La guerra che i neocon volevano


di Fabio Falchi

Se gli italiani che si occupano di geopolitica avessero studiato seriamente la strategia americana in Ucraina saprebbero che quanto sta accadendo in Ucraina è esattamente quello che i neocon volevano che accadesse.

Infatti, non è un caso che l'amministrazione Biden si caratterizzi per la presenza di numerosi neocon che hanno sostenuto le guerre degli Stati Uniti in Serbia (1999), Afghanistan (2001), Iraq (2003) e appoggiato i ribelli islamisti in Siria e in Libia (2011).

Recentemente Jeffrey Sachs ha scritto: "I neocon hanno cercato questa battaglia. Dopo la caduta dell’Unione Sovietica, sia gli Stati Uniti che la Russia avrebbero dovuto cercare un’Ucraina neutrale, come cuscinetto prudente e valvola di sicurezza. Invece, i neocon volevano 'l’egemonia' degli Stati Uniti mentre i russi hanno intrapreso la battaglia in parte per difesa e in parte anche per le loro stesse pretese imperiali."

Per i neocon la potenza militare degli Stati Uniti è la "chiave strategica" per impedire il declino della egemonia americana. Anche se l'America non può sfidare militarmente né la Cina né la Russia senza rischiare di scatenare una guerra termonucleare, può sempre sfruttare a proprio vantaggio una situazione come quella che si era creata in Ucraina dopo la scomparsa dell'Unione Sovietica.

Del resto, l'appoggio ai nazionalisti ucraini da parte dei neocon, prima e dopo i fatti di Maidan, non è un segreto, ma è soprattutto con l'intervento russo a sostegno dei "ribelli" filorussi del Donbass che ai neocon si è presentata l'occasione non solo di trasformare l'Ucraina in una fortezza atlantista ai confini della Russia, ma di attirare in una "trappola strategica" la Russia, nella convinzione che, anche a causa delle provocazioni della Nato nei confronti della Russia, prima o poi Mosca avrebbe cercato di rovesciare con la forza il governo nazionalista e russofobo di Kiev.

Già nel 2014-15 erano presenti in Ucraina ufficiali americani per studiare le tattiche e i "punti deboli" dell'esercito russo (rapporti redatti da alcuni di questi ufficiali sono stati pubblicati in rete) ed è noto che militari americani, inglesi, canadesi e di altri Paesi della Nato negli anni scorsi si sono impegnati in un intenso addestramento dell'esercito ucraino.

In pratica, l'Ucraina avrebbe dovuto essere per la Russia quello che era stato l'Afghanistan per l'Unione Sovietica. Un esercito ucraino, addestrato, armato e "sostenuto" dagli apparati di intelligence della Nato, avrebbe potuto, secondo i neocon, non solo contrastare con successo l'esercito russo ma trasformare l'Ucraina in un "inferno" per i soldati di Mosca. Scopo fondamentale, quindi, dei neocon era (ed è) consolidare l'egemonia americana sul continente europeo e infliggere un colpo letale alla Russia, tale da "indebolire" la Cina, privandola del suo alleato principale.

D‘altronde, non si deve ignorare che i neocon sono tutt'altro che degli sprovveduti, dato che contano nelle loro file eccellenti studiosi e analisti militari. Ad esempio il noto istituto ISW (Institute for the Study of War), che pubblica ogni giorno un'analisi del conflitto russo-ucraino, è un istituto neocon, di cui fanno parte Kimberley Allen Kagan e suo marito, Frederich Kagan che è autore di opere fondamentali sulla storia militare della Russia e dell'Unione Sovietica (Frederick Kagan è figlio di Donald Kagan, che si può considerare il massimo storico vivente della guerra del Peloponneso, e fratello di Robert Kagan, che è sposato con Victoria Nuland, che, com'è noto, ebbe una parte essenziale nella rivolta di Maidan).

Non sorprende, dunque, che l'ISW sia contrario ad ogni trattativa con la Russia e sostenga addirittura che l'Ucraina possa e debba riconquistare anche la Crimea. Tuttavia, anche se il livello di preparazione dei neocon è certamente assai alto, è assai dubbio che l'America possa non solo rafforzare ma ampliare la propria egemonia mediante una politica di potenza.

In un certo senso, infatti, la strategia dei neocon si è già imbattuta nei suoi limiti, dato che la Russia non è affatto "isolata". Non solo la Cina e l'India ma decine di altri Paesi non hanno imposto sanzioni alla
Russia, dimostrando così che non sono affatto disposti a seguire le direttive strategiche di Washington. Peraltro, anche il "sequestro" delle riserve estere della Banca centrale russa (oltre 300 miliardi di dollari) rischia di infliggere un colpo letale all'egemonia del dollaro, dato che l'America potrebbe fare lo stesso per quanto concerne le riserve in dollari di qualsiasi altro Paese (alleato o no dell'America).

In definitiva, se la strategia dei neocon si fonda soprattutto sui “difetti” del regime di Putin e dell’esercito russo (tanto che i neocon hanno venduto la pelle dell'orso prima di averlo ucciso), ciò non significa che essa stessa non sia frutto di un errore di calcolo, che potrebbe rivelarsi perfino più grave di quello che, secondo i neocon, la Russia ha commesso invadendo l’Ucraina nello scorso febbraio.

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