Schiavi in cambio di petrolio illegale. Appello per “L’Urlo”: il film che nessuno osa trasmettere

Schiavi in cambio di petrolio illegale. Appello per “L’Urlo”: il film che nessuno osa trasmettere

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Nel giugno del 2018, oltre 3 anni fa ormai, scoprii un metodo basato sulla geo-localizzazione che mi permette da allora di entrare in contatto con persone che abbiano accesso a internet da un dato luogo geografico. Fu così che nel giro di poche settimane mi trovai in contatto con centinaia di migranti-schiavi in Libia.

Alcuni mesi più tardi diedi vita al progetto “Exodus - fuga dalla Libia”, di cui questa rubrica ne raccoglie il lascito, per pubblicare tutto il materiale che andavo raccogliendo.

I messaggi vocali ricevuti sul mio telefono, le foto e i video, insomma tutto quanto è stato raccontato da questa marea di gente è stato pubblicato sui canali del progetto:

https://vimeo.com/exoduslibya

https://soundcloud.com/exodus-escapefromlibya

https://www.facebook.com/exodusescapefromlibya

 

La stampa nazionale e internazionale, le radio e le televisioni, hanno ripreso saltuariamente questo materiale in questi 3 anni, spesso estrapolando solo alcuni fatti indubitabili presenti nei racconti della gente in Libia, tralasciando quelli più scomodi.

 

Der Spiegel

https://www.spiegel.de/international/europe/libya-refugees-suffer-as-civil-war-rages-on-a-1266032.html

Russia Today

https://rtd.rt.com/films/desperate-straits-refugee-crisis-in-italy/

L’Espresso

https://espresso.repubblica.it/opinioni/l-antitaliano/2019/02/20/news/saviano-prigionieri-libia-1.331844

Corriere della sera

https://www.corriere.it/opinioni/21_aprile_07/libia-lettera-aperta-draghi-sull-equivoco-guardia-costiera-6114a64a-97b5-11eb-b3c4-d1c4be2a345c.shtml

Corriere della sera (online)

https://www.corriere.it/video-articoli/2020/04/18/libia-peggio-virus-l-appello-video-migranti-riaprite-vie-d-uscita-legali/c01a7e5e-7fcd-11ea-8804-717fbf79e066.shtml

Artè

https://www.arte.tv/fr/videos/088812-000-A/exodus-voix-des-migrants-en-libye/

Die Welt

https://www.welt.de/politik/plus197536357/Fluechtlinge-im-Mittelmeer-Naechste-Schiffskatastrophe-vor-Libyen.html

Internazionale

https://www.internazionale.it/notizie/khalifa-abo-khraisse-2/2019/09/03/voci-migranti

Quarta Repubblica

https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/quartarepubblica/puntata-del-15-marzo_F310754101001101

Panorama
https://www.panorama.it/abbonati/Inchieste/migranti-ong

 

 

GENESI DEL FILM

 

Nel febbraio del 2019 ricevetti una proposta per la realizzazione di un film su questa storia. Accettai in qualità di autore e regista, dato che questo è ciò che so fare meglio. Le riprese si sono svolte tra Italia e Tunisia nel corso di quell’anno e sono state integrate con i video girati con il cellulare dai migranti-schiavi in Libia ricevuti nel frattempo.

Nel corso del 2020 e del 2021 diverse circostanze hanno frenato, se non proprio ostacolato, la post-produzione del film. Una volta terminato, alcuni mesi fa, il film si è visto chiudere tutte le porte dei festival e delle televisioni. La verità che emerge da questo film è davvero così scomoda?

 

INTIMIDAZIONI E MINACCE

 

Oggi posso dire che questo film esiste e si chiama “L’Urlo” e spero che almeno chi legge questo articolo avrà presto la possibilità di vederlo. Ma questo non dipende solo da me.

Nel corso della realizzazione del film ho ricevuto pressioni e qualche volta minacce. Le stesse persone che hanno lavorato con me hanno dimostrato a tratti un comportamento ambiguo e usato toni intimidatori. Mi è stato più volte chiesto di tagliare il film qui e là.

L’idea di sdoganare il frutto di questa esperienza all’interno di un contesto mainstream attraverso la realizzazione di un film penso sia ormai definitivamente tramontata, nella testa dei produttori anzitutto.

E questo non perché il film non valga quel palcoscenico, al di là della qualità che ognuno potrà presto spero giudicare, dal momento che quel palcoscenico lo valgono certamente le cose raccontate nel film.

Non credo di essere eccessivo se affermo che il potenziale delle cose raccontate nel film può riscrivere da solo 10 anni di narrazione sulla migrazione dall’Africa. Non per merito mio, ma per merito di chi in questo film parla.

Se vogliamo il segreto è stato molto semplice: rendere i migranti-schiavi soggetto politico, lasciare che siano loro a definire la propria condizione e a determinarla attraverso il linguaggio anzitutto e attraverso le soluzioni da prendere poi.

Questo ha sconvolto e terrorizzato i paladini della migrazione italiani ed europei, che hanno fatto terra bruciata intorno a chi scrive e hanno ostacolato la diffusione di queste voci. La filosofia del “refugee welcome” frana infatti rumorosamente ad ogni parola di questo film perché emerge come quella solidarietà sia fittizia, anzi spesso complice. 

