Scandalo Burisma: pestato in carcere un testimone chiave delle interferenze di Biden sul regime di Kiev

Scandalo Burisma: pestato in carcere un testimone chiave delle interferenze di Biden sul regime di Kiev

I nostri articoli saranno gratuiti per sempre. Il tuo contributo fa la differenza: preserva la libera informazione. L'ANTIDIPLOMATICO SEI ANCHE TU!


di Clara Statello per l'AntiDiplomatico

E’ stato pestato in carcere Aleksandr Dubinsky, parlamentare della Verkhovna Rada, legato all’oligarca Kolomoisky. Era stato arrestato perché testimone scomodo nel caso Shokin, che fa tremare la Casa Bianca. I legali del deputato affermano che qualcuno sia direttamente interessato alla sua eliminazione fisica.

Gli episodi di violenza contro Dubinsky sono due. In base a quanto riferito dai suoi avvocati, la sera del 30 novembre 2023 è stato improvvisamente trasferito in una cella con altri prigionieri, dove è stato picchiato per la prima volta. La notte successiva è stato trasferito in un’altra cella, dove è stato percosso per due ore.

"Ieri, verso le 21, sono stato trasferito in un'altra cella. Lì mi hanno preso a calci dall'1 alle 3 di notte, mi sentivo come se avessi una costola rotta. Avevo un grosso ematoma”, ha scritto in una nota riportata dalla rivista ucraina Strana.

Dubinsky ha inoltre rivelato che gli è stato detto chiaramente il motivo per cui è stato picchiato: “stai parlando troppo, sai chi ti ha chiuso qui e sai da dove viene”.

Restano ignoti gli aggressori. È stata chiamata un'ambulanza che ha accertato ematomi multipli, oltre a una sospetta frattura costale, secondo quanto riferiscono i legali.

“I colpi sono stati inferti su tutto il corpo. Hanno cercato di picchiarlo senza lasciare tracce, ma considerando il numero dei colpi e il fatto che sono stati inferti contemporaneamente da 5-6 persone, ci sono ancora tracce: un livido sopra l'occhio destro, un ematoma sulle costole, che indica una frattura costale”, dice in un commento a Strana l'avvocato  Ruslan Gladky, che ha confermato l'autenticità della sua nota sul pestaggio nel centro di custodia cautelare. 

I legali ritengono che esista un pericolo reale per la salute e una minaccia per la vita del deputato popolare ucraino. Le aggressioni sono state denunciate alla direzione del carcere, che però nega l’accaduto. Neanche la polizia conferma il pestaggio e l’ambulanza rifiuta di consegnare i referti agli avvocati di Dubinsky.

Testimone scomodo del caso Shokin

Nel momento in cui l’SBU gli ha notificato l’incriminazione per aver tentato di recarsi illegalmente all’estero, il 3 agosto, Dubinsky ha dichiarato di essere perseguitato per la diffusione di documenti compromettenti relativi al caso Shokin.

"Il regime di Zelensky-Ermak mi perseguita perché ho testimoniato alla NABU nel caso dell'ex deputato del popolo Andriy Derkach, sospettato di alto tradimento per aver pubblicato le telefonate tra Poroshenko e Biden. Durante le perquisizioni, tutto ciò che interessava agli investigatori erano i miei telefoni cellulari e i miei computer sui quali cercavano copie della mia testimonianza davanti agli investigatori della NABU sulle registrazioni di Derkach", ha detto Dubinsky.                   

I nastri delle conversazioni erano stati pubblicati nell'estate 2020 dal deputato Andriy Derkach. Riguardavano degli scambi risalenti al 2016, quando Biden era vice presidente degli Stati Uniti e Poroshenko guidava Bankova. Biden aveva posto la rimozione del procuratore come condizione per l’emissione di un miliardo di dollari in favore di Kiev. Secondo Shokin, che poco dopo venne sostituito, l’ordine era volto ad impedire le sue indagini sugli affari di Burisma, la società energetica ucraina. Hunter Biden, figlio dell’attuale presidente, ha fatto parte del board dal 2014 al 2019.

L'episodio ha generato clamore negli Stati Uniti poiché è stato reso pubblico nella campagna presidenziale americana del 2020 e considerato un’interferenza elettorale in favore di Donald Trump.

Nel 2021 Dubinsky è stato sottoposto a sanzioni statunitensi insieme a Derkach per la sua partecipazione alla rete di influenza, ed espulso dal partito "Servitore  del Popolo".


Le ammissioni di Biden

Le pressioni finanziarie di Washington su Poroshenko per la rimozione di Shokin ci furono davvero. E’ stato lo stesso Biden a vantarsene:

"Ho detto: 'No, non lo farò, non ti daremo il miliardo di dollari’. Mi ha risposto: "Non hai autorità. Non sei il presidente. Il presidente ha detto””Chiamalo'", aveva detto Biden durante un evento del gennaio 2018 ospitato dal Council on Foreign Relations. "Ho detto: 'Te lo dico, non riceverai il miliardo di dollari.'"

"L’ho guardato e ho detto: 'Me ne andrò tra sei ore. Se il pubblico ministero non viene licenziato, non avrete i soldi'. Ebbene, figlio di putt@na, è stato licenziato. E hanno messo al suo posto qualcuno che all'epoca era valido”.

