La Whirpool di Napoli come il Covid. Non hanno fatto niente


di Giorgio Cremaschi

La multinazionale Whirlpool conferma le decisione di chiudere lo stabilimento di Napoli il 31 ottobre. Si sapeva perfettamente che sarebbe successo e solo un ministro inconsistente ed inesistente come Patuanelli ora può fare lo stupito. La realtà è che il governo, ma in realtà con esso tutta la classe politica, non ha fatto niente per affrontare la chiusura della fabbrica, esattamente come non ha fatto niente per affrontare la nuova ondata del Covid, anch’essa assolutamente prevista.

La ragione di questa vergognosa e catastrofica impotenza non sta solo nella incapacità, che pure è evidente, di chi governa. Sta in una scelta politica di fondo, quella di obbedire al mercato, agli affari, a Confindustria. Così come non si è affrontata la pandemia ricostruendo lo stato e il pubblico nella sanità e nei servizi, assumendo, pianificando, garantendo davvero il reddito; così con le multinazionali, dalla Whirlpool alla ArcelorMittal, non si è fatto niente se non chiedere loro di essere più buone in cambio di soldi pubblici.

E ancora oggi di fronte al totale fallimento della non azione del governo, non si sente nessuno del palazzo, e neppure CGIL CISL UIL, dire la sola parola necessaria: NAZIONALIZZIONE.

Maledetti servi sciocchi, non è ancora chiaro che se non si usa davvero lo stato per fermare il disastro sanitario e quello economico, non si fa nulla di utile?

Bisogna stare a fianco della sacrosanta rabbia delle operaie e degli operai della Whirlpool e sostenere la loro mobilitazione, sperando che riesca ad essere la più dura ed intransigente e che non si faccia fregare dalle promesse dei cialtroni. Non ci si può più rassegnare a subire i colpi di un sistema sbagliato e di una classe dirigente capace solo di dire andrà tutto bene.

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