 

SCHIAVI IN CAMBIO DI PETROLIO ILLEGALE

L’Europa non è stata più una destinazione per gli Africani negli ultimi 10 anni, ma si è trasformata in esca, in strumento di raggiro, in miraggio mortale. Soltanto 2/70 dei migranti-schiavi presenti in Libia ogni anno raggiungono l’Europa via mare, gli altri 68 rimangono schiavi in Libia e chiedono di tornare a casa, ma sono in trappola. Questo è il cardine del sistema di oppressione: 700.000 migranti-schiavi nelle mani delle milizie come forza lavoro non retribuita, ossia sottoposti a regime di schiavitù, scambiati con petrolio illegale. Ossia il nostro silenzio comprato con il petrolio illegale che a partire dalle privatizzazioni nel settore degli idrocarburi varate dal governo Monti nel 2012 viene immesso in Italia. 

Puntare il faro sull’esigua minoranza “salvata” in mare è un’altra tecnica comunicativa per mettere fuori fuoco il cuore della questione.

Costruire una narrazione basata sulla speranza e la solidarietà qui in Europa ha prodotto solo fumo negli occhi per non vedere come l’impunità di cui godono le milizie di Tripoli sul terreno non mira solamente allo sfruttamento dei lavoratori africani, ma soprattutto al saccheggio del petrolio libico. E' questo petrolio venduto illegalmente a Italia e Turchia a tenere in piedi il sistema di potere responsabile della migrazione dall’Africa. Responsabile, perché chi si trova in Libia oggi è in gran maggioranza un giovane africano che ha lasciato ignaro il proprio Paese adescato dalle mafie africane che poi lo hanno rivenduto ai libici. E ora vuole tornare a casa, ma non può. E nessuno lo deve sapere.

 

IL FILM E’ ORA PUBBLICO

Il 29 ottobre scorso ho proiettato per la prima volta pubblicamente “L’Urlo” in un cinema nella piccola città di Crema. E’ stata un’anteprima, una fuga in avanti per dimostrare che questo film esiste, nonostante 2 anni di pressioni e porte sbarrate, di censura preventiva e di guardiani della soglia sparsi neanche tanto segretamente qui e là.

A questo link è possibile vedere il dibattito che ne è seguito.

 

 

 

 

Ora posso solo rivolgere un appello a tutti coloro che pensano che la Verità sia ancora un punto di caduta oggettivo su fatti inconfutabili e non il riflesso di ciò che il sistema ordina che sia.

Rivolgo un appello a chi crede che la tossicità della narrazione di guerra dell’UE e della NATO, con il seguito di truppe colorate che inscenano la pantomima di un finto dissenso, sia ormai giunta ad un livello insopportabile.

Mi rivolgo a voi lettori e lettrici pertanto perché sono convinto che in questo film venga detto e mostrato a sufficienza per ribaltare il tavolo di discussione su questo argomento, la migrazione dall’Africa.

Mi rivolgo a voi perché nelle storie raccontate in questo film, dai diretti interessati, si trova la chiave per smontare il concetto di “comunicazione degli esperti”. In queste storie gli “esperti” finiscono tutti gambe all’aria, smentiti punto per punto dai diretti interessati, quella materia informe definita “migranti” che invece in questo lavoro diventa una moltitudine di lavoratori in stato di schiavitù che desiderano scardinare le strutture di oppressione almeno tanto quanto noi.

Mi rivolgo a voi perché in queste storie, concetti come “l’ineluttabilità della migrazione” vengono smentiti dagli interessati che per primi non si rassegnano a considerare l’Africa un posto da cui fuggire, ma che una volta caduti in schiavitù cercano una liberazione più dalle catene della narrazione globale che da quelle dei libici.

E mi rivolgo a voi perché so che in questo momento si avrebbe tanto bisogno di una boccata d’ossigeno, di battere un colpo solenne su uno dei campi di battaglia più frequentati negli ultimi 10 anni, e cominciare a far scricchiolare tutta la macchina da guerra che si è scagliata contro i lavoratori europei e di quei Paesi dove l’Europa esporta guerra e oppressione.

Questo film è uno strumento, ma la vittoria può essere solo collettiva.

 

UNA PROIEZIONE A ROMA A DICEMBRE

 

Il prossimo 24 dicembre si dovrebbero tenere nuove elezioni in Libia dopo le ultime del 2014. Il potere usurpatore insediato a Tripoli dalla NATO e dall’UE vacilla, povero del consenso della gente. In tutti i modi i Fratelli Musulmani stanno cercando di annullare le elezioni o almeno di pilotarle, mentre d’altro canto minacciano di difendere Tripoli con le armi qualora vincitore delle elezioni sia qualche candidato estraneo al loro potere.

Per questo motivo credo che il momento sia adesso. Vorrei che questo film fosse proiettato a Roma nelle settimane precedenti al 24 dicembre.

Non ci saranno festival né televisioni ad organizzare questa proiezione. Nemmeno agenzie di distribuzione con le quali, a prescindere, la produzione non intende stringere accordi per non correre il rischio che qualcuno si accorga di questo film.

Pertanto ho bisogno del vostro aiuto. Servirà una sala per la proiezione e un coordinamento stampa, qualche fondo e soprattutto la volontà politica di concederci una vittoria su un tema importante. Una volta tanto.

 

Restiamo in contatto: 

michelangelosevergnini@gmail.com

https://www.facebook.com/lurlothescream

Michelangelo Severgnini

Michelangelo Severgnini

Regista indipendente, esperto di Medioriente e Nord Africa, musicista. Ha vissuto per un decennio a Istanbul. Ora dalle sponde siciliane anima il progetto "Exodus" in contatto con centinaia di persone in Libia. Di prossima uscita il film "L'Urlo"

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