L’Ucraina ammette: diversi paesi ci hanno fornito armi letali


di Eugenio Cipolla

«Crediamo che questo conflitto non possa risolversi in un anno, nemmeno in due e forse neanche in tre». Arsenji Yastenyuk lo ha detto chiaramente ieri pomeriggio durante la conferenza stampa organizzata in occasione del suo primo anno da premier. La guerra in est Ucraina, che dallo scorso aprile ha già causato quasi sei mila morti, è destinata dunque a continuare. Questo nonostante nelle ultime ore l’Osce abbia registrato una de-escalation dei combattimenti in Donbass.

Sia l’esercito di Kiev che i separatisti filorussi stanno gradualmente ritirando le armi pesanti dalla linea di contatto e questo sta favorendo il congelamento temporaneo del conflitto armato, in attesa di capire quali saranno le prossime mosse degli attori protagonisti.

Poroshenko, però, ha precisato che per Kiev si tratta di un giro di prova, di un’occasione per verificare se il piano di pace con i separatisti filorussi possa davvero funzionare. «Questo è solo l’inizio dell’attuazione del piano di pace che viene continuamente violato dai nostri antagonisti», ha detto il presidente ucraino, parlando nel corso di una cerimonia in un’accademia militare di Kiev. Ma in caso di ulteriori violazioni «il nostro esercito è pronto a riportare le armi al fronte per respingere il nemico in poco tempo».

Intanto Kiev ha ammesso di aver ricevuto armi letali da altri paesi. «Lavoriamo con il mondo…e, senza andare oltre il segreto di Stato, abbiamo ricevuto armi letali», ha detto venerdì Oleg Gladvosky, vice segretario del Consiglio di Sicurezza Nazionale dell’Ucraina, rispondendo ad una domanda dei giornalisti sulla possibilità per le truppe ucraine di ricevere nuove armi letali. Gladvosky non ha voluto precisare da quali paesi Kiev abbia ricevuto queste forniture, ma la sua ammissione arriva all’indomani di un episodio rilevante, che riguarda una ventina di contratti per la fornitura di armi che la scorsa settimana Petro Poroshenko ha firmato ad Abu Dhabi, durante la mostra di armi IDEX-2015. A rifornire Kiev saranno diverse aziende europee ed americane, ma i dettagli di questi accordi non sono stati e non saranno rivelati (inizialmente Poroshenko aveva reso noto che anche gli Emirati Arabi avevano accettato di fornire armi all’Ucraina, ma questi hanno smentito la cosa, ndr).

Piccoli sospetti che vanno ad aumentare le certezze sul supporto armato che l’Occidente ha offerto all’Ucraina in quest’ultimo anno. Già lo scorso novembre un gruppo di hacker russi (CyberBerkut) erano entrati in possesso di documenti governativi che dimostravano come Kiev stesse ricevendo da Washington migliaia di dollari in forniture di armi. «Dopo aver esaminato diversi file – scrissero in un rapporto pubblicato sul loro sito - si ha l’impressione che l’esercito ucraino sia un ramo delle forze armata degli Stati Uniti. Il volume di assistenza finanziaria all’Ucraina stupisce per la sua vastità. Migliaia di dollari vanno sui conti personali di diversi militari ucraini».

E siccome tre indizi fanno una prova, vale la pena ricordare quello che disse nel settembre 2014 l’ex ministro della Difesa ucraino, Valery Geletey dopo aver partecipato al vertice Nato in Galles. «Ho avuto colloqui con omologhi dei paesi leader nel mondo, quelli che ci possono aiutare, e mi hanno ascoltato. Sta andando avanti il trasferimento di armi che fermeranno Putin. Questo processo è iniziato, e sento che questa è la direzione da seguire». Inutile dire che Geletey fu subito smentito, ma di fronte a cotanta evidenza è difficile pensare che l’Occidente non stia fornendo armi a Kiev nella stessa misura in cui la Russia lo sta facendo con i separatisti di Donetsk e Luhansk. D’altronde, dove dovrebbero prendere le armi un Paese tecnicamente in default e altri due che de facto ancora non esistono?

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