"Chi ha legato la campana deve scioglierla": la risposta di Pechino ai dazi USA

No alle pressioni, sì al dialogo: la linea rossa tracciata da Pechino nella guerra commerciale

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"Chi ha legato la campana deve scioglierla": la risposta di Pechino ai dazi USA

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, avviata dall'amministrazione Trump, continua a rappresentare uno dei nodi centrali della geoeconomia globale. Le recenti dichiarazioni del presidente statunitense sulle tariffe "molto elevate" imposte ai prodotti cinesi, accompagnate dall'annuncio di una loro riduzione "sostanziale", hanno acceso nuovamente i riflettori su un conflitto che ha profonde implicazioni economiche, politiche e strategiche. Tuttavia, la risposta di Pechino, espressa dal portavoce del Ministero del Commercio cinese He Yadong, evidenzia come la strada verso una soluzione rimanga ancora lunga e complessa. 

He Yadong, intervenendo in una conferenza stampa, ha ribadito con chiarezza la posizione di Pechino: "Chi ha legato la campana deve scioglierla". Questa metafora sottolinea come la responsabilità delle tensioni commerciali sia interamente attribuibile agli Stati Uniti, che hanno avviato unilateralmente l'aumento delle tariffe. Secondo il portavoce, se Washington vuole davvero risolvere il problema, deve ascoltare le voci razionali della comunità internazionale e delle parti nazionali, cancellando completamente tutte le misure tariffarie unilaterali contro la Cina e impegnandosi in un dialogo alla pari basato sul rispetto reciproco. 

La Cina, pur essendo aperta a consultazioni e negoziati, non intende accettare pressioni, minacce o forme di ricatto. "La Cina non cerca problemi, ma non ne ha paura", ha affermato He Yadong, sottolineando che la guerra commerciale è stata provocata unilateralmente dagli Stati Uniti. Inoltre, il portavoce ha criticato l'uso improprio delle tariffe da parte di Washington, definendolo una violazione dei principi fondamentali dell'economia e del mercato. Queste politiche non solo non risolvono i problemi interni degli Stati Uniti, ma destabilizzano anche l'ordine economico globale, interferiscono con le operazioni imprenditoriali e influiscono negativamente sulla vita quotidiana dei consumatori. 

Attualmente, le tariffe statunitensi sui prodotti cinesi raggiungono un tasso medio del 145%, una cifra che riflette l'intensità del conflitto commerciale. Nonostante le dichiarazioni di Trump sulla possibilità di ridurre queste tariffe, è improbabile che tornino al livello pre-conflitto (0%). Questo scenario dimostra come la guerra commerciale non sia solo uno strumento economico, ma anche un mezzo per esercitare pressione geopolitica. Gli Stati Uniti cercano di contenere l'ascesa economica della Cina, mentre Pechino mira a consolidare la propria posizione come potenza globale. 

Tuttavia, le conseguenze di questa politica potrebbero avere effetti devastanti per entrambe le parti e per il resto del mondo. L'aumento delle tariffe può causare l'interruzione delle catene di approvvigionamento globali, aumentare i costi per le imprese e i consumatori, e generare incertezza nei mercati internazionali. Inoltre, alimentare tensioni diplomatiche e rafforzare l'isolamento degli Stati Uniti all'interno della comunità internazionale, dove molte nazioni hanno espresso forte opposizione alle pratiche protezionistiche di Washington. 

Nonostante le dichiarazioni ottimistiche del Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent sulla possibile de-escalation della guerra tariffaria, He Yadong ha chiarito che al momento non ci sono negoziati in corso tra Pechino e Washington. Qualsiasi affermazione sul progresso delle trattative economiche e commerciali, secondo il portavoce, "manca di fondamento e di base fattuale". Tuttavia, la Cina si dice disposta a intraprendere dialoghi, purché condotti su basi di uguaglianza e rispetto reciproco. 

In questo contesto, Pechino invita gli Stati Uniti a "correggere le loro pratiche errate" e a mostrare sincerità nelle trattative. Solo attraverso un ritorno alla via del dialogo e della consultazione equa sarà possibile promuovere una cooperazione economica e commerciale stabile, sana e sostenibile. Questo approccio non solo beneficerebbe le due maggiori economie mondiali, ma contribuirebbe anche a stabilizzare l'ordine economico globale, attualmente minacciato dalle tensioni commerciali. 

La guerra commerciale USA-Cina è molto più di una disputa economica; è un riflesso delle dinamiche di potere in un mondo sempre più multipolare. Mentre gli Stati Uniti cercano di mantenere la propria egemonia, la Cina sta emergendo come un contendente credibile, sfidando l'ordine globale esistente. Le tariffe, in questo senso, rappresentano uno strumento di politica estera tanto quanto una misura economica. 

La Redazione de l'AntiDiplomatico

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