mondiale (WEF), l'OMS e la NATO.

Non è in contrasto con il ruolo guida del FMI nella finanza globale.

Non è in contrasto con l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite – rielaborata dal WEF e dalla banda di Davos – per uno sviluppo sostenibile sostenuto da nebulosi “azionisti”, un eufemismo per Big Pharma, Big Tech e Big Banking.

Non va contro l'OMS e il suo “ruolo centrale di coordinamento” nel consolidare il “sistema internazionale di prevenzione, preparazione e risposta alle pandemie” – come se la prossima pandemia pre-pianificata/prevista fosse dietro l'angolo.

E non è in contrasto con il temuto Patto per il futuro delle Nazioni Unite, che è essenzialmente l'attuazione pian piano del Grande Reset scritto a Davos.

 

Il laboratorio passa a testare i modelli senza sosta

Ciò che deve essere esaminato d'ora in poi è il processo “del diavolo nei dettagli” di stabilire i fatti sul terreno – come il Presidente Putin a Kazan che ha suggerito una nuova piattaforma di finanziamento dei BRICS che bypassa il FMI e la Banca Mondiale. Ecco cosa significa in pratica creare un sistema post-Bretton Woods.

La strada è ancora lunga. Kazan è solo la stazione di partenza del viaggio. Quando il treno ad alta velocità BRICS+ arriverà a destinazione – gli attuali 9, più l'Arabia Saudita ancora indecisa, più i 13 nuovi partner – sarà imperativo formare un segretariato BRICS e sviluppare una politica congiunta e integrata di Sviluppo Economico, Commercio e Difesa.

E poi, sicuramente nel prossimo decennio, i BRICS potrebbero finalmente accordarsi su una Nuova Valuta di Riserva – che potrebbe essere chiamata valuta virtuale dei BRICS -, del tutto simile al meccanismo SDR (Diritti Speciali di Prelievo) del FMI, ma totalmente indipendente dal FMI e dal dollaro statunitense: una valuta basata sulla media ponderata delle valute di tutti i Paesi BRICS.

Yaroslav Lissovolik è stato un analista di punta dell'evoluzione dei BRICS nell'ultimo decennio. Durante un pranzo di lavoro a Mosca, quasi sei anni fa, mi ha presentato in modo conciso la sua idea di creare una valuta BRICS chiamata 5R – allora basata su rublo, renminbi, real, rupia e rand.

Lissovolik ha notato come i BRICS a Kazan abbiano espresso il loro sostegno all'OMC “come nucleo di un sistema commerciale multilaterale basato su regole” (traduzione: per il momento, non si agita la barca).

I BRICS hanno anche espresso il loro sostegno al FMI “che è al centro della rete di sicurezza finanziaria globale dell'economia mondiale” – chiedendo al contempo di “espandere la quota e la rappresentanza del Sud globale” (che cadrà su orecchie sorde degli egemoni). Il BRICS sostiene anche il G20 (vediamo cosa accadrà in pratica al vertice di Rio il mese prossimo).

Per quanto riguarda la NDB – la banca dei BRICS con sede a Shanghai – è qui che si dovrebbe agire. Lissovolik ha notato come i BRICS stiano facendo le mosse giuste: chiedendo un maggiore utilizzo da parte della NDB delle valute nazionali (per il momento è un misero meno del 30%); e incitandola ad attrarre più membri e a finanziare più progetti in tutto il Sud Globale.

Per quanto riguarda il Contingency Reserve Arrangement (CRA) dei BRICS, Lissovolik osserva giustamente che c'è ancora troppo da fare. Il CRA, come sottolineato nella dichiarazione congiunta dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali dei BRICS rilasciata una settimana prima di Kazan, offre sostegno finanziario “nei periodi di crisi della bilancia dei pagamenti e salvaguarda la loro stabilità economica”. Quello che i BRICS devono fare, in fretta, è incorporare tutte le valute dei 9 membri nel paniere.

