Almodóvar e altri 300 artisti spagnoli chiedono in una lettera l'embargo sulle armi israeliane
Cineasti, attrici, scrittori e giornalisti hanno espresso in una lettera al presidente del governo spagnolo, Pedro Sánchez, la loro preoccupazione per la “grave situazione di oppressione e violenza subita dal popolo palestinese a causa del genocidio, del regime di apartheid e dell'occupazione israeliana."
Pertanto, i promotori dell’appello hanno chiesto a Sánchez “di adottare misure urgenti per imporre un embargo globale sulle armi a Israele.” Questi strumenti di pressione, spiegano nella lettera, “sono una misura potente per aiutare a mantenere la pace e si sono rivelati efficaci in altri conflitti”, come nel caso del Sudafrica.
Más de 260 personas del mundo de la cultura firman una carta a @sanchezcastejon pidiendo un embargo de armas a Israel:
— RESCOP (@RESCOP1) October 22, 2024
"Mientras España siga teniendo relaciones militares con Israel, seguirá siendo cómplice de esta masacre."#StopArmasConIsraelhttps://t.co/R7BFAZtqRh pic.twitter.com/jtUoHEAaFa
“Finché la Spagna manterrà relazioni militari con Israele, continuerà ad essere complice di questo massacro”, avvertono i firmatari, fra i quali il cineasta Pedro Almodóvar, la scrittrice Alana S. Portero, l’attrice Victoria Luengo, il presentatore Andreu Buenafuente.
Pertanto, considerano “non solo un imperativo morale, ma anche un obbligo ai sensi del diritto internazionale” porre fine a una situazione in cui “contribuiscono la fornitura di armi e munizioni dalla Spagna, il transito di armi e carburante militare e l’acquisto di materiale militare per perpetuare l’occupazione e finanziare un genocidio del popolo palestinese e aumentare la perdita di vite umane e la sofferenza dei civili”.
Per i firmatari, la posizione del governo spagnolo nelle sedi internazionali a favore della pace e del popolo palestinese “non è sufficiente”. Finché la Spagna avrà relazioni militari con Israele, proseguono, “continuerà ad essere complice di questo massacro”.
Un governo “che si definisce progressista”, si ricorda nella lettera, “deve fare molto di più per i diritti del popolo palestinese e del popolo libanese”.
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