Quale credibilità può avere l'UE che nel 2016 ha concesso deficit di bilancio alla Francia «perché è la Francia» e oggi boccia l'Italia?
di Fabrizio Verde
«Il Def a prima vista sembra costituire una deviazione significativa dal percorso di bilancio indicato dal Consiglio Ue il che è motivo di seria preoccupazione», scrivono il vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e il titolare agli Affari Economici Pierre Moscovici. Per poi aggiungere: «Chiediamo alle autorità italiane di assicurare che la manovra sia in linea con le regole fiscali comuni" della zona euro».
Dunque un vero e proprio ultimatum lanciato al governo italiano che prevede con la prossima manovra finanziaria di fare dei timidi passi in direzione contraria al neoliberismo imperante da oltre vent’anni a Roma così come nelle principali capitali europee.
Il Def aveva già ricevuto la scomunica di Jean-Claud Juncker, presidente della Commissione Ue. «L'Italia si allontana dagli obiettivi di bilancio che abbiamo approvato insieme a livello europeo».
A questo punto verrebbe da chiedersi se si tratta proprio dello stesso Jean-Claud Juncker che allorquando fu la Francia - vero Moscovici? - ad andare oltre i limiti imposti da Bruxelles non ebbe nulla da obiettare.
Alla domanda sul perché la Commissione, in diverse occasioni, avesse chiuso un occhio sulle infrazioni francesi, Juncker ammise candidamente in un'intervista alla tv del Senato transalpino che lo fece «perché è la Francia». Insomma, una sorta di riadattamento di una famosa battuta del Marchese del Grillo.
«Conosco bene la Francia, i suoi riflessi, le sue reazioni interne, le sue molteplici sfaccettature», disse Juncker, aggiungendo poi che le regole fiscali non dovrebbero essere applicate «alla cieca».
A questo punto la domanda sorge spontanea: alla Francia fu permesso di fare deficit «perché è la Francia», l’Italia viene bocciata perché è l’Italia?