Il ruolo di Gheddafi nel crollo dell'apartheid in Sud Africa

A dieci anni dalle sedicenti primavere arabe, e le loro nefaste conseguenze, come in Libia, in questo articolo lo scrittore e giornalista José Gil de Almeida ricorda il ruolo di Gheddafi nella fine dell'aparthieid in Sudafrica e l'amicizia con il leader sudafricano Nelson Mandela.

di José Gil de Almeida

Tutte le volte in cui Nelson Mandela si riferiva al leader internazionalista Muammar Gheddafi lo chiamava ′′mio fratello". Il primo paese ad essere visitato da Mandela dopo la conquista del potere in Sudafrica è stato la Jamahiriya Araba Socialista Socialista della Libia. Questo legame tra Mandela e Gheddafi è stato un legame tra due alleati che si rispettavano e si ammiravano. Un'amicizia fondata sulla lotta contro il razzismo in Sudafrica e su tutte le lotte per la liberazione dell'Africa nera.

Negli anni tra il 1970 e il 1980 i razzisti sudafricani avevano promosso una seria di massacri e omicidi di massa in Sudafrica, oltre al carcere per il leader antiapartheid, come è accaduto per Mandela. Tra gli episodi salienti, quello del 1976 dei bambini neri di Soweto, ghetto povero fuori Johannesburg, colpiti da colpi di pistola, proiettili di gomma e gas lacrimogeni mentre protestavano contro l'insegnamento della lingua africaner. Di conseguenza, il Sudafrica subì una serie di embarghi provenienti da altri paesi e gli fu vietato di ospitare eventi sportivi mondiali subendo rappresaglie da vari paesi.

Nel 1989 Frederic. W. de Klerk assume la presidenza, in quello che sarebbe stato l'ultimo mandato del Partito nazionalista (razzista). Nel 1990 il nuovo presidente ha subito sconfitte politiche e militari, e fu costretto ad abolire l'apartheid. Nello stesso anno, Mandela, che dal 1964 scontava l'ergastolo, fu messo in libertà e alle prime libere elezioni nel 1993 Mandela fu eletto presidente del Sudafrica dal CNA e governò tra il 1994 a 1999.

Ma quello che la stampa canaglia non rivela è che la sconfitta di Frederic W. Klerk e del regime razzista dell'apartheid in Sudafrica è dovuta a un'alleanza insolita tra Muammar Gheddafi, Fidel Castro e Mikhail Gorbatchov (o meglio, leggi KGB).

L 'apartheid in Sudafrica è durato più a lungo del dovuto perché aveva il sostegno politico, finanziario e militare dei governi degli Stati Uniti d'America e Israele. Il mondo intero condannava l'apartheid, ma Israele e USA mantenevano il loro sostegno irresponsabile ai sanguinari del Partito Nazionalista.

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Nell'anno 1989 rivoluzioni esplodevano in Angola e Mozambico, mettendo a rischio le miniere d'oro e i diamanti dei ricchi sionisti che influenzavano i governanti statunitensi e israeliani.

Frederick de Klerc convocò riunioni urgenti con inviati militari rappresentanti dei governi di George H.W. Bush (USA) e Chaim Herzog (Israele). Dopo successive riunioni, decisero che l'unico modo per sconfiggere la lotta contro il razzismo in Africa sarebbe stato inviare un'immensa colonna di carri armati di guerra in direzione dell'Angola, attraverso Botswana e Namibia.

I servizi segreti di Cuba, Unione Sovietica e Libia furono informati di quello che sarebbe stato l'ultimo tentativo dei nazionalisti razzisti del Sud Africa di rimanere al potere. La colonna fu creata con carri armati da guerra provenienti da USA e Israele, sommando i carri armati del Sud Africa. Una colonna con più di 300 carri armati corazzati si mise in marcia verso l'Angola.

Il presidente Gorbatchov si dimostrò disponibile a partecipare a qualsiasi attacco alla colonna che iniziava ad avanzare lentamente nel territorio sudafricano, ma il KGB gli chiese di prendere una decisione per sostenere gli alleati africani. Gorbatchov temeva uno scontro diretto con il governo degli Stati Uniti, per questo presentò la seguente soluzione: l'Unione Sovietica avrebbe messo aerei da combattimento alla disposizione del CNA di Mandela, ma non avrebbe fornito né piloti né carburanti.

Mandela cercò poi Fidel Castro e Muamar Ghedafi per esporre la situazione, e fu deciso che Cuba avrebbe inviato i piloti ai caccia sovietici e la Libia avrebbe pagato tutte le spese per spostamenti e carburanti degli aeromobili in combattimento.

Tutto fu fatto per cogliere il nemico di sorpresa. I piloti cubani furono avvisati e partirono immediatamente per l'Angola. Anche dopo 14 ore di volo, arrivati in Angola, i cubani si rifiutarono di riposare e presero il comando degli aeromobili sovietici, volando verso il Botswana dove sorpresero la colonna di corazzati sudafricani, americani e israeliani, distruggendo oltre l'80 % dei carri armarti che integravano quella colonna.

Con questa sconfitta, il governo del Sud Africa si demoralizzò politicamente e militarmente, mentre i partigiani del CNA di Mandela avanzavano nella lotta in diverse città e villaggi del Sud Africa. Centinaia o migliaia di combattenti sudafricani del CNA furono addestrati in Libia, dove avevano istruzioni, munizioni e armi.

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