Avevamo ragione. Carbone e rinnovabili servono per la guerra contro Russia e Cina
di Cristiano Sabino
La parte più lucida del movimento contro la speculazione energetica l’ha sempre sostenuto: in Sardegna carbone, petrolio e rinnovabili servono per la guerra della NATO e dell’Occidente contro Russia e Cina. Non sono solito citarmi, ma le recenti dichiarazioni del ministro dell’Ambiente Pichetto Fratin, intervenuto al Festival dell'Economia di Trento organizzato da Gruppo 24 Ore e Trentino Marketing, sul fatto che il tanto proclamato smantellamento delle centrali a carbone in Sardegna è sempre stato un mito, portano alla ribalta un mio articolo scritto per S’Indipendente il 20 aprile 2022 “Tra guerra armata e guerra energetica. Fermare la quarta colonizzazione della Sardegna è necessario” e squarciano la narrazione della ragion coloniale degli pseudo ambientalisti favorevoli a trasformare la Sardegna in una ciabatta energetica per il continente, in nome del contrasto al riscaldamento globale.
Ma cosa ha detto il ministro? Riporto dall’articolo uscito domenica 25 maggio sull’Unione Sarda “Il ministro: il carbone inquina ma l’isola deve usarlo ancora”:
Sardegna salva tutti in caso di crisi energetica nazionale. «C’è la guerra in Ucraina» e «chi di noi non è sicuro che non possa accadere un qualche incidente in una delle pipeline» che trasportano il gas in Italia? Per questo, «bisogna essere cauti» sullo smantellamento delle centrali a carbone di Brindisi e Civitavecchia, già spente, e devono restare accese quelle di Fiume Santo e Portovesme in Sardegna. Anche se inquinano: «è l’unica soluzione per garantire la quantità di energia (US, 25 maggio, p.3)
Insomma chiaro come il sole: la tesi governativa e pseudo ambientalista secondo cui la Sardegna deve dire sì alle rinnovabili, senza fare resistenze e senza porre alcuna condizione, perché l’energia prodotta sull’isola proviene da un mix sporco che comprende anche il carbone prodotto nelle due centrali di Fiume Santo e Portovesme, è campata per aria, perché il ministro ha candidamente ammesso che, in ogni caso, quelle centrali non chiuderanno, che non ci sarà alcun phase out e che quindi si continuerà a bruciare carbone anche oltre la dead line del 2028.
E non si creda che sia un problema del Governo in carica, perché nel contesto geopolitico che cita il ministro, cioè la guerra per procura della NATO in Ucraina, le direttive dai piani alti non hanno nulla a che fare con i colori di un governo o dell’altro, ma rappresentano veri e propri diktat imposti a cui bisogna adeguarsi, indipendentemente dal fatto che governino i sovranisti della domenica o i pacifisti del sabato sera.
A questo punto trovo quasi obbligatoria l’autocitazione, perché in tempi non sospetti mettevo in guardia sul fatto che speculazione energetica fa rima con tendenza alla guerra e riarmo, quando solo in pochi legavano le due questioni.
Nell’articolo che citerò mettevo in chiaro alcune questioni che oggi sono uscite fuori dalla bolla dei pochi addetti ai lavoro e sono diventate di pubblico dominio: 1. La destinazione d’uso militare della Sardegna è speculare e integrata alla destinazione d’uso energica che assume carattere – citando Freud – perverso e polimorfo. “Perverso” perché il fine della produzione energetica sita in Sardegna non è e non sarà in futuro il fabbisogno dei sardi, ma di soggetti e di ragioni del tutto estranei ad essa; “polimorfo” perché il tema non è mai stato piazzare rinnovabili per smettere di bruciare carbone o magari chiudere anche la Saras (di cui fra l’altro non so è mai neppure parlato), bensì assume tutte le diverse forme che servono per alimentare una crescente fame di energia a scopo bellico. 2. La Sardegna è stata, è e continuerà ad essere una colonia energetica nei progetti dello Stato italiano, a prescindere da quale governo sia in carica. Esistono strategie e obiettivi di lungo periodo che restano immutati al variare delle maggioranze politiche, perché esiste un potere profondo – un deep state – che condiziona ogni governo. E dentro questo schema, il ruolo subordinato della Sardegna è già stato deciso e stabilito. Quando si parla di rinnovabili in Sardegna si parla di questo tema e non è possibile eluderlo. 3. Oggi in Sardegna il 46% dell’energia prodotta viene esportato. Dal momento che i nuovi progetti da FER – come ha candidamente ammesso il ministro - non serviranno a sostituire l’energia generata da fonti fossili, viene meno anche la narrazione “green” e della “transizione energetica” usata per legittimare quello che è, a tutti gli effetti, un saccheggio coloniale. 4. Draghi ieri e Meloni oggi (i due rappresentano quasi tutto l’arco parlamentare) concordano sul fatto che la Sardegna deve diventare un hub strategico di questa nuova, costosissima, inquinante e pericolosa strategia di guerra energetica. 5. Il 18 febbraio 2022, dieci giorni prima della guerra in Ucraina, si annunciavano due progetti: il cavo elettrico Hvdc Sardegna–Sicilia, parte del Tyrrhenian Link, e un collegamento virtuale per l’importazione del costosissimo e inquinatissimo GNL via mare. Questo dimostra che, già prima della crisi ucraina, Draghi e Cingolani avevano pianificato di trasformare la Sardegna in un hub per il gas statunitense, smentendo la narrazione di decisioni dettate dall’emergenza e dimostrando come la guerra stessa fosse ampiamente prevista dalle oligarchie europee, così come il ruolo di hub energetico “perverso polimorfo” della Sardegna.
Ecco, dunque, cose scrivevo nell’aprile del 2022, leggendo in controluce il Decreto Draghi:
Cosa dice questo Dpcm in soldoni? Che bisogna riempiere la Sardegna di campi eolici e fotovoltaici, molto più di quando l’isola ne abbia bisogno, che questi non sono affatto sostitutivi a carbone e fossili – anche in virtù del fatto che, con la guerra, le fabbriche che avrebbero dovuto chiudere, verranno mantenute in vita e anzi si pensa di riaprire quelle giù chiuse in passato [ https://www.sindipendente.com/blog/tra-guerra-armata-e-guerra-energetica-fermare-la-quarta-colonizzazione-della-sardegna-e-necessario/ ]
Ovviamente sono stato massacrato da destra e da manca per queste tesi, soprattutto da “manca” a dire la verità. E ovviamente mi sono beccato l’accusa di essere putiniano. Il punto però è che le cose stanno esattamente così e tutti i cantori della quarta colonizzazione che hanno starnazzato che quante più rinnovabili avremmo piazzato tanto più in fretta avremmo chiuso con il fossile, avevano torto marcio oppure, semplicemente, mentivano sapendo di mentire.