Colonia Italia e i danni del mercato. Perché il governo non ha requisito l'azienda di tamponi di Brescia?
di Fabrizio Verde
Da più parti si invoca il cosiddetto modello sudcoreano fondato su una combinazione di trasparenza, utilizzo delle nuove tecnologie e test a tappeto per evitare il contagio. In modo da arginare efficacemente l’epidemia del nuovo coronavirus Covid-19 in un paese, l’Italia, che ha ormai superato clamorosamente la Cina per numero di decessi.
Per attuare questo modello, però, c’è bisogno di grosse risorse economiche e materiali, per poter così procedere a controllare in massa la popolazione con gli ormai famigerati tamponi in modo da porre in isolamento tutte le persone infettate dal virus. Anche e soprattutto gli asintomatici che rappresentano un forte veicolo di contagio da coronavirus.
I tamponi però non sarebbero sufficienti e ci sarebbero difficoltà nel reperirli sul mercato per lo Stato italiano. Il segretario del sindacato medico Anaao Assomed ha denunciato, come riportato da Il Fatto Quotidiano: «Quello che ci preoccupa soprattutto è che non vengono effettuati i tamponi agli operatori che siano stati a contatto con i soggetti Covid-19 finché non mostrano i sintomi», evidentemente per la scarsità dei tamponi stessi. In Sicilia e Sardegna sono state denunciate mancanze dei reagenti per i tamponi.
Eppure apprendiamo che i tamponi potevano essere reperiti con relativa facilità. Addirittura nella piena zona rossa, a Brescia, dove sarebbero serviti come il pane. Però, come informa Repubblica, ben 500mila tamponi prodotti dall’azienda bresciana Copan Diagnostic sono partiti dalla base aerea statunitense in quel di Aviano in direzione degli USA.
La notizia è confermata ai microfoni di Repubblica dall’ambasciatore statunitense Lewis Einsenberg: «Siamo lieti che l'azienda italiana Copan Diagnostics continui a produrre tamponi per i test del Covid-19 in quantità sufficienti per soddisfare le richieste in Italia e le vendite all'estero. Il settore privato italiano contribuisce a salvare vite nel mondo. Mi congratulo per questo sforzo».
Incredibilmente, quindi, nel pieno di un’emergenza straordinaria qual è l’epidemia di Covid-19 che ha colpito con virulenza inusitata la Lombardia, ben cinquecentomila tamponi che avrebbero coperto il fabbisogno dell’intero settentrione volano in direzione Stati Uniti.
Questa è la situazione di un paese ridotto ormai al rango di colonia. Dove i padroni a stelle e strisce possono fare il bello e cattivo tempo sottraendo, pur avendoli regolarmente pagati, materiali in questo momento fondamentali.
Un paese serio e con piena sovranità avrebbe provveduto a requisire il materiale necessario e finanche nazionalizzare l’azienda. Quando in ballo c’è la salute pubblica non sono ammesse indecisioni, tentennamenti o subordinazioni di ogni sorta. Questa deve avere la precedenza assoluta.
Ma ormai a questo siamo ridotti. Una colonia dove una potenza straniera può venire tranquillamente a fare acquisti di materiale che sarebbe stato fondamentale per il nostro popolo colpito con violenza dal virus.
Un ultima osservazione: i soliti noti più atlantisti di chi siede a Washington hanno avuto l’ardire di criticare gli aiuti prontamente forniti dalla Cina. Con le solite argomentazioni fallaci e mendaci che non vale nemmeno la pena qui ripetere. Rimangono però silenti di fronte al saccheggio di materiali, ribadiamo fondamentali, da parte dei loro eroi nordamericani. Le motivazioni già le conosciamo.