Quando gli Stati Uniti diffusero la peste suina africana a Cuba

Quando gli Stati Uniti diffusero la peste suina africana a Cuba

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In quest’epoca segnata dalla pandemia, lo scoppio del Covid-19 che ha fortemente segnato le vite di noi tutti, si parla insistentemente nonostante la carenza di evidenze, del nuovo coronavirus come di un’arma biologica sfuggita da un laboratorio cinese per errore o peggio ancora con dolo per attaccare l’occidente. Sono gli Stati Uniti a battere su questo tasto nell’evidente tentativo di screditare la Repubblica Popolare Cinese agli occhi del mondo. 

Quegli stessi Stati Uniti che disseminano i propri laboratori biologici per mondo, senza fornire alcune informazione circa gli esperimenti, gli studi e le armi biologiche sviluppate in questi laboratori segreti. 

Gli stessi Stati Uniti che al contrario di chi accusano, hanno utilizzato gli attacchi biologici per colpire altri paesi. Come fecero contro Cuba, quando l’isola fu vittima di un attacco batteriologico: gli Stati Uniti diffusero a Cuba il virus della peste suina africana. Come racconta questo articolo del quotidiano Granma

Sebbene la nota pubblicata il 23 giugno 1971 rivelasse la comparsa di un'epidemia aggressiva di peste suina africana nella provincia dell'Avana, i primi casi di suini malati erano già comparsi nel municipio di Boyeros dalla fine di maggio.

Quando gli specialisti dell'Istituto di medicina veterinaria controllarono i focolai rilevati in situ, rimasero sorpresi nello scoprire che gli effetti della malattia dei suini erano anormali.

In brevissimo tempo il virus si era diffuso ad altri comuni limitrofi e il 17 giugno la malattia venne rilevata in un allevamento Bauta, capace di uccidere le sue vittime in sole 48 ore.

Immediatamente il governo, gli scienziati, le autorità sanitarie insieme alla popolazione, iniziarono a mobilitarsi per affrontare e fermare la diffusione del batterio che minacciava di diffondersi in tutto il Paese se non fossero state prese con urgenza le misure adeguate.

A quel tempo, la dott.ssa Rosa Elena Simeón Negrín lavorava nel laboratorio di virologia del Centro nazionale per la salute agricola (CENSA) ed era responsabile delle indagini per controllare la peste suina africana e scoprire la causa dell'evidente e grave aggressione biologica contro la nostra nazione. 

Una delle prime misure che il team di scienziati raccomandò fu quella di dichiarare in quarantena sanitaria un'area intorno ai focolai rilevati, come indicato nella nota pubblicata il 25 giugno:

TRA L'AVANA E PINAR DEL RIO VIENE ISTITUITA UNA STRISCIA DI SICUREZZA SANITARIA COME MISURA PER CONTROLLARE L’EPIDEMIA DI PESTE SUINA AFRICANA

Tutti i i maiali compresi in quel territorio verranno raccolti e macellati.
«Una striscia di sicurezza larga quattro chilometri, che si estenderà da Cabañas a Majana, nella zona di confine tra L'Avana e Pinar del Río, ha cominciato a essere istituita nelle prime ore di oggi, come misura di controllo sanitario contro l'epidemia di peste suina».

«La misura prevede la raccolta e la macellazione di tutti i suini compresi nel suddetto territorio, sia del settore statale che privato, che garantirà l'isolamento della massa suina di Pinar del Río, che non è stata colpita dalla malattia. Questa misura di protezione creerà un corridoio largo quattro chilometri, che dividerà il territorio da nord a sud, al fine di evitare il più possibile la circolazione della malattia».

«Diversi fattori politici e amministrativi hanno iniziato questa mattina a unire gli sforzi per raccogliere i suini e trasferirli in macelli autorizzati, dove vengono osservate rigide misure sanitarie. I maiali nel settore privato vengono raccolti tramite acquisto dai loro proprietari».

Molti anni dopo, la dottoressa Simeón raccontò a Granma della sua partecipazione allo sradicamento della peste suina africana dal territorio cubano.

