Perché il 'Corriere' vuole una sinistra ancora più prona al sistema?

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Perché il 'Corriere' vuole una sinistra ancora più prona al sistema?

Oggi Di Vico si è guadagnato la pagnotta, oltre che la gratitudine dei padroni, con un fondo sul Corriere in cui mescola sapientemente menzogne e retorica politicamente corretta, attaccando l’incapacità delle sinistre di garantire un minimo di consenso e legittimità al sistema.

Ma come, vi chiederete, questa gente non è ancora soddisfatta di tutte le abiure perpetrate negli ultimi decenni da una sinistra totalmente prona ai dettati della Ue e delle sue regole ordoliberali, delle lobby finanziarie e industriali, degli Usa e della Nato?

No perché, da un lato, costoro cominciano a rendersi conto che questi voltafaccia le hanno tolto credibilità nei confronti di quegli strati sociali che un tempo erano la sua base elettorale, sindacale e politica, per cui viene a mancare quella funzione storica che la sinistra ha sistematicamente svolto negli ultimi decenni, cioè far digerire alle classi subalterne i sacrifici che di volta il volta la razza padrona esigeva dai propri sudditi; dall’altro lato, temono che, per recuperare un minimo di credibilità, inscenino qualche  riconoscimento simbolico (vedi lo sciopero generale indetto da CGIL e Uil) del fatto che esiste ancora il conflitto capitale/lavoro.

Eh no, cari signori, li bacchetta Di Vico, il vostro compito non è agitare questo fantasma, di cui si deve a ogni costo dichiarare la fine definitiva, bensì dire che sì, il conflitto esiste ancora (negarlo sarebbe difficile, con milioni di disoccupati, di ricacciati sotto la soglia della povertà e privati dei diritti sociali e ora financo del diritto civile di manifestare la propria incazzatura, per tacere della crescita vertiginosa delle disuguaglianze), ma oggi quello fra capitale e lavoro viene dopo i conflitti generazionali, di genere, i problemi ambientali.

Occupatevi di questi che sono i “veri” problemi (evidentemente Di Vico finge di ignorare che giovani, donne e ambiente sono i primi a pagare il fio del rafforzamento dei rapporti di forza del capitale ai danni del lavoro).

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