Per un compagno come Vittorio Granillo, è giusto scomodare Bertolt Brecht, quando in ‘Morte di Lenin’, scrisse:
“Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili.”
Ieri, all’età di 75 anni, a Napoli, è scomparso Vittorio Granillo, a pochi mesi dalla morte di Mara Malavenda, un’altra grande figura delle lotte operaie italiane che, con lui e Antonio Tammaro fondò lo Slai Cobas nei primi anni ‘90.
Quella di Vittorio è la Storia di un “indispensabile”, dentro e fuori lo stabilimento di Pomigliano d’Arco, un tempo Alfa Sud, di una serie irripetibile di lotte, di scontri epocali contro il simbolo per eccellenza del padronato italiano, la Fiat. Che ci fosse Cesare Romiti, Luca di Montezemolo, o in ultimo Sergio Marchionne alla guida del Lingotto, Vittorio è stato il trascinatore dello Slai Cobas in lotte impari per forza politica e mediatica che non hanno mai piegato né lui né i suoi compagni.
È stata una vera spina nel fianco per il Lingotto con le sue battaglie contro il continuo ricorso alla cassa Integrazione, le discriminazioni in fabbrica, la farsa dei piani industriali Fiat che illudevano soltanto i lavoratori, denunciando, tra l’altro, le complicità di politici e sindacalisti con i vertici aziendali. Non a caso, la Fiat decise di licenziarlo, come era avvenuto già negli anni precedenti am sempre reintegrato, prima della ristrutturazione nella fabbrica di Pomigliano voluta da Marchionne nel 2008 che aprì la strada alla Jobs Act d Renzi.
Vittorio non faceva sconti a nessuno, nemmeno alle parti politiche che potevano essere più vicine allo Slai Cobas, rifiutando ogni alleanza di comodo, che fossero i centri sociali, i tanti partiti comunisti, sindacati come la Fiom, ma anche altri soggetti del sindacalismo di base. Non accettava i loro compromessi, o le loro opportunistiche richieste di unità per portare acqua ai loro mulini.
E se gli rimproveravano l’isolamento, più che altro era coerenza dello Slai Cobas, lui rispondeva che non era possibile unirsi, in quanto “tutti questi gruppetti della sinistra parlamentare se prendessero il potere sarebbero stati peggiori di Pinochet”.
Quando lo Slai Cobas veniva accusato di fare più battaglie legali che sindacali, Vittorio ricordava che questo tipo di lotta, al contrario, aggregava tanti operai e li mobilitava.
Così, infatti, avvenne negli ultimi anni, con la sentenza della Corte d’Appello di Napoli, febbraio 2023, che stabilì che ci fu condotta antisindacale nel 2008 da parte del Lingotto riguardo il trasferimento di 316 lavoratori Fiat di Pomigliano al reparto logistico di Nola, per la maggior parte iscritti allo Slai Cobas, dopo aver recepito i rilievi della Cassazione in merito all'attuazione in Italia del Diritto Antidiscriminatorio europeo.
In pratica, in quella sentenza si stabilì che, se un lavoratore denuncia una discriminazione del datore di lavoro dovrà dimostrarla ma, allo stesso tempo, alla controparte toccherà l’onere di provare che non ci sia stata.
Vittorio, in occasione del 1° maggio 2023, in assemblea del sindacato di base molto affollata, ricordò che “non c’è stata una semplice causa civile, in quel procedimento c’è la lotta, una cultura operaia e sindacale, che riguarda i diritti sociali, la collettività. Abbiamo cambiato il diritto del lavoro. Da queste basi sarà necessario costruire un percorso di lotta che al momento non è facile.”
Non era facile, in quanto come denunciava da anni insieme ai compagni dello Slai Cobas che “a partire dal Compromesso storico, Strategia dell'Eur di Lama, quando Agnelli disse che non c'è nulla di meglio di un governo di sinistra per fare politiche di destra, che la destra non si sognerebbe di fare. Conseguentemente Agnelli affermò che era inutile gingillarsi con i diritti costituzionali, come il diritto al lavoro, allo studio, alla Sanità e ad altri diritti sociali. Poi c'è stato il pacchetto Treu fino alla Legge Fornero, Jobs Act di Renzi e decreto Dignità di Di Maio. I lavoratori oggi sono soli non sono suscettibili di avere sponde dai gruppetti extra parlamentari che si crogiolano con i like sui social network e che nella realtà non esistono”.
A tal proposito, annunciando la morte di Vittorio, in un comunicato, i compagni del sindacato di base hanno voluto ricordare che “lo Slai Cobas, sotto la guida del compagno Vittorio Granillo e della compagna Mara Malavenda, ha conquistato importantissime vittorie, in molti casi contro “Fiat” e “Stellantis”, in oltre dieci sentenze di Cassazione sezione lavoro, autentiche smentite giuridiche alla dittatura padronale-confederale ed ha riaperto al riconoscimento giuridico dei diritti sindacali di ogni organizzazione dei lavoratori. Lo Slai Cobas ha determinato con il proprio lavoro e battaglie, il principio fondante di ogni sindacato autentico dei lavoratori e delle lavoratrici, l’autorganizzazione”.
Nella nota si aggiunge, che “la lotta della classe operaia in questi trentadue anni da che è avvenuto il crimine politico della concertazione e della limitazione dei diritti sindacali nel nostro Paese, è diventata una questione di una gravità politica senza precedenti nella Storia repubblicana. E a dimostrarlo non sono solamente le cronache delle stragi sul lavoro e delle centinaia di migliaia di infortuni e malattie professionali che affliggono ogni anni i lavoratori e le lavoratrici, italiani/e ed immigrati/e, ma anche la continua ridefinizione complessiva filo-padronale da parte di parlamenti e governi corrotti dalle grandi firme del capitale nostrano delle regole del diritto del lavoro e dei contratti nazionali del lavoro firmati sempre ed esclusivamente dalle organizzazioni colluse e corrotte dal sistema capitalistico del profitto ad ogni costo e della flessibilità, a vantaggio quasi esclusivamente dei padroni, e la continua chiusura ed esternalizzazione delle attività produttive.”
In un periodo di incertezza, con i lavoratori orfani di una degna rappresentanza politica e sindacale, quella di Vittorio Granillo è una perdita immensa, ma resta la fiducia che i compagni dello Slai Cobas sapranno raccogliere il suo il testimone e quello di Mara.
Per chi vorrà dare l’ultimo saluto a Vittorio, i compagni dello Slai Cobas hanno annunciato che ci sarà una camera ardente,Giovedì 19 dicembre, dalle ore 09:00 alle 17:00 a Napoli, in Via Nuova del Campo 51.
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