«Quando l'epidemia di peste suina africana si manifestò in un'azienda dell'Avana nel 1971, Rosa Elena era in prima linea nell'équipe che - consigliata per la prima volta da esperti sovietici - aveva il compito di diagnosticare l'epidemia e guidare le misure per combatterla. Le strutture aziendali furono disinfettate e messe in quarantena. Bisognava macellare mezzo milione di capi di bestiame suino. Quindi, una volta che i siti di riproduzione sono stati liberi dal virus, si è proceduto al ripopolamento.

«La dottoressa Simeón spiega che il virus che ha causato la peste suina africana è considerato quello con la “più alta patogenicità” nei suini, e per la prima volta viene individuato nel continente americano». 

«Durante la campagna per il controllo e l'eradicazione del male, Rosa Elena si barricava come una ‘guerrigliera’ nei suoi laboratori. Trascorreva giorno e notte ggrappata senza sosta ai microscopi, analizzando dati provenienti da tutto il Paese, verificandoli, meditando...».

Fino a quando non scoprirono due ceppi virali isolati in uccelli migratori morti che appartenevano al virus della peste suina africana. In seguito giunsero alla conclusione che questo specifico germe di maiale era stato adattato artificialmente per "trasportarlo" tramite gli uccelli, e avvertirono che questo risultato scientifico poteva essere raggiunto solo intenzionalmente e con raffinate tecniche di ingegneria genetica e biotecnologia.

Questa teoria veniva confermato nel seguente dispaccio: 

«Il 9 gennaio 1977, un cablogramma dell'agenzia di stampa UPI di Washington riportava: ‘Una fonte non identificata della CIA ha rivelato a Newsday che all'inizio del 1971 gli era stato consegnato un container contenente virus a Fort Gulick, base dell'esercito degli Stati Uniti nell’area del Canale di Panama, utilizzata anche dalla CIA, e che è stato portato su un peschereccio ad agenti che operavano clandestinamente a Cuba’». 

«Era la prima volta che la malattia si manifestava nell'emisfero occidentale». 

Due nuovi ceppi di peste suina africana modificati in laboratorio, molto diversi dai precedenti, sono comparsi nel 1979 nella città di Caimanera, molto vicino alla base navale di Guantanamo. In quell'occasione furono macellati 296.537 suini per controllare ed eliminare la malattia.

Nella causa del popolo cubano contro il governo degli Stati Uniti si denuncia:

«Nel maggio 1979 il consigliere del Primo Viceministro del Ministero dello Zucchero, Orlando Argudín López, agente ‘Rolando’ degli Organi di Sicurezza dello Stato, si incontrò a Parigi con un ufficiale della CIA che si faceva chiamare ‘Bernardo’, di cui era colpito dal modo in cui si riferiva ai mezzi che stavano usando contro Cuba, comprese le malattie che erano state introdotte per attaccare persone e animali. ‘Rolando’ ha ricordato che l'ufficiale della CIA era ottimista sui risultati che sperava di ottenere da queste azioni. Nell'ottobre dello stesso anno, l'assistente di volo della compagnia aerea cubana Ignacio Rodríguez-Mena Castrillón, agente ‘Isidro’ —uno dei cubani che la CIA credeva di aver reclutato nel 1966—si incontrò all'hotel Sideral di Madrid, con un altro Ufficiale della CIA che si faceva chiamare ‘Nicolás’, che era interessato a scoprire se gli aerei cubani trasportavano pesticidi e altri prodotti per combattere la peste suina».

Inaugurando la 68a Conferenza Mondiale dell'Unione Interparlamentare, il 15 settembre 1981 al Centro Congressi dell'Avana, Fidel denunciò che il governo degli Stati Uniti stava usando armi biologiche per attaccare Cuba e aggiunse che negli ultimi tre anni aveva introdotto cinque parassiti o malattie, e tra questi mali menzionò ancora la peste suina.

Per controllare e debellare questi attacchi batteriologici, Cuba ha dovuto investire numerose risorse finanziarie, materiali e umane e il paese ha subito un'enorme perdita della massa suina per il sostentamento della popolazione.

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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