La lotta francese e i tradimenti in Italia

21 Marzo 2023 11:00 Pasquale Cicalese


Le prime condizioni di chi vive di salari e stipendi è avere un livello retributivo tale per cui possa vivere, o sopravvivere, riprodursi, avere tempo di non lavoro a disposizione, sia durante la giornata sia durante la vita.

Hanno a che fare con l'orario di lavoro giornaliero, settimanale e con la possibilità di andare in pensione ad un'età dignitosa.

Questa la lotta francese.

Essa è il riproporsi del tema del salario sociale globale di classe e del tempo di vita, strappato al profitto.

L'Italia rivendicava nel decennio rosso 69-80 proprio questo, ed era all'avanguardia nell'Occidente.

I tradimenti sottesi lungo la storia di questa lotta di classe portarono, sin dal 1976, alla controffensiva del patronato, grazie al Pci e alla Cgil (in Usa prima, nel 1973, quando si inaugurò l'austerità).

Austerità, delocalizzazione, liquidità della forza lavoro, deflazione salariale, taglio netto del salario sociale globale di classe, riforme delle pensioni, portarono in un cinquantennio i salariati italiani a fantasmi rispetto a come erano e come si ponevano prima. La produzione mediatica, televisiva, radio, quella intellettuale preparo' il terreno.

Prima occorreva distruggere quelle generazioni, e lo si fece con l'isolamento, l'eroina, la galera, il mobbing lavorativo ecc. Da quella data in poi tema centrale fu la "competitività" delle imprese italiane, che avevano come leva tre assi: deflazione salariale, fisco, e piu' stato per il mercato. La configurazione della spesa pubblica mutò, dalle spese sociali finalizzate al riprodursi dei salariati e degli stipendiati, magari istruiti, si passò al finanziamento massiccio delle corporazioni economiche.

Anche con maggiore debito pubblico, per la qual cosa l'austerità divenne ancora piu' corposa. Questo in tutto l'Occidente, quando nel 1975 la centrale elitaria transnazionale della Trilaterale dettò linee e tempi. Noi cinquantenni, quarantenni, trentenni, ventenni siamo figli di queste scelte e pazienza se moltissimi di noi, lungo questi anni, non ne presero coscienza. Ora la realtà è sotto gli occhi tutti, siamo in guerra, guerra guerreggiata e guerra al salario da parte delle centrali elitarie transnazionali e dei patronato nazionali, uniti in un solo scopo, sopravvivere alla tempesta del mercato mondiale uccidendo le proprie popolazioni.

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