Studio ISS. Solo il 3,5% (166 pazienti su 4738) sono morti esclusivamente di Covid in Italia

Studio ISS. Solo il 3,5% (166 pazienti su 4738) sono morti esclusivamente di Covid in Italia

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Quanti sono in Italia i morti di Covid-19 che non avevano nessun’altra patologia concomitante? Uno studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità, su un campione di 36.806 pazienti deceduti e positivi all’infezione da SARS-CoV-2 in Italia, ha determinato che sono 168 pazienti su 4738. 

 

Cove scrive l’ISS nello studio “complessivamente, 168 pazienti (3,5% del campione) presentavano 0 patologie, 631 (13,3%) presentavano 1 patologia, 928 (19,6%) presentavano 2 patologie e 3011 (63,6%) presentavano 3 o più patologie. Prima del ricovero in ospedale, il 22% dei pazienti deceduti SARS-CoV-2 positivi seguiva una terapia con ACE-inibitori e il 14% una terapia con Sartani (bloccanti del recettore per l'angiotensina). Nelle donne (n=1780) il numero medio di patologie osservate è di 3,6 (mediana 3, Deviazione Standard 2,0); negli uomini (n=2958) il numero medio di patologie osservate è di 3,4 (mediana 3, Deviazione Standard 2,0)”.

 

Qual è invece l’età media dei pazienti deceduti e positivi al Covid? “L’età media dei pazienti deceduti e positivi a SARS-CoV-2 è 80 anni (mediana 82, range 0-109, Range InterQuartile - IQR 74-88). Le donne sono 15.719 (42,7%). L’età mediana dei pazienti deceduti positivi a SARS-CoV-2 è più alta di 30 anni rispetto a quella dei pazienti che hanno contratto l’infezione (età mediane: pazienti deceduti 82 anni – pazienti con infezione 52 anni). Le donne decedute dopo aver contratto infezione da SARS-CoV-2 hanno un’età più alta rispetto agli uomini (età mediane: donne 85 – uomini 79)”.

 

Per quanto riguarda le diagnosi di ricovero, nel 91% circa dei casi queste erano compatibili con il Covid-19. “Nel 91,1% delle diagnosi di ricovero erano menzionate condizioni (per esempio polmonite, insufficienza respiratoria) o sintomi (per esempio, febbre, dispnea, tosse) compatibili con COVID-19. In 387 casi (8,9% casi) la diagnosi di ricovero non era da correlarsi all’infezione”. L’ISS specifica inoltre che in “57 casi la diagnosi di ricovero riguardava esclusivamente patologie neoplastiche, in 131 casi patologie cardiovascolari (per esempio infarto miocardico acuto-IMA, scompenso cardiaco, ictus), in 52 casi patologie gastrointestinali (per esempio colecistite, perforazione intestinale, occlusione intestinale, cirrosi), in 147 casi altre patologie”. 

 

Quali sono invece le terapie maggiormente utilizzate in ospedale sui pazienti ricoverati? “La terapia antibiotica è stata comunemente utilizzata nel corso del ricovero (86,5% dei casi), meno usata quella antivirale (57,6%), più raramente la terapia steroidea (45,2%). Il comune utilizzo di terapia antibiotica può essere spiegato dalla presenza di sovrainfezioni o è compatibile con inizio terapia empirica in pazienti con polmonite, in attesa di conferma laboratoristica di COVID-19. In 1138 casi (26,5%) sono state utilizzate tutte e tre le terapie. Al 4,6% dei pazienti deceduti positivi all’infezione da SARS-CoV-2 è stato somministrato Tocilizumab”.

 

Infine lo studio condotto dall’Istituto Superiore di Sanità sulle caratteristiche dei pazienti deceduti positivi al Covid mostra che sono “aumentati i tempi di sopravvivenza dall’insorgenza dell’infezione”. Secondo i dati analizzati “triplica il tempo che trascorre dall’insorgenza dei sintomi al decesso, diminuisce il tempo che trascorre dall’insorgenza dei sintomi all’esecuzione del tampone per la rilevazione dell’infezione da SARS-CoV-2; aumenta di oltre 4 volte la durata mediana in giorni dal ricovero in ospedale al decesso”. 

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