Salvini attacca la Cina. Forse ha paura che lo sviluppo africano gli tolga la sua arma di propaganda?
di Fabrizio Verde
Si presenta come strenuo difensore della sovranità nazionale e popolare. Anzi, come l’ultimo baluardo. Invece nei fatti è semrpe più smascherato come l’ultimo, in ordine di tempo, dei servi statunitensi. Stiamo parlando del ministro dell’Interno e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini.
Quello che fu paladino del nord, adesso convertito alla poliitca nazionalista, infatti non ha mai avanzato alcuna proposta a favore della sovranità nazionale o popolare. A cominciare dalla permanenza dell’Italia nella guerrafondaia NATO, le cui basi sono disseminate nell’intera penisola. Quale sovranità ci può infatti essere se l’Italia è praticamente occupata militarmente dalla fine della Seconda Guerra Mondiale?
Il leader leghista usa far la voce grossa contro i più deboli, ossia quei migranti che costituiscono il suo principale liet motiv propagandistico, mentre si comporta da zerbino con i potenti come gli Stati Uniti.
Ma andiamo all’ultima infelice uscita di Salvini. Attraverso un tweet ha sostanzialmente accusato la Repubblica Popolare Cinese di comportarsi come un paese colonialista in Africa. Depredando le grandi risorse naturali del continente.
#Salvini: Cina sta investendo in Africa e sta depredando il continente, questo diventerà un problema per noi e da Ministro dell’Interno mi preoccupo.
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) 6 dicembre 2018
????????#radioanchio
Ancora una volta l’autoproclamato sovranista italiano mostra poca conoscenza di un tema sul quale interviene a gamba tesa, come di consueto.
L’intervento cinese in Africa ha delle linee guida illustrate dal presidente Xi Jinping in occasione dell’ultimo vertice sulla cooperazione Cina-Africa (FOCAC) tenuto nel mese di settembre a Pechino.
Vi sono due approcci nell’intervento cinese: ‘cinque no’ e ‘quattro non è possibile’.
L'approccio "cinque no" prevede: nessuna interferenza nei paesi africani per il perseguimento di percorsi di sviluppo che si adattino alle loro condizioni nazionali; nessuna interferenza negli affari interni dei paesi africani; nessuna imposizione della volontà cinese sui paesi africani; nessuna imposizione di condizionamenti politici all'assistenza all'Africa; e nessuna ricerca di guadagni politici egoistici negli investimenti e nel finanziamento della cooperazione con l'Africa.
L’approccio "quattro non è possibile” prevede: Nessuno può minare la grande unità tra il popolo cinese e il popolo africano. Nessuno può trattenere il popolo cinese o il popolo africano mentre marciano verso il rinnovamento. Nessuno può negare i notevoli risultati ottenuti nella cooperazione Cina-Africa. E nessuno può mettere i bastoni tra le ruote per ostacolare gli sforzi internazionali per sostenere lo sviluppo dell'Africa.
Insomma, un approccio diametralmente opposto all’intervento occidentale che ha, questo sì, esclusivamente beneficiato delle risorse africane, depredando il continente e condannandolo al sottosviluppo, alla povertà e alla guerra. Perché le armi prodotte in occidente faceva e fa comodo piazzarle ai vari signori della guerra.
La Cina, invece, ha cercato di raggiungere sia paesi ricchi di materie prime come la Nigeria e il Sud Africa, sia nazioni più povere come l'Etiopia, l'Uganda e il Kenya. In effetti, è in Africa orientale dove la Cina sta realizzando i suoi investimenti più significativi.
La Repubblica Popolare Cinese ha quasi toccato tutti gli angoli del continente visto che almeno 40 paesi africani hanno firmato accordi commerciali bilaterali con il gigante asiatico.