Poroshenko nega che il licenziamento dell’ex procuratore sia stato un’ingerenza esterna. La motivazione ufficiale è la lotta alla corruzione. Ma Shokin continua ad accusare l’ex presidente e Washington di essere stato rimosso per il timore che le sue indagini toccassero il figlio del capo della Casa Bianca. Biden, invece, ha più volte assicurato di non aver mai favorito la posizione di Hunter.


 Il caso Burisma e il regime di Kiev

E’ interessante la ricostruzione riportata da Strana delle conseguenze del conflitto tra Trump e Biden sul governo di Kiev. Poco dopo il suo insediamento a Bankova, Zelensky iniziò a ricevere pressioni da Trump per far ripartire le indagini su Burisma. La società, di proprietà dell’ex ministro ai tempi di Viktor Yanukovich, Nikolai Zlochevsky, era sotto indagine per corruzione. Si ritiene che Hunter Biden venne assunto per allontanare i guai giudiziari. Questa versione risulterebbe confermata da Shokin nel 2019. Trump avrebbe voluto trarre un vantaggio nella competizione elettorale, da un eventuale coinvolgimento del figlio dell’avversario in uno scandalo internazionale di corruzione.

Kiev esitò ad assecondare le richieste di Trump e la squadra del presidente si spaccò. Igor Kolomoisky e i suoi uomini, tra cui Derkach e Dubinsky, intendevano assecondare Trump. Invece l’allora procuratore generale Ruslan Ryaboshapka e il segretario del Consiglio di sicurezza e difesa nazionale Alexander Danilyuk, che erano vicini alle strutture occidentali, si opposero all’assistenza a Trump.

Zelensky esitava, ma alla fine decise di assumere una posizione neutrale: non aiutare né Trump né i suoi avversari. Dopo la vittoria di Trump, Bankova non ha avuto alcun problema a scegliere la parte con cui schierarsi.

Questa ricostruzione spiega sia uno dei motivi della caduta in disgrazia di Kolomoisky sia gli attriti tra i repubblicani e il governo di Zelensky.


Un regalo per gli Stati Uniti

Da metà novembre Dubinsky è detenuto senza processo con l’accusa di tradimento. Secondo l’SBU è un agente del Cremlino che risponde al nominativo di “Pinocchio”. La sua missione sarebbe stata quella di screditare l’Ucraina a livello internazionale e rovinare i rapporti tra Kiev e Washington.

E’ rinchiuso nel centro di detenzione preventiva (SIZO) Lukyanovsky. Mentre personalità del rango Kolomoisky e Shufrich sono detenuti in carcere per VIP, il deputato si trova in un centro per detenuti comuni e prigionieri politici. Difatti, al suo ingresso è stato condotto nella cella 247, la stessa in cui era stato rinchiuso il leader comunista Aleksandr Kononovich. Non sono state specificate nel dettaglio le condizioni di detenzione.  

In una delle sue prime dichiarazioni dal carcere ha detto che il suo arresto era stato un regalo agli americani alla vigilia della visita del capo dell'ufficio presidenziale Andrei Yermak negli Stati Uniti, poiché Dubinsky è soggetto a sanzioni americane in un caso di "interferenza elettorale" su dalla parte di Trump.

Dubinsky non è l’unico parlamentare detenuto. Sono almeno 8 i deputati finiti in carcere, tra cui Nestor Shufrych, Viktor Medvedchuk, Renat Kuzmin, Aleksandr Pomomaryov e Oleg Voloshyn.

Quando Mario Monti parla di "sacrifici".... di Fabrizio Verde Quando Mario Monti parla di "sacrifici"....

Quando Mario Monti parla di "sacrifici"....

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi di Giovanna Nigi "11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

"11 BERSAGLI" di Giovanna Nigi

Armi ad Israele: a che gioco sta giocando Washington? di Giacomo Gabellini Armi ad Israele: a che gioco sta giocando Washington?

Armi ad Israele: a che gioco sta giocando Washington?

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri di Savino Balzano L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

L'austerità di Bruxelles e la repressione come spettri

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia di Alberto Fazolo Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Ucraina. Il vero motivo di rottura tra Italia e Francia

Quando il bonus è un malus di Giuseppe Giannini Quando il bonus è un malus

Quando il bonus è un malus

Toti e quei reati "a fin di bene" di Antonio Di Siena Toti e quei reati "a fin di bene"

Toti e quei reati "a fin di bene"

Il Piano Mattei (o di quelli che lo hanno ucciso?) di Gilberto Trombetta Il Piano Mattei (o di quelli che lo hanno ucciso?)

Il Piano Mattei (o di quelli che lo hanno ucciso?)

Gli ultimi dati del commercio estero cinese di Pasquale Cicalese Gli ultimi dati del commercio estero cinese

Gli ultimi dati del commercio estero cinese

Il Premio Pullitzer e il mondo al contrario di Andrea Puccio Il Premio Pullitzer e il mondo al contrario

Il Premio Pullitzer e il mondo al contrario

La foglia di Fico di  Leo Essen La foglia di Fico

La foglia di Fico

Lenin fuori dalla retorica di Paolo Pioppi Lenin fuori dalla retorica

Lenin fuori dalla retorica

La Siberia al centro di nuovi equilibri geopolitici? di Paolo Arigotti La Siberia al centro di nuovi equilibri geopolitici?

La Siberia al centro di nuovi equilibri geopolitici?

Disuguaglianze inaccettabili di Michele Blanco Disuguaglianze inaccettabili

Disuguaglianze inaccettabili

Registrati alla nostra newsletter

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti i nostri aggiornamenti