2013: un anno di sfide per il continente

2013: un anno di sfide per il continente

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di  Joseph KAZADI MPIANA
Dottore di ricerca in diritto internazionale e dell’Unione europea dell’Università di Roma “ La Sapienza”.

Le situazioni di incertezza e preoccupazioni internazionali che hanno contraddistinto il 2012 africano costituiscono le sfide principali da vincere nel 2013. Sfide che ci permettono di sondare l’efficacia delle risposte dei governi ai problemi del continente.
 Il tema scelto per la ventesima sessione della Conferenza de l’Unione africana che si terrà ad Addis-Abeba il 27 e 28 gennaio è significativo: Il panafricanismo e la rinascita africana. Due concetti sorti in epoche diverse che mirano a dare voce all’unità del continente, a stimolare l’appropriazione da parte del continente africano dei problemi e soluzioni che riguardano lo sviluppo socio-economico, la stabilità politica, il mantenimento della pace etc. Quest’anno coincide con il cinquantesimo anniversario dell’Unità africana, sorta nel lontano 1963 nella forma dell’Organizzazione dell’Unità africana (OUA), precursore dell’attuale Unione africana che da una parte si ispira ai valori del panafricanismo che hanno guidato la nascita dell’OUA, ma abbraccia il nuovo concetto della “Rinascita africana”, un concetto che trae le sue radici nella metà degli anni 1990 e che tende a privilegiare soluzioni, per così dire, made in Africa. Nonostante i suoi buoni propositi e le iniziative per la risoluzione delle controversie in alcune parti dell’Africa promosse da leader africani o da meccanismi proposti da organizzazioni internazionali africane con il sostegno della Comunità internazionale, la Rinascita africana appare un concetto in itinere, una legittima aspirazione che riesce difficilmente ad emergere soprattutto nella gestione dei conflitti. L’incapacità a volte dell’Unione africana a far prevalere le sue soluzioni, soprattutto nell’ambito del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, ambito in cui il Consiglio di sicurezza rimane il principale attore anche in Africa, costringe l’Unione africana ad esercitare una missione per delegazione o di secondo profilo. 
Data la complessità delle sfide che si presentano al continente africano, il 2013 sarà assai proficuo. Sul piano istituzionale si discute, ormai in una fase molto avanzata, della riforma della Commissione dell’Unione africana che prenderà il nome dell’Alta Autorità dell’Unione africana sulla falsariga della Commissione dell’Unione europea dal punto di vista dei poteri. Le resistenze rimangono su chi propende per il mantenimento della Commissione dell’Unione africana nel suo ruolo “amministrativo” che funge più da segretariato senza poteri sugli Stati e chi sostiene invece che i tempi siano maturi affinché la Commissione sia dotata di ampie prerogative che possano incidere anche sulla sfera delle attività degli Stati africani. I nodi dovrebbero essere sciolti durante l’anno in corso. 
Sul piano della giustizia internazionale in Africa, si discute, in una fase molto avanzata, della possibilità di integrare una nuova camera in seno alla Corte africana di giustizia e diritti dell’uomo per giudicare i crimini internazionali commessi in Africa da cittadini africani. Il progetto in sé non è privo d’interesse, ma le motivazioni che ne spiegano la necessità appaiono poco convincenti. L’idea nasce come reazione, da un lato, all’attivismo giudiziario della Corte penale internazionale in direzione dell’Africa, in particolare il mandato emanato contro l’attuale Presidente sudanese Omar Bashir; dall’altro dalle iniziative giudiziarie promosse in alcuni paesi occidentali che applicano la competenza universale. Il braccio di ferro tra la Corte penale internazionale e l’Unione africana che ha adottato decisioni di non cooperare con la Corte nell’esecuzione del mandato pone il problema dell’operato della giustizia penale internazionale. Per quanto riguarda la competenza universale, l’Unione africana incoraggia addirittura gli Stati membri ad adottare leggi-tipo e a concludere tra di loro, a beneficio degli alti rappresentanti dello Stato, degli “impunity treaties”, simili a quelli conclusi tra l’Amministrazione Bush ed alcuni paesi per sottrarre dalla giurisdizione della Corte penale internazionale crimini commessi da cittadini americani!
Sul piano dell’integrazione africana, l’anno in corso dovrebbe consolidare i progressi messi appunto in alcune Comunità economiche regionali africane come l’istituzione o l’operatività delle zone di libero scambio che devono confluire alla scadenza utile del 2017 in una Zona di libero scambio a livello continentale. Si segnala peraltro l’imminenza della conclusione di alcuni accordi  di partenariato economico tra l’Unione europea ed alcune Comunità economiche regionali africane ai fini di creare diverse zone di libero scambio.
Il nostro auspicio è che l’anno in corso spenga i vari focolari di violenze e conflitti in varie parti del continente e contribuisca allo sviluppo socio-economico dell’Africa.

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