Infine c'è il Santo Graal: i regolamenti transfrontalieri. Come ho esaminato qui – e come era evidente a Kazan – i BRICS sono ancora nella fase di discussione e sperimentazione dei modelli. Ora sono tutti sul tavolo – e alcuni saranno testati nei prossimi mesi.

Lissovolik ha indicato tre “binari” che dovrebbero accelerare il più possibile: la liberalizzazione del commercio (in corso), la moneta unica BRICS (ancora lontana) e la “cooperazione tra le Banche Centrali delle economie BRICS nell'ambito dell'interoperabilità del CBDC” (il Ministero delle Finanze russo è in vantaggio su tutti; si attendono progressi a breve).

 

Benvenuti nella Nuova Via della Seta Nord-Sud dei BRICS

Le grandi scoperte dei BRICS riguardano la geoeconomia – e ruotano tutte intorno ai corridoi di connettività.

Primo fra tutti, il Corridoio Internazionale di Trasporto Nord-Sud (INTSC): multimodale (nave, ferrovia, strada); lungo 7.200 km; attraversa l'Eurasia, collegando di fatto il Baltico – e l'Artico – attraverso il Caspio con il Golfo Persico e l'Oceano Indiano.

Dal punto di vista strategico, l'INTSC non solo collega i tre principali BRICS – Russia, Iran e India – ma, più avanti, anche Armenia, Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turchia, Ucraina (dopo la guerra), Bielorussia, Oman e Siria, con la Bulgaria come membro osservatore. L'INSTC avrà tre assi principali: Occidentale (Russia-Azerbaigian-Iran); transcaspico (attraverso i porti russi di Astrakhan e Makhachkala); e orientale (Russia-Kazakistan-Turkmenistan-Iran su rotaia).

Chiamiamola la Nuova Via della Seta Nord-Sud dei BRICS. Non c'è da stupirsi che Putin a Kazan abbia indicato l'INTSC – insieme alla Via della Seta Artica (questa è la denominazione cinese) – come i due principali corridoi di collegamento in via di sviluppo del futuro. L'INTSC consentirà un transito merci di soli 15-24 giorni, rispetto ai 45-60 giorni del Canale di Suez.

Poi c'è il corridoio di trasporto est-ovest, che comprende Russia, Cina, Mongolia, Corea del Nord e Kazakistan, basato principalmente sulla ferrovia transiberiana lunga 10.000 km, che sarà presto potenziata. E naturalmente la Via della Steppa della Mongolia, progettata dieci anni fa e destinata a includere una superstrada Russia-Cina lunga 997 km.

Al di sopra di tutti e tre questi corridoi, la Russia vuole dare forma a una variante: un Corridoio di Trasporto dell'Eurasia Centrale dalla Russia alla Mongolia e allo Xinjiang in Cina, potenziando di fatto la Trans-Mongolia Railway, una diramazione della Trans-Siberiana che parte dalla Russia nei pressi di Ulan-Ude, nelle terre dei Buriati.

La Rotta del Mare del Nord – la terminologia russa per la Via della Seta Artica – sta facendo impazzire la sfera della NATO e il suo Consiglio Nordico, che sono prevedibilmente molto indietro rispetto a Mosca nello sviluppo delle infrastrutture artiche e ossessionati solo dalla militarizzazione.

Putin non ha smesso di sottolineare la spinta federale russa per la costruzione/potenziamento di aeroporti, porti e difese aeree nell'Artico, nonché il sorprendente aumento delle dimensioni – e della portata – della flotta russa di rompighiaccio nucleari e diesel, oltre al lancio di sistemi di monitoraggio dell'Artico basati sullo spazio.

Ultimo ma non meno importante, i partner BRICS della Russia sono stati fortemente incoraggiati a partecipare a progetti di cooperazione economica e scientifica in tutto l'Artico.

Quindi, in poche parole, il laboratorio di Kazan ha delineato diverse road map geoeconomiche e sta prendendo seriamente in considerazione gli inevitabili ostacoli. Ciò che conta è che il treno ad alta velocità ha già lasciato la stazione di Kazan; ora si tratta solo di prendere una velocità inesorabile e irreversibile.

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