Con la sua azione la Cina è diventata la principale forza trainante per guidare l’Africa verso l’industrializzazione. Per qualsiasi grande regione, infatti, l'industrializzazione è il fondamento della modernizzazione e l'unico modo per raggiungere lo sviluppo. L'Occidente ha messo il carro davanti ai buoi in relazione alla sua politica in Africa. Enfatizza la governance politica ma trascura l'industrializzazione. Le ONG occidentali - ad esempio - sono molto attive in Africa, ma ciò di cui il continente ha più bisogno sono le linee di trasporto, le centrali elettriche e le industrie manifatturiere.
In un articolo comparso sulla rivista Global Times nel mese di agosto, il professor Wang wen scriveva: «La Cina offre all'Africa assistenza disinteressata? Dovrebbe essere chiamata cooperazione equa. La Cina ha aiutato l'Africa a costruire migliaia di chilometri di ferrovie, autostrade e ponti e costruire centinaia di scuole, ospedali, biblioteche e stadi, il che ha suscitato polemiche in Cina e viene considerata "una perdita derivante dalla vendita". Tuttavia, l'assistenza della Cina all'Africa rappresenta un modo per promuovere la cooperazione Sud-Sud nella nuova era e gli sforzi hanno promosso la reputazione della Cina nel continente. La Cina è risultata essere il principale partner commerciale dell'Africa per molti anni consecutivi.
È anche sbagliato pensare che gli africani non siano in grado di ripagare il debito. Dal 2012, gli investimenti infrastrutturali medi annuali della Cina in Africa si sono stabilizzati a circa 12 miliardi di dollari, il che rende la Cina il maggior investitore in infrastrutture africane. I media occidentali hanno iniziato a tessere storie di "Creditor Imperialism", che implica che i paesi africani potrebbero essere costretti a cedere la sovranità per evitare il default. Secondo le Nazioni Unite, il rapporto debito / PIL dell'Africa era circa il 32% durante il periodo 2016-18, che non è troppo alto per gli standard internazionali ed è molto inferiore al rapporto debito / PIL del 110% degli Stati Uniti, 115 per cento dell'Italia e del 225 per cento del Giappone.
(…) Mentre lo sviluppo dell'Africa è stato fortemente influenzato dalla filosofia occidentale, l'impatto dell'Occidente si sta indebolendo. L'Africa è stata sotto il dominio dei coloni europei dal XV secolo, che ha portato a vari problemi politici nel continente. I conflitti etnici, la violenza comunitaria e la guerra tra clan hanno influenzato il processo di sviluppo e integrazione dell'Africa. L'iniziativa Belt and Road, che sottolinea la connettività, la condivisione e la cooperazione vantaggiosa per entrambe le parti, diventerebbe un’importante via d'uscita per l'Africa attraverso la quale rompere le catene.
Ma è sbagliato dire che la cooperazione Cina-Africa è diretta contro l'Occidente. Negli ultimi anni, gli stretti legami tra Cina e Africa hanno destato sospetti in Occidente. Alcuni media occidentali hanno persino ipotizzato che la Cina e l'Africa stiano rafforzando la cooperazione per combattere l'Occidente. La cooperazione sino-africana è una nuova pratica della cooperazione Sud-Sud. La cooperazione Cina-Africa si basa sul principio del vantaggio reciproco e della reciprocità».
Caro Ministro, caro Matteo. Sugli aspetti che citi c’è la massima attenzione e un confronto bilaterale costante tra Parlamentari di Italia e Cina. Non credo stiano depredando un continente, anzi: gli investimenti sono argine al traffico di esseri umani. https://t.co/e3ecnI6MMd
— Vito Petrocelli (@vitopetrocelli) 6 dicembre 2018
La realtà è che Matteo Salvini ha paura. Grazie all’intervento cinese il continente africano può conoscere uno sviluppo reale. Dunque i tanti africani costretti adesso a scappare dalla miseria e dalla fame più nera non cercherebbero più di raggiungere i paesi europei alla ricerca di un futuro migliore.
Se questo dovesse accadere verrebbe meno la principale motivazione che porta consensi alla Lega. Conviene a Matteo Salvini?