"Il ricatto neo-liberale dell'emergenza economica". A. Montero Soler

di Alessandro Bianchi

Alberto Montero Soler. Professore di economia applicata dell'Università di Malaga. Presidente della Fondazione CEPS ed autore del blog "La otra economìa"


In uno dei suoi ultimi articoli, Paul Krugman ha sottolineato come la Germania, dalla fine degli anni'90, ha potuto attuare le riforme senza deflazione perché paesi come la Spagna hanno accettato un tasso d'inflazione molto superiore al target del 2%. A Berlino che non è oggi disposta a fare lo stesso ed impone così una svalutazione interna drammatica sul mercato del lavoro, cosa dovrebbero dire i paesi dell'Europa del sud?
Penso che i paesi del sud siano legittimati a esigere dalla Germania una politica espansiva dal lato della sua domanda interna, che farebbe aumentare le esportazioni dei paesi periferici e, quindi, contribuirebbe a ridurre l'intensità della loro crisi. Ora, non credo che la Germania, che ha imposto una deflazione competitiva sui suoi lavoratori vada ad invertirla in una fase in cui questa politica - dal loro punto di vista - sta avendo buoni risultati.
Pertanto, la legittimità politica delle domande dei paesi periferici è indiscutibile, ma difficilmente troverà una risposta positiva dai cosiddetti paesi del centro. Anche perché la zona euro non è un progetto politico, in cui tali richieste possono essere discusse tra eguali, ma un progetto economico dominato dalla concorrenza tra Stati membri e, ma solo di contorno, ci sono dosi molto piccole di solidarietà.

- Secondo molti analisti ad i governi dell'Europa meridionale restano oggi due strategie praticabili per rilanciare le proprie economie: "sbattere i pugni sul tavolo", come ha dichiarato recentemente l'ex presidente della Commissione europea Romano Prodi, o negoziare un'uscita coordinata dalla zona euro. Ritiene l'idea di un cartello per forzare un cambiamento da parte della Germania un'opzione ancora percorribile?
Ovviamente, questa opzione è sempre presente e possibile; il problema è la credibilità di questa soluzione nel caso in cui dovesse configurarsi la situazione in cui “i pugni sul tavolo” vengano davvero sbattuti e la Germania dichiari comunque che non ci sia altra possibilità che continuare con l'austerità. Sarebbero disposti a dare concretamente seguito alle loro minacce i governi social-liberali e/o conservatori? Io credo di no. Solo un alternativa che sia politicamente credibile sarà in grado di provocare cambiamenti nella posizione della Germania e, dal mio punto di vista, tranne l'estrema destra non c'è un gruppo politico nello scenario politico dei paesi periferici con una proposta che possa costringere la Germania a rivedere la sua politica. Questo, da un altro punto di vista, è molto preoccupante per la componente nazionalista di queste proposte.

- La Spagna dovrebbe concludere il 31 dicembre il piano di ristrutturazione delle sue banche concordato con la troika. In questo mese sono iniziati i nuovi stress test voluti da Mario Draghi, che, secondo le stime più ottimistiche, evidenzieranno perdite complessive superiori al trilione di euro, con gli istituti di credito iberici che avranno bisogno di nuovo aiuto. Se i paesi come è probabile non saranno in grado di coprire questi buchi, verrà utilizzato il Fondo "Salva Stati" – il Mes – quindi i soldi dei contribuenti europei. Come si rompe questo circolo vizioso di trasferimento dai cittadini agli istituti di credito? E come valuta lo stato attuale delle banche spagnole?
Il punto di rottura è facile da raggiungere: permettendo che siano gli azionisti e obbligazionisti delle banche a caricarsi le perdite dovute alla cattiva gestione delle istituzioni di cui sono proprietari e, in caso, permettendo il fallimento e la liquidazione. Così si rompe il ciclo del debito e, allo stesso tempo, si lancia il messaggio per il futuro che una banca è come qualsiasi altra attività una società suscettibile di fallimento.
La situazione delle banche spagnole è critica. Gli indicatori di mora ormai superano il 12% (alcuni parlano di un default che è del 17%) e il peso del debito pubblico nei loro bilanci rende ogni nuova turbolenza sui mercati del debito in grado di generargli problemi molto seri. Continuiamo, dunque, con un sistema bancario deteriorato.

- El Pais ha scritto recentemente come gli investitori internazionali siano tornati in modo massiccio in Spagna. Dall'interesse della cinese Sinopec per il gas naturale di Respol all'ingresso di Bill Gates in FCC, fino all'acquisizione da parte di Crown Holdings del colosso alimentare Mivisa per oltre 1,2 miliardi di euro. Ad agosto gli Ide hanno raggiunto i 18.757 milioni di euro, il doppio rispetto allo stesso mese del 2012 ed il secondo livello più alto raggiunto negli ultimi dieci anni, inferiore solo ad i 38.200 milioni di euro del 2008. Non esattamente un buon segno per l'economia del paese vista l'esperienza del passato?
Dipende da come si leggono i dati: se li si leggono come afflusso di capitali che permettono di alleggerire il deficit di conto corrente sarebbe una buona cosa, ma sarebbe una lettura molto miope in quanto tali investimenti vengono poi tradotti in uscite di redditi in forma di profitti e dividendi.
Penso che questi fondi stiano comprando tutto ciò che era redditizio in questo paese a prezzi stracciati, senza garanzie che ciò generi occupazione e ricchezza. Sappiamo quali sono le dinamiche imposte alle società produttive da fondi di investimento finanziario e, in ogni caso, il risultato a lungo si traduce in progetti produttivi a lungo termine ma a redditività a corto di attività reali acquisite.

Continua a leggere. La Seconda Parte dell'Intervista a Alberto Montero Soler sul piano della troika, il futuro degli Indignados e le elezioni europee del prossimo maggio: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=6220

La versione originale dell'Intervista: http://www.lantidiplomatico.it/dettnews.php?idx=6&pg=6221
(Traduzione a cura della Redazione)

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